Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo
Indiana Jones and The Kingdom of the Crystal Skull
Regia
Steven Spielberg
Sceneggiatura
David Koepp
Fotografia
Janusz Kaminski
Montaggio
Michael Kahn
Scenografia
Guy Hendrix Dyas
Costumi
Mary Zophres
Musica
John Williams
Interpreti
Harrison Ford, Cate Blanchett, Karen Allen, Ray Winstone, John Hurt, Jim Broadbent, Shia LaBeouf
Produzione
Working Title Films, Studio Canal, Universal Pictures
Anno
2008
Nazione
USA
Genere
avventura
Durata
125'
Distribuzione
Universal Pictures
Uscita
23-05-2008
Giudizio
Media

Sono passati ben 27 anni da quando l’archeologo con il cappello e la frusta ha fatto il suo ingresso nell’immaginario collettivo, dando corpo e sostanza allo spirito avventuroso di più di una generazione. Manca dal grande schermo da ben 19 anni, quando lo lasciammo cavalcare verso l’orizzonte colorato di rosso, il tramonto di un eroe e di un’epoca.
“Noi siamo i creatori di Indiana Jones – racconta il regista Steven Spielberg – ma lui oramai appartiene al mondo. Il nostro ruolo è di custodirlo, di mettere in scena nuove avventure per chi già conosce e ama Indiana Jones, senza dimenticare di avvincere anche i più giovani che non sono ancora stati conquistati dal mitico personaggio. Abbiamo realizzato un film rivolto a tutti, ai vecchi ammiratori come ai nuovi potenziali fan.”
Nasce così il quarto capitolo della serie Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo e quando l’inconfondibile silhouette, spalle leggermente ingobbite e cappello inclinato su un lato, si staglia sulla portiera di un’auto militare in pieno deserto del Nevada, l’emozione è quella di 27 anni fa.
Siamo nel 1957, in una base militare americana super segreta nei pressi di Roswell.
Ebbene si, i tempi sono cambiati. Avevamo lasciato il dottor Jones nel 1938, alle prese con il Sacro Graal, con un faccia a faccia con Adolf Hitler ed i cattivi di turno come gli archeologi nazisti di Himmler. Lo ritroviamo eroe di guerra, in piena Guerra Fredda, con un’America alle prese con esperimenti nucleari e prigioniera dell’incubo rosso alimentato dal Senatore McCarthy. Ora i cattivi sono i comunisti della Russia Sovietica di Stalin guidati dalla gelida Irina Spalko, una divertente Cate Blanchett truccata come fosse Marlene Dietrich. Il McGuffin dell’occasione è la mitica ricerca della città di Eldorado, la città d’oro, che sembra racchiudere un tesoro prezioso ancor più del suo millantato bottino di preziosi: la conoscenza, il sapere su cui si fonda l’intera umanità. La mappa per arrivare all’Eldorado è un teschio di cristallo, dalle fattezze assai poco umane…
Se la genesi de I predatori dell’Arca Perduta era indissolubilmente legata al grande amore nutrito da Spielberg e Lucas nei confronti dei film a puntate degli anni ’30, ora sono i film di fantascienza di metà degli anni ’50 a ispirare i fratelli terribili del cinema hollywoodiano. Film a basso budget ma altamente accattivanti, che ruotavano intorno ai sentimenti di sospetto e paranoia diffusi all’epoca e ispirati dalla rapida e inquietante evoluzione del mondo scientifico e tecnologico. Nonostante fossero imbevuti di un terrore profondo alimentato dalla Guerra Fredda, erano in fondo film ottimisti rispetto all’umana generosità di riuscire a superare aggressioni da qualunque parte arrivassero: spazio, profondità marine o terraferma.
Ma i fans della saga di Indy non rimarranno delusi nel ritrovare anche in questa nuova pellicola l'inseparabile frusta, le inconfondibili fanfare di John Williams, i viaggi in aereo con le mappe dei luoghi sorvolati, gli scorpioni ed i serpenti tanto cari ed odiati dal Nostro con in aggiunta tenutissime formiche rosse, e naturalmente il cappello sotto cui si cela il sorriso ironico da gran figlio di… Henry Jones Junior.
Tra i ritorni la figura di Marion, unica donna veramente amata da Indy e prima a mollargli un bello schiaffo nel primo capitolo, interpretata da Karen Allen ed un simpatico cameo dell’Arca della santa Alleanza.
Divertente, caciarone quanto basta, volutamente retrò, sostenuto da un grande ritmo, Indiana Jones e il regno del teschio di Cristallo si colora di una nota malinconica nell’osservare Indy con i capelli farsi bianchi, qualche kilo di troppo portato con disinvoltura, segnali che siamo entrati - come sottolinea l’amico di una vita il Preside del College in cui insegna, Charles Stanforth - “nell’età in cui la vita smette di dare ed inizia a prendere.”
Quarto capitolo che riassume in se tutti gli elementi del cinema “umanistico” di Spielberg e Lucas, per convergere in un’ardito corto circuito che vede Indiana Jones alle prese con Incontri ravvicinati del terzo tipo. Buon divertimento. [fabio melandri]