Consalvo (Alessandro Preziosi) è certo che la storia
sia una “monotona ripetizione” e che, a conti
fatti “oggi (1878) c’è una cosa che conta
più del denaro: il potere”. Nelle sue parole
si nota un chiaro, lampante riferimento alla realtà
odierna.
Preziosi è il protagonista del film tratto dal romanzo
I Vicerè, scritto da Federico
De Roberto nel 1894. E forse è quello che ha pensato
anche il regista Roberto Faenza quando ha deciso di realizzarlo,
visto che lui stesso l’ha definirlo “mostruosamente
preveggente”.
Sicilia, metà dell'Ottocento. Il dominio dei Borboni
sta per finire: Garibaldi arriva al Sud. Tutto un mondo è
in dissoluzione e la nascita dello Stato italiano sconvolgerà
le cose. Consalvo, ultimo erede degli Uzeda - famiglia dei
Vicerè di Spagna – ne è il testimone,
il critico osservatore nonché protagonista della guerra
che si svolge nella sua casata per la corsa al potere e alla
ricchezza. Gli Uzeda, infatti, per raggiungere il loro scopo
non esitano a mettere in atto intrighi, lotte e misteri. Il
perno delle dinamiche familiari (con valenza universale) è
il principe Giacomo (un Lando Buzzanca contenuto ma insieme
dominante la scena), padre di Consalvo, uomo superstizioso
e tirannico interessato più al patrimonio familiare
che all’amore per i propri cari.
Partendo dal presupposto che “è l’odio
che ci tiene in vita”, impedisce ai suoi figli –
Consalvo e Teresa (Cristiana Capotondi) - di avere ciò
che desiderano: l’amore, l’indipendenza e la libertà.
Se per tutto il film il giovane erede tenta di ottenerla,
quando alla fine decide di candidarsi precisa il suo nuovo
punto di vista a Donna Ferdinanda (Lucia Bosé): “Libertà
è una parola che non significa niente, ma accontenta
tutti”.
Il regista Renato Faenza precisa: “Nel personaggio di
Consalvo ho rivisto “la trasformazione” di molti
giovani del ‘68, la loro incapacità di perseguire
gli ideali di un tempo, spinti dalla necessità di scendere
a patti con la realtà”. Dopo l’ultima fatica
registica I giorni dell’abbandono
del 2005 con Margherita Buy, incentrata sull’amore e
sui tradimenti, Faenza si dedica alla storia e all’attualità.
“Da parecchi anni ho coltivato il desiderio di portare
sullo schermo questa storia. Sapevo dei tentativi di molti
altri registi (come Roberto Rossellini, ndr.) e mi sono chiesto
perchè questo straordinario romanzo non sia arrivato
prima al cinema. Con I Vicerè,
torno per la terza volta in Sicilia, dopo le esperienze dei
miei film precedenti, Marianna Ucria,
ispirato al romanzo di Dacia Maraini e Alla
luce del sole, sull'omicidio di don Puglisi (interpretato
da Luca Zingaretti) per mano della mafia”.
La parte del capo famiglia è affidata ad un Buzzanca
fuori dai suoi ruoli canonici. “Non solo per essere
di origine siciliana – precisa il regista -, era l'interprete
ideale per il personaggio del principe Giacomo: sono certo
che il pubblico rimarrà colpito dalla sua interpretazione
in un ruolo assolutamente diverso da quelli affrontati nella
sua lunga carriera”.
L’altra protagonista è Cristiana Capotondi. Il
suo personaggio decide sottomettersi alla volontà paterna,
sposando un uomo che non ama. “Era l'interprete ideale
per far rivivere la fragilità e la passionalità
ferita di Teresa, un personaggio con il quale De Roberto ha
anticipato sentimenti e difficoltà comuni a molti giovani
del nostro tempo. Terribile la scena della sua prima notte
di matrimonio con lo sgorbio Michele (Jorge Calvo)”.
Il cast è molto ricco: ci sono Franco Branciaroli,
Vito, Giselda Volodi, Sebastiano Lo Monaco, Paolo Calabresi,
Guido Caprino e a tanti altri meno noti attori italiani, oltre
agli spagnoli Assumpta Serna (protagonista di Matador
di Pedro Almodovar), Pep Cruz e Jorge Calvo. Scene e costumi
fanno rivivere la precisione viscontiana ma purtroppo, a tratti,
si ha la sensazione di essere davanti ad una fiction televisiva.
[valentina venturi]