The Hunting Party
id.
Regia
Richard Shepard
Sceneggiatura
Richard Shepard
Fotografia
David Tattersall
Montaggio
Carole Kravetz
Scenografia
Mario Izevic, Jan Roelfs
Costumi
Beatrix Aruna Pastor
Musica
Rolfe Kent
Interpreti
Diane Kruger, Richard Gere, Terrence Howard, James Brolin, Jesse Eisenberg, Olja Hristic, Goran Kostic, Mark Ivanir, Hélène Cardona, Pristina Krepela, Marinho Prga, Demir Krivic, Lucio Slama
Produzione
Intermedia, The Weinstein Company, Cherry Road Films,
Cherry Hill Productions, Jadran Film, QED International, Scout Film
Anno
2007
Nazione
USA, Croazia,
Bosnia-Erzegovina
Genere
drammatico
Durata
103'
Distribuzione
Mikado
Uscita
30-04-2008
Giudizio
Media

“In guerra, quello che vedi e quello che è successo davvero, a volte sono due cose molto diverse”

Il reporter televisivo Simon Hunt (RICHARD GERE) e l'operatore Duck (TERRENCE HOWARD) hanno lavorato insieme nelle zone di guerra più calde del mondo, dalla Bosnia all'Iraq, da Somalia a El Salvador. Insieme hanno scansato pallottole, trasmesso articoli importanti e vinto premi Emmy. Ma un giorno terribile, in un villaggio bosniaco, tutto cambia. Durante una trasmissione in diretta su un canale nazionale, Simon ha un crollo. Da quel momento in poi, Duck continua a fare carriera mentre Simon scompare.
Cinque anni dopo, Duck torna a Sarajevo - accompagnato da Benjamin (JESSE EISENBERG), producer alle prime armi – per seguire il quinto anniversario della fine della guerra, quando Simon gli riappare davanti, come un fantasma del passato, con la promessa di un'esclusiva mondiale. Convince Duck di essere a conoscenza del nascondiglio della 'Volpe' il criminale di guerra più ricercato di Bosnia. Armati solo di vaghe informazioni, Simon, Duck e Benjamin si avventurano in una missione oscura e pericolosa che li porterà nel cuore del territorio nemico.
E' lo scoop della vita, ma riusciranno a restare vivi per raccontarlo?


NOTE DI PRODUZIONE


“Solo i particolari più assurdi di questa storia sono veri”

A volte la verità è più strana della finzione. Mark Johnson ha scoperto questa verità di persona nell'ottobre del 2000: giornalista stimato, Anderson era appena tornato dalla Bosnia e aveva scritto della sua esperienza sulla rivista 'Esquire'. “What I Did On My Summer Vacation” (Quello che ho fatto durante le mie vacanze estive) è un reportage di guerra classico sebbene un po' bizzarro: è un viaggio avventuroso 'on the road' che contiene elementi di intrigo politico, ma anche di racconto didattico e di commedia noir.
L'articolo raccontava la storia di Anderson e di altri quattro giornalisti che nel corso dello stesso anno si erano recati in Bosnia. Tutti e cinque avevano lavorato nei Balcani come reporter di guerra. Cinque anni dopo la fine delle ostilità, nell'estate del 2000, erano tornati a Sarajevo. Dopo una nottata passata a scambiarsi racconti, bere birra e a pensarci su, avevano avuto un'idea sensazionale sebbene un po' stravagante, quella di mettersi sulle tracce del criminale di guerra Radovan Karadzic, trovarlo e consegnarlo alla giustizia. Con l'aiuto di un poliziotto serbo convinto che i giornalisti fossero in realtà membri di un commando della CIA, i cinque si misero sulle tracce dell'uomo più ricercato di tutta Europa. Fino a quando la CIA non si fece viva....
Dopo aver letto il pezzo su 'Esquire', identificandone il potenziale cinematografico, Johnson ha voluto incontrare a Los Angeles Anderson ed altri due giornalisti americani John Falk e Sebastian Junger (Philippe Deprez e Harald Doornbos completavano il quintetto).
"Mi sottoposero una storia basata sul periodo che avevano trascorso in Bosnia'' ricorda Johnson. "La storia mi piacque perché era molto ricca di humor ma aveva anche elementi spionistici come 'IL TERZO UOMO'. Johnson sottopose l'idea a Intermedia, nella speranza di farne un film.
“Ero alla ricerca di qualche progetto interessante, del tipo di film indipendente” ricorda il produttore Scott Kroopf. “Così, quando lessi l’articolo pensai che era davvero una storia interessante. Assieme a Mark decidemmo di cercare qualcuno per sviluppare il progetto”.
Il dirigente di Intermedia Alex Litvack propose il regista e sceneggiatore Richard Shepard, che aveva appena finito di girare MATADOR, una commedia noir in cui Pierce Brosnan interpreta la parte di un uomo anziano. Il film aveva avuto un successo di critica e di pubblico per la sua sapiente combinazione di dramma, commedia e analisi del personaggio. “Avevo visto MATADOR, che Richard aveva scritto e diretto, e avevo fiducia nelle sue possibilità,” spiega Johnson. “La cosa interessante è che dopo il film Richard aveva anche girato gli episodi-pilota di due serie televisive assai diverse fra loro - CRIMINAL MINDS e UGLY BETTY - entrambe erano andate avanti ed avevano avuto successo.” “Avevamo tutti visto MATADOR e avevamo pensato che fosse perfetto per il nostro progetto,” ricorda Kroopf. “Richard non solo è un grande sceneggiatore ma aveva fatto un ottimo lavoro come regista ed aveva saputo tirare fuori da Pierce Brosnan una interpretazione incredibile.”
Dopo il successo di MATADOR, lo sceneggiatore e regista Richard Shepard era già alla ricerca di nuovi progetti. “In realtà mi interessava a girare un film in uno scenario post-bellico,” ricorda. “Mi ero interessato a quello che stava succedendo in Iraq e stavo pensando che forse avrei potuto girare a Baghdad, ma mia moglie era assolutamente contraria. Ero alla ricerca di qualcosa come IL TERZO UOMO, che è uno dei miei film preferiti e che si svolge a Vienna nel secondo dopoguerra. Avevo già parlato a diverse persone di questa mia idea.”
Mark Johnson e Scott Kroopf si misero dunque in contatto con Shepard, gli sottoposero l'articolo di Scott Anderson, e gli chiesero se lo trovasse interessante. Dapprima Shepard ha esitato. “Mi spaventava soprattutto il fatto di non sapere molto della questione e della stessa Bosnia," spiega Shepard, “ma Johnson e Kroopf mi hanno spinto a leggere il pezzo di 'Esquire e l'ho trovato così affascinante che alla fine ho chiesto di andare a Sarajevo per fare delle ricerche”.


