“In guerra, quello che vedi e quello che è
successo davvero, a volte sono due cose molto diverse”
Il reporter
televisivo Simon Hunt (RICHARD GERE) e l'operatore Duck (TERRENCE
HOWARD) hanno lavorato insieme nelle zone di guerra più
calde del mondo, dalla Bosnia all'Iraq, da Somalia a El Salvador.
Insieme hanno scansato pallottole, trasmesso articoli importanti
e vinto premi Emmy. Ma un giorno terribile, in un villaggio
bosniaco, tutto cambia. Durante una trasmissione in diretta
su un canale nazionale, Simon ha un crollo. Da quel momento
in poi, Duck continua a fare carriera mentre Simon scompare.
Cinque anni dopo, Duck torna a Sarajevo - accompagnato da
Benjamin (JESSE EISENBERG), producer alle prime armi –
per seguire il quinto anniversario della fine della guerra,
quando Simon gli riappare davanti, come un fantasma del passato,
con la promessa di un'esclusiva mondiale. Convince Duck di
essere a conoscenza del nascondiglio della 'Volpe' il criminale
di guerra più ricercato di Bosnia. Armati solo di vaghe
informazioni, Simon, Duck e Benjamin si avventurano in una
missione oscura e pericolosa che li porterà nel cuore
del territorio nemico.
E' lo scoop della vita, ma riusciranno a restare vivi per
raccontarlo?
NOTE DI PRODUZIONE
“Solo i particolari più assurdi di questa
storia sono veri”
A volte
la verità è più strana della finzione.
Mark Johnson ha scoperto questa verità di persona nell'ottobre
del 2000: giornalista stimato, Anderson era appena tornato
dalla Bosnia e aveva scritto della sua esperienza sulla rivista
'Esquire'. “What I Did On My Summer Vacation”
(Quello che ho fatto durante le mie vacanze estive) è
un reportage di guerra classico sebbene un po' bizzarro: è
un viaggio avventuroso 'on the road' che contiene elementi
di intrigo politico, ma anche di racconto didattico e di commedia
noir.
L'articolo raccontava la storia di Anderson e di altri quattro
giornalisti che nel corso dello stesso anno si erano recati
in Bosnia. Tutti e cinque avevano lavorato nei Balcani come
reporter di guerra. Cinque anni dopo la fine delle ostilità,
nell'estate del 2000, erano tornati a Sarajevo. Dopo una nottata
passata a scambiarsi racconti, bere birra e a pensarci su,
avevano avuto un'idea sensazionale sebbene un po' stravagante,
quella di mettersi sulle tracce del criminale di guerra Radovan
Karadzic, trovarlo e consegnarlo alla giustizia. Con l'aiuto
di un poliziotto serbo convinto che i giornalisti fossero
in realtà membri di un commando della CIA, i cinque
si misero sulle tracce dell'uomo più ricercato di tutta
Europa. Fino a quando la CIA non si fece viva....
Dopo aver letto il pezzo su 'Esquire', identificandone il
potenziale cinematografico, Johnson ha voluto incontrare a
Los Angeles Anderson ed altri due giornalisti americani John
Falk e Sebastian Junger (Philippe Deprez e Harald Doornbos
completavano il quintetto).
"Mi sottoposero una storia basata sul periodo che avevano
trascorso in Bosnia'' ricorda Johnson. "La storia mi
piacque perché era molto ricca di humor ma aveva anche
elementi spionistici come 'IL TERZO UOMO'. Johnson sottopose
l'idea a Intermedia, nella speranza di farne un film.
“Ero alla ricerca di qualche progetto interessante,
del tipo di film indipendente” ricorda il produttore
Scott Kroopf. “Così, quando lessi l’articolo
pensai che era davvero una storia interessante. Assieme a
Mark decidemmo di cercare qualcuno per sviluppare il progetto”.
Il dirigente di Intermedia Alex Litvack propose il regista
e sceneggiatore Richard Shepard, che aveva appena finito di
girare MATADOR, una commedia noir in cui Pierce Brosnan interpreta
la parte di un uomo anziano. Il film aveva avuto un successo
di critica e di pubblico per la sua sapiente combinazione
di dramma, commedia e analisi del personaggio. “Avevo
visto MATADOR, che Richard aveva scritto e diretto, e avevo
fiducia nelle sue possibilità,” spiega Johnson.
“La cosa interessante è che dopo il film Richard
aveva anche girato gli episodi-pilota di due serie televisive
assai diverse fra loro - CRIMINAL MINDS e UGLY BETTY - entrambe
erano andate avanti ed avevano avuto successo.” “Avevamo
tutti visto MATADOR e avevamo pensato che fosse perfetto per
il nostro progetto,” ricorda Kroopf. “Richard
non solo è un grande sceneggiatore ma aveva fatto un
ottimo lavoro come regista ed aveva saputo tirare fuori da
Pierce Brosnan una interpretazione incredibile.”
