All’incirca
nel 1600 lo scienziato di nome Girolamo Fumagalli inventa
un marchingegno che cattura la morte sulla retina e poi la
rende immagine. Uccidendo una vittima e rimuovendone la membrana
del fondo oculare - su cui si diceva fosse impressa l’ultima
immagine vista dal soggetto - era possibile imprimerla su
stampa. Fumagalli chiamò questa tecnica Thanatografia.
Le sue sperimentazioni diedero il via a molti crimini. Una
volta scoperto, perciò, venne condannato a morte e
giustiziato.
In un periodo a noi contemporaneo, ma non ben definito, all’intero
della Scuola Internazionale di Cinema Murnau, si svolgono
strani accadimenti. Alcuni professori, guidati da Gustav Olinski
(Alex Angulo), soprannominato Caligari per la fissazione per
il cinema espressionista e dalla proprietaria della scuola,
la contessa Orsini (Geraldine Chaplin che ricorda il consiglio
del padre Charles Spencer: “lavoro duro, lavoro duro,
lavoro duro”), seguono le orme di Fumagalli. Si sono
fatti prendere così tanto dal racconto, da aver realizzato
una pellicola proprio su questa vicenda. Il film, però,
è rimasto incompiuto in seguito ad un tragico incidente
che ha sconvolto le vite di tutti i presenti.
Lo studente Bruno (Alberto Amarilla), orfano da poco di entrambi
i genitori, per pagare la costosa retta universitaria, lavora
di notte all’archivio scolastico. Di giorno, invece,
segue le temibili lezioni di Olinski: si ritrova a dover portare
a termine le prove scolastiche di fine anno senza rimanere
indietro. Provata dai faticosi turni di notte all’archivio
e da una forma di insonnia sempre più acuta, la lucidità
di Bruno comincia a vacillare. Dopo qualche tempo inizia ad
avere delle apparizioni scioccanti: vede un ragazzo morto
che gli indica dei percorsi da seguire. Al suo fianco Bruno
ha Arianna (Oona Chaplin, splendida figlia di Geraldine),
che lo aiuta ad indagare e a svelare il segreto di Fumagalli
e delle morti nella scuola.
Il film di Bessoni è ben fatto, curato nei minimi particolari:
la scenografia e l’ambientazione (un ospedale di Torino)
sono adeguate alla vicenda descritta, è ricco di citazioni
dotte (da Dario Argento a Mario Bava, ma anche Friedrich Wilhelm
Murnau e Robert Wiene) ed il montaggio ha il giusto ritmo.
Eppure sembra non aver colpito nel segno. È una pellicola
horror, ma non riesce ad impaurire lo spettatore; è
una pellicola splatter, ma le scene più truculente
sono giusto tre; è una pellicola fantasy, ma le atmosfere
sono indefinibili. Nonostante l’impegno profuso (30/35
diverse stesure per ottenere la sceneggiatura) il film non
coinvolge, fa riflettere lo spettatore (errore imperdonabile
quando si tratta di un horror) e la noia rischia di prendere
il sopravvento.
Imago Mortis, prodotto dalla
Pixstar di Sonia Raule (costato 3 milioni di euro), è
girato in inglese ed esce in 200 copie distribuito dalla Medusa.
Il cast è misto, tra italiani e spagnoli, e dimostra
l’intento della produzione di volersi proporre anche
all’estero. Eppure si sa solo che esce in Italia; il
resto dei Paesi è stranamente ancora da definire. [valentina
venturi]