Il regista
e sceneggiatore Martin McDonagh spera che, con In
Bruges, gli spettatori “vivano una storia divertente,
sexy e pericolosa, ma allo stesso tempo triste, strana, riflessiva
e stranamente gioiosa”. A conti fatti, il risultato
è ottenuto. Il film del premio Oscar per il miglior
cortometraggio live-action 2006 con Six
Shooter con protagonista Brendan Gleeson è godibile,
leggero, con battute riuscite e supportato da una città
a dir poco “fotogenica”. Potrebbe persino sembrare
un atto d’amore verso la città Belga.
Il giovane Ray (Colin Farrell) e il maturo Ken (Brendan Gleeson)
sono due contract killer, ossia assassini su commissione freddi
e spietati. Dopo un omicidio finito male – Ray sparando
ad un prete uccide involontariamente anche un bambino in attesa
della confessione - sono costretti dal loro boss Harry (Ralph
Fiennes) a rifugiarsi nella tranquilla città d’arte
fiamminga per almeno due settimane. È il periodo natalizio,
l’albergo offre come sistemazione una camera doppia.
Per i due killer significa condividere la stanza e cercare
di comportarsi “come turisti educati”, in attesa
di nuove direttive. Ken si distrae visitando la città,
salendo sulla Torre del campanile, alta 83 metri: per raggiungere
la vetta bisogna salire per 366 scalini, ma se si è
turisti americani soprappeso è meglio evitare…
Non mancano i musei come il Groeninge, dove si svolge una
conversazione sul purgatorio, definito da Ray “un po’
come il Tottenham”. La cinepresa riprende opere di artisti
leggendari come Hieronymus Bosch e Jan van Eyck. Il giovane
killer trova Bruges “un cesso”, fino a quando
non incontra la giovane Chloë (Clémence Poésy).
L’attesa è intervallata da divertenti scenette,
da incontri surreali: turisti e locali, scazzottate e sigarette
moleste, prostitute e una troupe cinematografica che gira
in città. Fino a quando arriva la telefonata di Harry,
con il temuto ordine, destinato a cambiare l’ordine
delle cose.
È un film sulla malinconia del killer: tanto spietato
durante l’azione, integerrimo su determinati principi,
ma pronto al suicidio qualora sia considerato l’unico
modo per eliminare il senso di colpa. Colin Farrell a volte
ha un’espressività troppo marcata, quasi macchiettistica,
resa ancora più evidente se contrapposta alla naturalezza
recitativa di Brendan Gleeson. McDonagh - noto in Gran Bretagna
e Irlanda per le sue opere teatrali – ricorda: “Quando
sono stato lì per la prima volta, circa quattro anni
fa, avevo delle sensazioni contrastanti sul posto. Ho iniziato
a pensare a due personaggi che reagiscono a Bruges in maniera
diversa e ho iniziato a metterli su carta, con dei luoghi
specifici di Bruges che dovevano visitare, e con i quali dovevano
interagire”.
[valentina venturi]