Il mio ragazzo è un bastardo
John Tucker Must Die
Regia
Betty Thomas
Sceneggiatura
Jeff Lowell
Fotografia
Anthony B. Richmond
Montaggio
Matt Friedman
Scenografia
Bo Johnson
Costumi
Alexandra Welker
Musica
Richard Gibbs
Produzione
Landscape Entertainment
Interpreti
Jesse Metcalfe, Jesse Metcalfe, Ashanti, Sophia Bush, Arielle Kebbel,
Penn Badgley, Jenny McCarthy, Fatso-Fasano, Taylor Kitsch
Anno
2006
Genere
commedia
Nazione
USA
Durata
89'
Distribuzione
20th Century Fox
Uscita
20-07-07

Kate è una ragazza invisibile. Vive con la madre biondona dai molti amanti e dal trasloco facile. La vita sociale di Kate è quindi ridotta a uno zero finché non capita nel college di John Tucker, bello come un dio greco, erede di un impero milionario, capitano della squadra di basket e sogno proibito di ogni ragazza che sia minimamente attratta all’altro sesso. Kate è la testimone delle scorribande di Tucker che può vantare una collezione di ragazze da far invidia a un harem. Tucker ha carisma, ammirato dai maschi e conteso dalle femmine, è il punto di riferimento di un’intera generazione, ogni cosa che dice o che fa diventa oro. Le rimorchia tutte perché tutte sono il suo tipo, le seduce col suo sguardo dolce e penetrante, con le spalle da atleta e le parole irresistibili. Dichiara a tutte il suo amore e il suo impegno durante raffinate cene a lume di candela. Sussurra alle donne quello che ogni donna vorrebbe sentirsi dire. Kate ne è disgustata e non capisce come facciano le ragazze a cascarci. Caso vuole che tre fidanzate di Tucker scoprano il suo gioco meschino e decidano di vendicarsi. Ma Kate le fa ragionare in nome della solidarietà femminile e si immola per attuare il piano. Sarà l’ingenua e candida Kate a diventare la prossima fidanzata di Tucker per poi fargliela pagare per tutte le altre. Kate non sa niente dell’amore, non ha mai baciato un ragazzo e non è mai stata corteggiata. Non sa come resistere alle lusinghe, non sa come tenere al guinzaglio un adolescente in piena fase ormonale e non sa distinguere tra il sesso e l’amore. Sembra la preda ideale per John Tucker. L’impresa più difficile sarà portare a termine la vendetta; i flirt vanno e vengono ma le amicizie restano. Ennesima commedia per teen ager tanto in voga a Hollywood, diretta da Betty Fox, un passato come attrice nella serie tv Hill Streets e regista di una serie di film che non hanno lasciato il segno, Il mio ragazzo è un bastardo è una lettura al femminile di un romanzo di formazione dell’Ottocento aggiornata alla generazione di Youtube in cui ciò che conta è l’immagine. Ma l’apparenza, la superficialità, l’attrazione puramente fisica non bastano, i ragazzi dei college sentono comunque una mancanza, un affetto non restituito nel marasma di famiglie dove i figli crescono troppo in fretta e i genitori al contrario non smettono mai di crescere. L’adolescenza è la fase eterna della vita che si prolunga oltre tutti i limiti ed emanciparsi dalla stagione dei primi amori è sempre più complicato e faticoso. Al contrario della variante maschile del filone inaugurato da American Pie, qui le volgarità sono smussate e declinate in un’ottica femminile e sensibile. Il punto di forza è l’educazione sentimentale della protagonista. I trucchi e gli stratagemmi che le cheerleader insegnano a Kate costituiscono le scene migliori del film che peraltro ne ha ben poche. Come le tre fatine della Bella Addormentata nel Bosco, Carrie, Beth e Heather vegliano su Kate, la guidano, la correggono e di volta in volta la premiano o la puniscono. Perché quello che vede una donna in un’altra donna è molto diverso da quello che invece nota un uomo. E’ dalla differenza di sguardo che scaturiscono gli equivoci più sorprendenti del film. Se la regia e la recitazione lasciano a desiderare, la sceneggiatura di Jeff Lowell è da manuale, non tanto nei dialoghi o nelle battute assolutamente non memorabili, ma nell’intelaiatura armoniosa delle trame e sottotrame. Poco più che una puntata dei tanti serial tv che riempiono i palinsesti pomeridiani di Italia Uno, Il mio ragazzo è un bastardo potrà contare più su un successo in dvd che nelle sale cinematografiche. [matteo cafiero]