Dopo il successo di MATADOR, lo sceneggiatore e regista Richard
Shepard era già alla ricerca di nuovi progetti. “In
realtà mi interessava a girare un film in uno scenario
post-bellico,” ricorda. “Mi ero interessato a
quello che stava succedendo in Iraq e stavo pensando che forse
avrei potuto girare a Baghdad, ma mia moglie era assolutamente
contraria. Ero alla ricerca di qualcosa come IL TERZO UOMO,
che è uno dei miei film preferiti e che si svolge a
Vienna nel secondo dopoguerra. Avevo già parlato a
diverse persone di questa mia idea.”
Mark Johnson e Scott Kroopf si misero dunque in contatto con
Shepard, gli sottoposero l'articolo di Scott Anderson, e gli
chiesero se lo trovasse interessante. Dapprima Shepard ha
esitato. “Mi spaventava soprattutto il fatto di non
sapere molto della questione e della stessa Bosnia,"
spiega Shepard, “ma Johnson e Kroopf mi hanno spinto
a leggere il pezzo di 'Esquire e l'ho trovato così
affascinante che alla fine ho chiesto di andare a Sarajevo
per fare delle ricerche”.
IN VIAGGIO PER LA BOSNIA
"Secondo
un vecchio detto bosniaco quando una bottiglia di questa roba
è sul tavolo, il diavolo si siede in un angolo e se
la ride"
– Duck
Verso
la fine del 2005, Shepard si è messo sulle tracce di
Scott Anderson e dei suoi colleghi. E' volato a Sarajevo,
ha soggiornato all'Holiday Inn (base di tutti i reporter in
tempo di guerra), e si è messo in viaggio verso sud
diretto al villaggio di Celebici, poco lontano dai confini
con il Montenegro. E' la zona dove era più forte l'appoggio
a Radovan Karadzic ed era considerato il posto in cui nel
2000 si nascondeva il criminale di guerra. Dice Shepard: "Ritrovarsi
in Bosnia, rivivendo quanto avevano sperimentato i cinque
giornalisti, improvvisamente mi ha 'rivelato' il film. Ho
realizzato il potenziale dell'articolo di 'Esquire' e questo
mi ha costretto a cominciare a scriverlo." Ma l'accordo
era che lo stesso Shepard, oltre a scriverlo, avrebbe dovuto
dirigerlo. "Per me, scrivere il soggetto e dirigerlo
faceva parte dello stesso processo. Mi piace portare avanti
le cose in questo modo. Più tempo passavo in Bosnia,
intervistando giornalisti e personale della NATO e delle Nazioni
Unite per capire che cosa stava davvero accadendo lì,
più chiaramente il film mi si materializzava davanti."
Shepard si è messo subito in moto: ha parlato con i
rappresentanti dell'ONU, con giornalisti di guerra, e reduci
del conflitto nei Balcani. Quindi, usando l'articolo di Scott
Anderson come punto di partenza, ha cominciato a scrivere
la sceneggiatura. Questa non sarebbe stata una lezione di
storia o un trattato politico, ma il racconto di tre personaggi
alla ricerca di se' stessi, un film 'on the road' disegnato
sullo sfondo di un paese che ancora fatica a uscire dalle
conseguenza di una guerra sanguinosa. "Ciò che
è successo in Bosnia è stato terribile e non
è possibile rendere più 'elegante' una simile
tragedia. Tuttavia nello scrivere la sceneggiatura del film
mi sono preso determinate libertà, "dice Shepard.
"Ho creato personaggi completamente inediti e ho romanzato
alcuni particolari per poter raccontare la storia che volevo
narrare. Ma ciò che è successo a quel popolo
c'è tutto nella sceneggiatura. C'è l'ingiustizia
perpetrata dalla comunità internazionale che non vuole
catturare questi criminali di guerra e in realtà praticamente
tutti quegli elementi che nella sceneggiatura sembrano fittizi
sono basati su fatti realmente successi. Ho inventato i caratteri
dei tre protagonisti, perché i cinque giornalisti nella
realtà hanno quasi tutti la stessa età ed hanno
personalità molto simili. Volevo invece avere tre personaggi
di età differenti - uno più maturo, uno più
giovane ed uno di mezza età. Tutti nel corso del film
compiono un proprio viaggio personale."
In THE HUNTING PARTY lo scenario post-bellico fornisce il
contesto drammatico per un racconto costruito sui tre personaggi.
"Per me una buona sceneggiatura ruota sempre intorno
ai personaggi," dice Mark Johnson. "Potete avere
un sacco di azione o inseguimenti e colpi di scena ma se tutto
questo non coinvolge personaggi per i quali lo spettatore
nutre una sorta di empatia e di comprensione, tutto vale meno
di zero. Anni fa ho girato GOOD MORNING VIETNAM con Robin
Williams, la prima pellicola che ha trattato il Vietnam con
un approccio comico. Era un film molto divertente e nessuno,
neppure i veterani, hanno pensato che fosse irriverente. Ritengo
che sia una scelta simile a quella che abbiamo fatto qui.
