Dopo
la parentesi di Manuale d’amore
di Giovanni Veronesi, la coppia Carlo Verdone-Silvio Muccino
si ritrova stavolta a fare i conti, non più con spezzoni
o inserti, ma con un film tutto loro, per la regia del rinomato
comico romano. Il binomio esperienza-freschezza sembra funzionare
in questa commedia all’italiana di genere con qualche
sfumatura grottesca di passaggio. Ma non troppo. Verdone, secondo
indiscrezioni, sembra aver chiamato Silvio Muccino per lavorare
all’integrazione di sceneggiatura riguardante un personaggio
previsto nella storia e coetaneo al fratello del regista di
Ricordati di me. Sembra iniziato
così il rapporto lavorativo tra i due, sullo sfondo di
una produzione del sempre più colosso Filmauro di Aurelio
De Laurentis. Il film allieterà senza dubbio le serate
cinematografiche di molti spettatori (medi) ma senza però
lasciare minima traccia nella memoria, lasciando immutato il
panorama filmico nostrano ed il livello medio qualitativo.
Achille è un uomo in carriera, dirigente, legato ad una
importante famiglia borghese che controlla una catena di alberghi.
Malauguratamente ha la sfortuna di licenziare per furto la madre
di Orfeo, che proverà con ogni mezzo (riuscendoci) a
rovinare la vita dell’uomo colpevole della caduta della
madre in depressione. Vicissitudini, strade, viaggi, fatti e
persone si alterneranno sul cammino dei due personaggi, amalgamando
i loro destini ed il loro rapporto personale, fondendo le scene
e le azioni su sentieri piacevoli e sempre mutevoli. E’
questo senza dubbio il punto di forza della pellicola, girata
tra Roma, Istanbul e Ginevra, il suo incedere sempre spedito,
mai petulante o infermo, senza incertezze di ritmo. Il film
scorre molto bene, diverte e non stanca, ma più di una
volta la scrittura lascia delle lacune narrative evidenti, incoerenze
comportamentali nelle parole dei personaggi (Cecilia si guarda
bene dal dare il numero di cellulare ad Orfeo ma il giorno dopo
lo supplica ridendo “rapiscimi e scappiamo insieme”…)
o troppo tirata via appare una certa forma di interrelazione
tra le figure in rapporto al tempo trascorso (Orfeo dice “non
credevo che una come te potesse esistere” quando la conosce
a malapena da tre giorni…). Il film va visto senza dubbio
(e analizzato) sotto un punto di vista “ludico”
e d’intrattenimento senza pesare troppo regia e struttura,
per non fare le ore piccole a correggere gli errori. Va segnalata
la presenza massiccia (e ripetuta) di sponsor, loghi e marche
commerciali durante il film, segno che la nuova Legge Urbani
ha di modo alterato la visione (almeno in Italia) dello spettatore.
Sul finire del film viene fatta una videchiamata tra i personaggi
principali attraverso i cellulari: al fine della storia quella
scena è assolutamente inutile, ma mette in bella mostra
il logo di una nota casa di telecomunicazioni che sicuramente
ha chiesto per contratto un certo numero di apparizioni per
finanziare il progetto. Non vorrei che tra un po’ fossero
gli sponsor a fare film su commissione per fare degli spot di
un paio d’ore e regalarci artifici senza fine e sensibilità.
Che il Dio denaro cresca altrove. Per fortuna i film passati
non ce li tocca nessuno. A parte la mia modesta opinione, trovo
Verdone l’ultimo vero “cantautore” del cinema
italiano, popolare ma sincero come una canzone di Venditti,
malinconico e perdente quanto una strofa di Guccini, che fa
ridere amaro sulla mediocrità della vita ma ne esalta
i piccoli e intensi momenti. Qua è incappato in una strettoia
fastidiosa, un lavoro gomito a gomito, ha “sperimentato”
una convivenza, ma ha fatto e può ancora fare meglio.
Silvio Muccino mi ricorda un po’ la vicenda sportiva di
Paolo Maldini al Milan: bravo, con margini di miglioramento,
forse un campione. Ma che senza le note conoscenze nel campo
non sarebbe mai arrivato dov’è. E di giocatori
bravi e sconosciuti l’Italia è purtroppo piena.
Presto, sono convinto, lo vedremo alla regia, è l’evoluzione
naturale della specie. Spero quel giorno di aver già
subito la lobotomia che ho prenotato in clinica qualche mese
fa dopo aver saputo che anche Platinette potrebbe fare un film
da regista. [alessandro
antonelli]
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