I tuoi,
ovvero i dieci ragazzi North (Aldo, Marisa, Bina, Lau, Joni,
Jimi, Mick, Naoko, Dylan, Phoebe) figli di Helen, aspirante
stilista vintage, di cui ben sei adottati come nella migliore
tradizione Farrow, Mia Farrow.
I miei, ovvero gli otto ragazzi Beardsley (Ethan, Otter, Ely,
Kelly, Michael, Harry, Christina e William), figli dell’ammiraglio
della Guardia Costiera Frank.
I primi educati a vivere le proprie inclinazioni in estrema
libertà e gioia di vivere; casa e famiglia sono luoghi
per esprimere e non reprimere se stessi. I secondi comandati
attraverso regole ferree, disciplina militare, schemi e diagrammi
per azioni e comportamenti; programmazione, regolamentazione
e qualora se necessario repressione.
I nostri, ovvero i diciotto figli, una squadra di calcio con
titolari riserve ed allenatori compresi, frutto dell’unione
tra Helen e Jack decisi a riallacciare una relazione nata
ben 30 anni prima ai tempi del liceo.
Naturale che la collisione tra questi due universi (sinistra
vs. destra, democratici vs. repubblicani, immaginazione vs.
ragione, fantasia vs. logica, improvvisazione vs. programmazione)
sarà tanto inevitabile quanto fragorosa. Ed allora
farsi la guerra tra i ragazzi North ed i ragazzi Beardsley
diviene non solo inevitabile ma vera lotta per la sopravvivenza
della specie per riaffermare lo status quo vigente prima dell’incontro
tra mamma e papà. Una Guerra
dei Roses condita in salsa “arrivano gli orsi”
la fortunata serie televisiva fine anni settanta /primi anni
ottanta che fu preceduta al cinema da ben tre pellicole rispettivamente
Che botte se incontri gli Orsi
(1976) presto oggetto di un remake, Gli
orsi interrompono gli allenamenti (1977) e Gli
orsi vanno in Giappone (1978).
Classica commedia per famiglie, diretta con brio e senso del
ritmo da da Raja Gosnell (Mai stata
baciata, Big Mama, Scooby
Doo) ed interpretato con leggerezza da due splendidi
cinquantenni come Rene Russo e Dennis Quaid. La sceneggiatura,
ispirata all'omonimo scritto di Melville Shavelson e Mort
lanchman (Appuntamento sotto il letto,
1968, con Henry Fonda e Lucille Ball) ha un’andatura
prevedibile e si segnala per una certa meccanicità
in diversi snodi narrativi. Tuttavia il ritmo sostenuto, dialoghi
brillanti, gag visive degne della tradizione della slapstick
comedy e l’assoluta mancanza di pretenziosità
e velleità artistiche, rendono il tono critico nei
confronti di quest’opera lieve e benevolo.
[fabio melandri]