E' una pellicola acuta e intelligente, ma nella quale non
mancano i momenti estremamente toccanti."
LA
REAZIONE DEI GIORNALISTI
“Ridete
a tutte le loro battute e non fissate mai il nano”
- Simon
La sceneggiatura di Shepard ottenne l'approvazione unanime
di Scott Anderson e dei suoi colleghi, che conoscevano personalmente
la situazione bosniaca. Anderson, veterano di guerre in ogni
parte del mondo, riconosce che il conflitto in Bosnia e Croazia
era diverso dagli altri. "Per quanto fosse una guerra
terribile e devastante, in essa c'era anche qualcosa di ridicolo.
Era una situazione potenzialmente pericolosa, eppure tutti
noi ci sentivamo come risucchiati in qualcuna delle nostre
fantasie infantili. Forse tutti i bambini sognano di essere
scambiati per spie e immaginano che sia 'forte'". Afferma
Anderson: "Tutte le volte che si trasforma un articolo
di giornale o un libro in soggetto cinematografico, ne viene
fuori qualcosa di molto diverso. Invece penso che Richard
Shepard sia riuscito a catturare molto dell'assurdo che abbiamo
sperimentato personalmente, vivendo quell'esperienza".
"In più Shepard ha saputo aggiungere un po' di
dramma al racconto ed è possibile ritrovarvi molti
degli aspetti dei conflitti balcanici" dice Philippe
Deprez.
VERITA' O CONSEGUENZE?
“Già
lo stanno cercando tutti quelli dell’ONU, della CIA
e della NATO e ogni maledetto cacciatore di taglie, Chuck
Norris compreso” - Duck
I realizzatori
di THE HUNTING PARTY erano molto preoccupati da come il loro
film sarebbe stato accolto dalla gente che raccontava. Anche
se la pellicola parla di un criminale di guerra serbo-bosniaco,
l'obiettivo non era quello di mettere sotto accusa i serbi.
Il film si basa su una storia vera di giornalisti che vanno
alla ricerca di Radovan Karadic, il criminale di guerra più
ricercato di Bosnia.
"L'idea di cambiare l'etnia della 'Volpe' solo per non
dispiacere ai serbi ci sembrava fuori luogo" spiega il
regista. "Se nella realtà il cattivo che i giornalisti
stanno cercando fosse stato un croato, sarebbe rimasto tale
anche nel nostro film"
Shepard ci tiene anche a ricordare come il Tribunale Internazionale
dell'Aja che deve giudicare i crimini di guerra nella ex Jugoslavia,
abbia messo sotto accusa personaggi di tutte le etnie, serbi,
croati e musulmani. "Purtroppo la guerra di Bosnia ha
tirato fuori il peggio di molta gente".
"La morale di THE HUNTING PARTY," sostiene Shepard
"è quella di non puntare l'indice solo contro
i cattivi che appaiono nel film, ma quella di guardare anche
alla comunità internazionale, dagli Stati Uniti all'Europa
e all'ONU e chiedersi perché non hanno catturato questi
maxi-ricercati. Il fatto che queste persone siano ancora alla
macchia dopo oltre dieci anni e' un insulto alla memoria delle
vittime del genocidio bosniaco".
Il cast e la troupe locale del film era composto da cineasti
serbi, croati e bosniaci. "Durante la guerra Sarajevo
era una città assediata, ma i suoi residenti, almeno
all'inizio, non si divisero secondo linee etniche. Si sentivano
prima di tutto cittadini di Sarajevo. E' uno spirito che continua
a vivere in città ed è stata una delle ragioni
principali che hanno fatto sì che Sarajevo non cadesse
nelle mani dei serbi durante la guerra di Bosnia. Per noi
è stato estremamente importante che il cast e la troupe
del film rappresentassero tutte le realtà etniche della
regione. Ci ha permesso di avere un approccio corretto e ci
ha fornito utili indicazioni.”
Alcuni si sono chiesti come mai Radovan Karadzic non fosse
citato con il suo vero nome: infatti, il 'cattivo' del film
è un personaggio di nome Boghanovic, meglio conosciuto
come 'La Volpe'. "I veri giornalisti erano sulle tracce
di Karadzic," ricorda Shepard, "ma io volevo che
il 'mio' criminale di guerra si muovesse e parlasse in un
modo diverso da Karadzic. Creando un personaggio fittizio
ho avuto maggior margine di manovra per fare un film piuttosto
che un documentario. Quel che è triste è che
le colpe di cui la Volpe è accusato nel nostro film
impallidiscono in confronto a quelle reali di cui il tribunale
dell'Aja accusa Karadzic e Ratko Mladic".