IN VIAGGIO PER LA BOSNIA

"Secondo un vecchio detto bosniaco quando una bottiglia di questa roba è sul tavolo, il diavolo si siede in un angolo e se la ride"
– Duck

Verso la fine del 2005, Shepard si è messo sulle tracce di Scott Anderson e dei suoi colleghi. E' volato a Sarajevo, ha soggiornato all'Holiday Inn (base di tutti i reporter in tempo di guerra), e si è messo in viaggio verso sud diretto al villaggio di Celebici, poco lontano dai confini con il Montenegro. E' la zona dove era più forte l'appoggio a Radovan Karadzic ed era considerato il posto in cui nel 2000 si nascondeva il criminale di guerra. Dice Shepard: "Ritrovarsi in Bosnia, rivivendo quanto avevano sperimentato i cinque giornalisti, improvvisamente mi ha 'rivelato' il film. Ho realizzato il potenziale dell'articolo di 'Esquire' e questo mi ha costretto a cominciare a scriverlo." Ma l'accordo era che lo stesso Shepard, oltre a scriverlo, avrebbe dovuto dirigerlo. "Per me, scrivere il soggetto e dirigerlo faceva parte dello stesso processo. Mi piace portare avanti le cose in questo modo. Più tempo passavo in Bosnia, intervistando giornalisti e personale della NATO e delle Nazioni Unite per capire che cosa stava davvero accadendo lì, più chiaramente il film mi si materializzava davanti." Shepard si è messo subito in moto: ha parlato con i rappresentanti dell'ONU, con giornalisti di guerra, e reduci del conflitto nei Balcani. Quindi, usando l'articolo di Scott Anderson come punto di partenza, ha cominciato a scrivere la sceneggiatura. Questa non sarebbe stata una lezione di storia o un trattato politico, ma il racconto di tre personaggi alla ricerca di se' stessi, un film 'on the road' disegnato sullo sfondo di un paese che ancora fatica a uscire dalle conseguenza di una guerra sanguinosa. "Ciò che è successo in Bosnia è stato terribile e non è possibile rendere più 'elegante' una simile tragedia. Tuttavia nello scrivere la sceneggiatura del film mi sono preso determinate libertà, "dice Shepard. "Ho creato personaggi completamente inediti e ho romanzato alcuni particolari per poter raccontare la storia che volevo narrare. Ma ciò che è successo a quel popolo c'è tutto nella sceneggiatura. C'è l'ingiustizia perpetrata dalla comunità internazionale che non vuole catturare questi criminali di guerra e in realtà praticamente tutti quegli elementi che nella sceneggiatura sembrano fittizi sono basati su fatti realmente successi. Ho inventato i caratteri dei tre protagonisti, perché i cinque giornalisti nella realtà hanno quasi tutti la stessa età ed hanno personalità molto simili. Volevo invece avere tre personaggi di età differenti - uno più maturo, uno più giovane ed uno di mezza età. Tutti nel corso del film compiono un proprio viaggio personale."
In THE HUNTING PARTY lo scenario post-bellico fornisce il contesto drammatico per un racconto costruito sui tre personaggi. "Per me una buona sceneggiatura ruota sempre intorno ai personaggi," dice Mark Johnson. "Potete avere un sacco di azione o inseguimenti e colpi di scena ma se tutto questo non coinvolge personaggi per i quali lo spettatore nutre una sorta di empatia e di comprensione, tutto vale meno di zero. Anni fa ho girato GOOD MORNING VIETNAM con Robin Williams, la prima pellicola che ha trattato il Vietnam con un approccio comico. Era un film molto divertente e nessuno, neppure i veterani, hanno pensato che fosse irriverente. Ritengo che sia una scelta simile a quella che abbiamo fatto qui. E' una pellicola acuta e intelligente, ma nella quale non mancano i momenti estremamente toccanti."

