In Russia la saga creata da Sergei Lukyanenko ha avuto un
successo enorme superando le due milione di copie vendute,
paragonabile al nostro Signore
degli Anelli, ed è per questo che inevitabilmente
i produttori ne hanno voluto realizzare un adattamento, nonostante
i rischi che un'operazione del genere poteva comportare. La
lotta tra il bene e il male stavolta si ambienta nel gelido
inverno di una Mosca perennemente imbiancata dalla neve che
scende fitta e complica gli inseguimenti e i combattimenti.
L'idea innovativa è aver calato il genere fantasy popolato
di maghi, streghe e vampiri nelle strade urbane e nella vita
quotidiana di una metropoli appena uscita da un regime totalitario
durato quasi un secolo.
Un fantasy postmoderno e arcaico contemporaneamente. Un fantasy
dove i maghi indossano maglioni da mercatino dell'usato, hanno
l'aria perennemente sbattuta, vivono in casermoni di periferia
e sono alla ricerca di un modo per guidare il proprio destino
e quello dell'umanità. Le vampiresse e le streghe alternano
vestiti in latex e costumi da rave party e dimostrano di aver
raggiunto la parità sessuale guidando i loro bolidi
sulle pareti di un grattacielo (in una delle scene più
kitsch e inutilmente d'azione che la storia del cinema ricordi).
Tra i guardiani del giorno e quelli della notte è in
corso una tregua che dura da almeno mille anni. Nel momento
in cui un rappresentante dei due schieramenti dovesse morire
per mano di un suo nemico, allora si scatenerebbe la guerra
totale e l'apocalisse. Il figlio del più importante
guardiano del giorno si sente tradito dal padre e fin dal
primo episodio si allea con quelli della notte. Il padre non
sa come fare per riconquistare la fiducia del figlio e nel
frattempo addestra una giovane allieva bionda e dal talento
innato a diventare la migliore arma di difesa del suo esercito.
Il ragazzino è geloso e cerca di strappare il padre
dall'amore di questa donna ma lo fa mettendo in pericolo il
mondo intero. Ci scappa il morto e parte un'inchiesta per
scoprire il colpevole e scongiurare l'apocalisse. Un'inchiesta
che assume presto i contorni di un'indagine della polizia
sovietica, tra sospetti e paranoie, dove non ci si può
fidare nemmeno dei propri amici perché potrebbero tradirti
e consegnarti al migliore offerente. Prossimo è il
compleanno del ragazzino, di colui che deve ereditare l'impero
del male e che per nascita apparterrebbe alla sfera della
luce, del bene. E la festa dove avverrà la battaglia
finale, avrà luogo alla Torre Ostankino, il simbolo
immobiliare della nuova Mosca dai significati vagamente esoterici,
grazie alla sua forma convessa altamente simbolica e che ricorda
un po' alla lontana il palazzo della regione Lazio dove aveva
l'ufficio l'ingegnere Fantozzi. Il santo Graal che potrebbe
salvare il mondo dalla catastrofe imminente è un semplice
gesso conservato nella tomba di Tamerlano a Samarcanda. Il
gesso del fato mette in grado a chi lo impugna di riscrivere
il proprio destino e di tornare indietro nel tempo. Ma fino
a che punto lo si può governare e mutarlo?
I guardiani del giorno
girato da un professionista dei videoclip come Bekmambetov,
allievo di Roger Corman, mutuando dalla pubblicità
lo stile e i codici espressivi, i movimenti della macchina
da presa e il montaggio spericolato è uno spreco di
risorse e di inventive al servizio di una trama antiquata
e priva di stimoli. La metafora dopo i primi dieci minuti
è immediata. A fronteggiarsi nelle bianche strade di
Mosca a colpi di metamorfosi e poteri sovrannaturali quindi
viene da pensare che non sono semplici stregoni, ma ex comunisti,
nostalgici della Russia prima del crollo e post comunisti,
i nuovi oligarchi che cercano di assimilarsi al modello occidentale
arricchendosi sempre di più e senza limiti. Il risultato
è un pastrocchio kitsch e melodrammatico e involontariamente
demenziale, dove si ride non per le battute ma per il trash
martellante e ossessivo.
Non sembra nemmeno troppo giustificato l'uso del genere fantasy,
salvo per risolvere alcuni nodi di sceneggiatura grazie ai
provvidenziali deus ex machina che cavino d'impiccio i protagonisti.
Le incursioni poi nel genere fantascientifico sono tremendamente
fastidiose e ridicole. Le sequenze ad alta tensione si fanno
tutte ormai riprendendo il modello Matrix.
Viene sparato il proiettile, si blocca l'immagine, zoom sull'espressione
attonita del protagonista e pericolo sventato. E' la cosa
peggiore che possa capitare a un'intuizione visiva, essere
inflazionata e diventare la parodia di se stessa. Ma siamo
solo a metà della saga e ci attende il terzo e ultimo
capitolo della saga, I guardiani
del crepuscolo. [matteo
cafiero]