Indian - La grande sfida
Indian
Regia

Roger Donaldson

Sceneggiatura
Roger Donaldson
Fotografia

David Gribble

Montaggio
John Gilbert
Musica
J. Peter Robinson
Interpreti
Anthony Hopkins, Diane Ladd, Paul Rodriguez, Aaron Murphy,
Annie Whittle, Chris Bruno, Carlos La Camara
Anno
2005
Durata
124'
Nazione
USA
Genere
avventura
Distribuzione
IIF Italian Internation Film

Un uomo ed il suo sogno. L’uomo risponde al nome di Burt Munro, neozelandese. Il sogno, quello di segnare il record di velocità su terra con la sua Indian Twin Scout del 1920. Lo scenario è l’America giovane ed innocente del 1967. La missione, compiuta sfiorando i 201 miglia/orari sul lago salato di Bonneville, Stato dello Utah.
Il progetto nasce dalla passione del regista Roger Donaldson (Senza via di scampo, Cadillac Man, Tredici giorni, Le regole del sospetto) che diede origine nel 1972 ad un documentario sull’uomo che realizzò l’Impresa Burt Munro, intitolato Offerings to the God of Speed.
Non troppo soddisfatto del tributo reso, ha impiegato la bellezza di 34 anni per realizzare questo affresco di un’America che non c’è più, questa fotografia su un uomo sconosciuto alla moltitudine ma che grazie alla sua caparbietà, passione e costanza riuscì a vincere lo scetticismo generale e realizzare in età avanzata il suo sogno.
Un film edificante che nonostante il lieto fine annunciato e realizzato, riesce a farsi seguire con simpatia ed affezione, grazie all’interpretazione di un Anthony Hopkins misurato quanto basta ed a una regia classicamente fordiana, con i paesaggi (dal deserto neozelandese a quello americano) che abbracciano i personaggi dando loro spessore e profondità, ed una leggerezza ed ottimismo alla Frank Capra.
Indian – La grande sfida è un film volutamente retrò, che ci racconta un’America dove la diversità è ancora vista come una ricchezza è non un pericolo – Munro che fisicamente viene dall’altra parte del mondo rispetto agli Stati Uniti, viene visto dagli americani come un marziano – dove le radici che hanno fatto grande una nazione sono curate da quelle “mani che costruirono l’America” dei pionieri ovvero la grande provincia americana ed i superstiti delle tribù indiane – il viso del nativo americano che Burt incontra sembra uscito da una macchina del tempo -.
Munro è dipinto da Donaldson come un cowboy moderno, dove a cavallo della sua Indian corre verso la Frontiera, non territoriale, ma fisica nel senso di scienza, di superamento dei limiti che il progresso tecnologico prima dispone e poi concorre ad abbatterli.
Un film che se a priori corre il rischio di piacere solo agli appassionati della motocicletta e della velocità, in concreto amplia le sue prospettive puntando deciso più che sull’aspetto sportivo su quello motivazionale che spinge un uomo sul calar del proprio ciclo di vita a sfidare il mondo, le leggi della fisica e quelli della realtà, per abbracciare il sogno, l’utopia, in una parola quell’energia che ti fa ancora sentire vivo.
[fabio melandri]