L'impero dei lupi
Empire des loups
Regia
Chris Nahon
Sceneggiatura
Jean-Christophe Grangé, Chris Nahon, Christian Clavier, Franck Ollivier
Musica
Dan Levy, Samuel Narboni, Luca De Medici, Gregory Fourgeres, Pascal Morel
Montaggio
Marco Cave
Fotografia
Michel Abramowicz
Interpreti
Jean Reno, Arly Jover, Jocelyn Quivrin, Laura Morante, Philippe Bas, David Kammenos, Didier Sauvegrain, Patrick Floersheim, Etienne Chicot
Anno
2005
Durata
128'
Nazione
Francia
Genere
thriller
Distribuzione
Medusa Film
Anna Heymes, soffre di terribili allucinazioni e di continue crisi di amnesia che la portano a non riconoscere il volto del marito e dimenticare intere sequenze della loro vita in comune. Contemporaneamente il detective di polizia Paul Nerteaux, riceve l’incarico di indagare sulla morte di tre donne turche che lavoravano in laboratori clandestini e i cui corpi sono stati atrocemente mutilati. Per riuscire ad infiltrarsi tra la comunità turca del quartiere, Nerteaux non ha altra scelta che rivolgersi a Jean-Louis Schiffer, un ex collega, con la fama di poliziotto implacabile.
Le due storie, così apparentemente incompatibili, lentamente iniziano a mostrare diversi inquietanti punti in comune sino a quando i destini di Anna e dei detective Paul e Jean-Louis non finiranno per incrociarsi.
Tratto dall’omonimo romanzo di Jean-Christophe Grangé (I Fiumi di Porpora) qui in veste anche di sceneggiatore, L’impero dei lupi - i lupi del titolo fa riferimento al gruppo di criminali chiamati Lupi Grigi, fortemente politicizzati che profetizzano il ritorno ad una Turchia ancestrale - parte in maniera assai avvincente portando avanti due storie parallele apparentemente indipendenti l’una dall’altra, seminando indizi ed accumulando dettagli esaltati da un’atmosfera horror e un’iconografia che trasforma Parigi, città dell’amore, in una città dannata, in una Sin City fredda, piovosa e maleodorante grazie alla bella fotografia dagli intensi toni bluastri di Michel Abramowicz. E se per almeno un’ora e mezzo la tensione è tenuta alta e l’interesse vivo grazie a sottotrame che si aprono di continuo, a metà il film inizia a perdere colpi, a percorrere vie già note e straviste a imboccare i sentieri dell’anonimo action-movie.
Incentrato sull’interpretazione di un mefistofelico Jean Reno e sugli sconosciuti Arly Jover, Jocelyn Quivrin, si avvale della partecipazione della nostra Laura Morante nel ruolo della psicologa Mathilde, alleata e ‘coscienza’ della protagonista Anna, il che suona strano mettendocisi un po’ ad abituarsi all’idea. Se quindi da una parte il film merita attenzione per i temi sollevati – lo sfruttamento dell’immigrazione clandestina da parte di organizzazioni malavitose – dall’altra non esce dai canoni di un prodotto ben servito e confezionato, ma incapace di arricchire in alcun modo il nostro bagaglio immaginifico e con una struttura narrativa incapace di mantenere nella seconda parte le grandi attese suscitate nella prima parte.
[fabio melandri]