“Nella
vita c’è il dolce e c’è l’amaro.
Un uomo li deve prendere tutti e due”. Queste sono le
parole che si sente dire, prima dal padre in carcere quando
aveva appena 11 anni e poi in età adulta da un giudice
che cerca di salvargli la vita, Saro Scordia, mafioso pentito
in nome dell’amore.
Dalla giovinezza alla maturità la vita di un uomo di
mafia. Passando attraverso il sangue, l’onore, il tradimento
e la fuga. Saro non è riuscito a far sue le parole
del padre. Non ha capito che non può avere solo il
dolce dalla vita ma occorre fare i conti anche con l’amaro.
La legge del sangue si fonda sul sangue e non se ne esce.
Se hai scelto quella legge non puoi sottrartene mai. Neppure
se lasci la Sicilia e scappi al Nord. Il passato incombe come
una ghigliottina sul condannato a morte e sottrarsi al proprio
destino è pressoché impossibile. Non basta l’amore,
non basta il coraggio.
Ci vuole il compromesso. La via di mezzo, l’equilibrio.
Protezione in cambio di tradimento. Ma è davvero tradimento?
Il pentito è davvero un traditore? O semplicemente
un uomo che prima di sparare si è fermato un attimo
a pensare. Ha aspettato solo un attimo. Ma gli è bastato
per non andare oltre quel limite invalicabile della condanna
a morte. Sua e della vittima predestinata. Non è debolezza
ma presa di coscienza. Vero onore. Altro che giuramenti di
fedeltà a cosa nostra. La fedeltà è verso
se stessi. E verso chi si ama. Saro è solo. Paradossalmente
l’unico amico che ha è il giudice che gli chiede
collaborazione. Solo di lui si può fidare. E non può
fare altro che scegliere. Proprio come chiunque altro. Il
dolce o l’amaro. O tutte e due. Inevitabile. Ma non
impossibile. Una nuova vita, una nuova identità, una
nuova famiglia sono possibili. Ma devi scegliere. E come in
tutte le scelte sei solo. L’amore ti può dare
una mano certo ma sei tu che ne paghi le conseguenze, sei
tu che vivi nella paura di morire da un momento all’altro,
sei tu che rischi la vita ogni momento. Ne vale la pena? Sì
ne vale la pena, a costo di rinunciare alla libertà.
Il miracolo di essere vivi non è nelle mani di Dio
ma in quelle di chi di sceglie di cambiare il proprio destino.
Per sempre.
Ancora una storia di mafia. Ancora Lo Cascio. Ancora tutti
i clichés del genere (compresi i boss davanti al pentolone
di pummarola). Eppure il messaggio che riecheggia per tutto
il film è forte: dire di no alla mafia è possibile,
plausibile, fattibile. E sbeffeggiarsi della mafia, considerare
i mafiosi dei pagliacci, ridere di loro come nella meravigliosa
scena finale non è più un sogno se mai un grande
segno di speranza. [marco catola]