Maggie
e Rose, due sorelle così unite da legami di sangue e
nello stesso tempo così lontane per obiettivi e stili
di vita. La prima interpretata da una Cameron Diaz matura e
convincente è una ragazza festaiola, che cambia un lavoro
dopo l’altro e che punta molto a godersi la vita puntando
sul fascino che riscuote presso il sesso maschile. Naturale
talento nella scelta di accessori e vestiti adatti ad ogni occasione.
Rose (Toni Colette) è avvocato in carriera presso uno
dei più importanti studi legali di Philadelphia. Concentrata
sul lavoro come rifugio nei confronti della vita e dei suoi
imprevisti e dolori, lotta contro la bilancia e si coccola circondandosi
di scarpe collezionate nell’armadio come fosse il Gugghenheim
Museum.
I loro diversi modi di vedere la vita, uno tutto basato sulla
programmazione, l’altro sull’assoluta precarietà
del momento le porteranno lontane l’una dell’altra
sino alla prevedibile riconciliazione finale sotto l’ala
protettrice dell’anziana nonna (Shirley MacClaine) che
farà luce sulla misteriosa morte della madre delle due.
Un film progettato per commuovere e divertire, con una scansione
degli snodi narrativi che si susseguono con matematica precisione
e prevedibilità, supportato da interpretazioni di razza
dell’anziana e ben ritrovata MacLaine e dalle due protagoniste
Diaz e Colette. Tutto perfetto, tutto prevedibilmente scontato
e nello stesso tempo rassicurante. Ma allora cosa stona nel
contesto generale? Innanzitutto il regista, Curtis Hanson (L.A.
Confidential, Wonder Boys,
8 Mile) che ci aveva abituato ad
opere più interessanti, coraggiose, accattivanti di questa
ed in secondo luogo la meccanicità di un film che non
riserva alcuna sorpresa degna di nota, che suscita sentimenti
di plastica in quanto progettati tavolino, ed un continuo ammiccamento
nei confronti del pubblico fatto di ridicole digressioni narrative
e personaggi macchietta che stonano rispetto al contesto generale
e nulla aggiungono alla storia o alla conoscenza dei personaggi
in scena.
Un film che mescola dramma familiare con commedia sociale, incapace
di sposare un proprio punto di vista e che si siede nella pigra
trasposizione sullo schermo del romanzo fiume di Jennifer Weiner
'A letto con Maggie'. [fabio
melandri]
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