LA REAZIONE DEI GIORNALISTI

“Ridete a tutte le loro battute e non fissate mai il nano”
- Simon

La sceneggiatura di Shepard ottenne l'approvazione unanime di Scott Anderson e dei suoi colleghi, che conoscevano personalmente la situazione bosniaca. Anderson, veterano di guerre in ogni parte del mondo, riconosce che il conflitto in Bosnia e Croazia era diverso dagli altri. "Per quanto fosse una guerra terribile e devastante, in essa c'era anche qualcosa di ridicolo. Era una situazione potenzialmente pericolosa, eppure tutti noi ci sentivamo come risucchiati in qualcuna delle nostre fantasie infantili. Forse tutti i bambini sognano di essere scambiati per spie e immaginano che sia 'forte'". Afferma Anderson: "Tutte le volte che si trasforma un articolo di giornale o un libro in soggetto cinematografico, ne viene fuori qualcosa di molto diverso. Invece penso che Richard Shepard sia riuscito a catturare molto dell'assurdo che abbiamo sperimentato personalmente, vivendo quell'esperienza". "In più Shepard ha saputo aggiungere un po' di dramma al racconto ed è possibile ritrovarvi molti degli aspetti dei conflitti balcanici" dice Philippe Deprez.


VERITA' O CONSEGUENZE?

“Già lo stanno cercando tutti quelli dell’ONU, della CIA e della NATO e ogni maledetto cacciatore di taglie, Chuck Norris compreso” - Duck

I realizzatori di THE HUNTING PARTY erano molto preoccupati da come il loro film sarebbe stato accolto dalla gente che raccontava. Anche se la pellicola parla di un criminale di guerra serbo-bosniaco, l'obiettivo non era quello di mettere sotto accusa i serbi. Il film si basa su una storia vera di giornalisti che vanno alla ricerca di Radovan Karadic, il criminale di guerra più ricercato di Bosnia.
"L'idea di cambiare l'etnia della 'Volpe' solo per non dispiacere ai serbi ci sembrava fuori luogo" spiega il regista. "Se nella realtà il cattivo che i giornalisti stanno cercando fosse stato un croato, sarebbe rimasto tale anche nel nostro film"
Shepard ci tiene anche a ricordare come il Tribunale Internazionale dell'Aja che deve giudicare i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, abbia messo sotto accusa personaggi di tutte le etnie, serbi, croati e musulmani. "Purtroppo la guerra di Bosnia ha tirato fuori il peggio di molta gente".
"La morale di THE HUNTING PARTY," sostiene Shepard "è quella di non puntare l'indice solo contro i cattivi che appaiono nel film, ma quella di guardare anche alla comunità internazionale, dagli Stati Uniti all'Europa e all'ONU e chiedersi perché non hanno catturato questi maxi-ricercati. Il fatto che queste persone siano ancora alla macchia dopo oltre dieci anni e' un insulto alla memoria delle vittime del genocidio bosniaco".
Il cast e la troupe locale del film era composto da cineasti serbi, croati e bosniaci. "Durante la guerra Sarajevo era una città assediata, ma i suoi residenti, almeno all'inizio, non si divisero secondo linee etniche. Si sentivano prima di tutto cittadini di Sarajevo. E' uno spirito che continua a vivere in città ed è stata una delle ragioni principali che hanno fatto sì che Sarajevo non cadesse nelle mani dei serbi durante la guerra di Bosnia. Per noi è stato estremamente importante che il cast e la troupe del film rappresentassero tutte le realtà etniche della regione. Ci ha permesso di avere un approccio corretto e ci ha fornito utili indicazioni.”
Alcuni si sono chiesti come mai Radovan Karadzic non fosse citato con il suo vero nome: infatti, il 'cattivo' del film è un personaggio di nome Boghanovic, meglio conosciuto come 'La Volpe'. "I veri giornalisti erano sulle tracce di Karadzic," ricorda Shepard, "ma io volevo che il 'mio' criminale di guerra si muovesse e parlasse in un modo diverso da Karadzic. Creando un personaggio fittizio ho avuto maggior margine di manovra per fare un film piuttosto che un documentario. Quel che è triste è che le colpe di cui la Volpe è accusato nel nostro film impallidiscono in confronto a quelle reali di cui il tribunale dell'Aja accusa Karadzic e Ratko Mladic".