Kate
è una ragazza invisibile. Vive con la madre biondona
dai molti amanti e dal trasloco facile. La vita sociale di
Kate è quindi ridotta a uno zero finché non
capita nel college di John Tucker, bello come un dio greco,
erede di un impero milionario, capitano della squadra di basket
e sogno proibito di ogni ragazza che sia minimamente attratta
all’altro sesso. Kate è la testimone delle scorribande
di Tucker che può vantare una collezione di ragazze
da far invidia a un harem. Tucker ha carisma, ammirato dai
maschi e conteso dalle femmine, è il punto di riferimento
di un’intera generazione, ogni cosa che dice o che fa
diventa oro. Le rimorchia tutte perché tutte sono il
suo tipo, le seduce col suo sguardo dolce e penetrante, con
le spalle da atleta e le parole irresistibili. Dichiara a
tutte il suo amore e il suo impegno durante raffinate cene
a lume di candela. Sussurra alle donne quello che ogni donna
vorrebbe sentirsi dire. Kate ne è disgustata e non
capisce come facciano le ragazze a cascarci. Caso vuole che
tre fidanzate di Tucker scoprano il suo gioco meschino e decidano
di vendicarsi. Ma Kate le fa ragionare in nome della solidarietà
femminile e si immola per attuare il piano. Sarà l’ingenua
e candida Kate a diventare la prossima fidanzata di Tucker
per poi fargliela pagare per tutte le altre. Kate non sa niente
dell’amore, non ha mai baciato un ragazzo e non è
mai stata corteggiata. Non sa come resistere alle lusinghe,
non sa come tenere al guinzaglio un adolescente in piena fase
ormonale e non sa distinguere tra il sesso e l’amore.
Sembra la preda ideale per John Tucker. L’impresa più
difficile sarà portare a termine la vendetta; i flirt
vanno e vengono ma le amicizie restano. Ennesima commedia
per teen ager tanto in voga a Hollywood, diretta da Betty
Fox, un passato come attrice nella serie tv Hill Streets e
regista di una serie di film che non hanno lasciato il segno,
Il mio ragazzo è un bastardo è una lettura al
femminile di un romanzo di formazione dell’Ottocento
aggiornata alla generazione di Youtube in cui ciò che
conta è l’immagine. Ma l’apparenza, la
superficialità, l’attrazione puramente fisica
non bastano, i ragazzi dei college sentono comunque una mancanza,
un affetto non restituito nel marasma di famiglie dove i figli
crescono troppo in fretta e i genitori al contrario non smettono
mai di crescere. L’adolescenza è la fase eterna
della vita che si prolunga oltre tutti i limiti ed emanciparsi
dalla stagione dei primi amori è sempre più
complicato e faticoso. Al contrario della variante maschile
del filone inaugurato da American Pie, qui le volgarità
sono smussate e declinate in un’ottica femminile e sensibile.
Il punto di forza è l’educazione sentimentale
della protagonista. I trucchi e gli stratagemmi che le cheerleader
insegnano a Kate costituiscono le scene migliori del film
che peraltro ne ha ben poche. Come le tre fatine della Bella
Addormentata nel Bosco, Carrie, Beth e Heather vegliano su
Kate, la guidano, la correggono e di volta in volta la premiano
o la puniscono. Perché quello che vede una donna in
un’altra donna è molto diverso da quello che
invece nota un uomo. E’ dalla differenza di sguardo
che scaturiscono gli equivoci più sorprendenti del
film. Se la regia e la recitazione lasciano a desiderare,
la sceneggiatura di Jeff Lowell è da manuale, non tanto
nei dialoghi o nelle battute assolutamente non memorabili,
ma nell’intelaiatura armoniosa delle trame e sottotrame.
Poco più che una puntata dei tanti serial tv che riempiono
i palinsesti pomeridiani di Italia Uno, Il mio ragazzo è
un bastardo potrà contare più su un successo
in dvd che nelle sale cinematografiche. [matteo
cafiero]