|
Anno
2011
Nazione
Germania, Francia, UK
Genere
commedia
Durata
100'
Uscita
24/02/2012
distribuzione
BiM Distribuzione |
Regia |
Tanya
Wexler |
Sceneggiatura |
Jonah
Lisa Dyer, Stephen Dyer |
Fotografia |
Sean
Bobbitt |
Montaggio |
Jon Gregory |
Scenografia |
Sophie
Becher |
Costumi |
Nic Ede |
Musica |
Christian Henson |
Produzione |
Informant
Media, Beachfront Films, Forthcoming Productions |
Interpreti |
Hugh
Dancy,
Maggie Gyllenhaal, Rupert Everett, Jonathan Pryce, Felicity
Jones,
Ashley Jensen |
|
Isteria
a) nella psichiatria ottocentesca, forma
di nevrosi tipica delle donne caratterizzata davari disturbi
psichici e da sintomi sensoriali e motori (eccitabilità,
irritabilità, accessi nervosi, depressione, angoscia);
b) scoppio di ilarità incontrollata
La scintilla da cui nasce
Hysteria è
un fatterello storico perlopiù ignoto: l’invenzione
del vibratore a batterie, brevettato alla fine dell’Ottocento
da un medico inglese assai stimato, un tale Joseph Mortimer
Granville, che progettò il dispositivo in tutta serietà
per fini esclusivamente terapeutici. Granville lanciò
l’apparecchio noto come “martello di Granville”,
per alleviare i blocchi e i dolori muscolari. Ben presto,
però, il dispositivo fu utilizzato per quello che,
all’epoca, era consideratol’unico rimedio efficace
per il disturbo, assai diffuso e notoriamente mistificatorio,
noto come “isteria”.
Il trattamento consisteva in un “massaggio terapeutico”
degli organi femminili “sino al punto del parossismo”,
considerato nell’ottica vittoriana come un rilassamento
rigorosamente clinico del sistema nervoso, da non confondere
in nessun caso con l’orgasmo e privo di qualunque connotazione
sessuale.
Ma lontano da ogni declinazione pruriginosa, Hysteria
è una commedia che non approfondisce né la 'malattia'
ne 'l'invenzione meccanica' che rimangono sullo sfondo e presto
abbandonati per sposare la linea del manifesto femminista,
sulla liberazione della donna dai legami e legacci costruiti
intorno a lei dall'universo maschile, ben rappresentato nel
film dal personaggio interpretato da Jonathan Pryce. Così
il film rivela il suo background progressista, la sua dimensione
di innocua ed un po' scontata commediola, capace di accennare
ad un tema importante senza né definirlo né
approfondirlo.
Presentato in pompa magna al Festival del Cinema di Roma,
il film si carattterizza nella prima parte per ritmo e leggerezza
di racconto, per poi sgonfiarsi con l'incedere degli eventi
e situazioni ed un Rupert Everett in stato di grazia che avrebbe
meritato maggior spazio. L'attenzione invece viene presto
spostata sui giochi amorosi, sulle dispute pseudo-intellettuali,
sui dispetti sentimentali dei due protagonisti Maggie Gyllenhaal
e Hugh Dancy che suscitano simpatia ma incapaci di coinvolgere
e bucare lo schermo. Un po' per colpa loro, un po' per una
sceneggiatura che sembra scritta con il Manuale della perfetta
sceneggiatura, sin troppo prevedibile. Della serie vorrei...
ma non posso!
[fabio
melandri]
|