Nick
Angel è un eroe vero e proprio come da tanto tempo
non se ne ammiravano le gesta al cinema. Ha collezionato più
arresti di qualsiasi altro poliziotto del Regno Unito. E’
l’orgoglio del nuovo corso della sicurezza inaugurato
da Tony Blair.
Nick Angel però non è un giustiziere della notte,
è fin troppo rispettoso dei regolamenti, della legge,
delle gerarchie, non soffre di manie di persecuzione, non
è ossessionato dagli assassini ed ha un rapporto equilibrato
e distaccato con il mondo criminale.
Nessun serial killer gli guasta le notti con incubi ricorrenti.
L’unica vittima di tanto equilibrio è la moglie
che ne chiede il divorzio fin dalle prime martellanti ed esilaranti
sequenze. Angel viene lo stesso punito dai superiori e spedito
in una tranquilla e sonnolenta cittadina della provincia inglese.
Anche Sandford ha un record. Non si verifica un reato penale
da almeno vent’anni. La comunità ne è
orgogliosa e si oppone al primo poliziotto di Londra dalla
manetta facile che ne turbi la quiete. Angel si vede intrappolato
in quello che ha sempre fuggito con tutto se stesso, l’ignavia
e la nullafacenza. Sandford lo impigrisce tra riunioni di
comitati di quartiere, gare di birra al pub, code al supermercato
e rappresentazioni teatrali di dubbio gusto. Sandford ne fiacca
l’attitudine all’investigazione e ne atrofizza
l’intuito.
Ma nel villaggio le cose non sono come appaiono e la superficie
di rispettabilità è incrinata da strani incidenti
che ad uno ad uno coinvolgono i diversi personaggi del paese.
Rallentato e depistato dagli stessi colleghi che dovrebbero
aiutarlo, Angel scoprirà a sue spese che la vita di
campagna non è al riparo dalla sete di sangue che anima
ogni essere umano. Dove chiunque vedrebbe solo delle coincidenze
tra le diverse morti, Angel ne indovina uno schema delittuoso
ben preciso che lo porterà a fare pulizia e a risolvere
uno dei casi più complessi della sua carriera.
Costruito in tre blocchi narrativi, l’arrivo in città,
le indagini ostacolate e lo scontro finale tra buoni e cattivi,
Hot Fuzz è
un fumettone che mischia spericolatamente almeno tre, quattro
generi narrativi, in un crescendo barocco che mette a dura
prova la resistenza dello spettatore. L’uso dei generi
vorrebbe essere la vera forza del film, Simon Pegg ed Edgar
Wright, attore, autore e regista, se ne servono in senso orizzontale
e non verticale, in modo che ogni sequenza li contenga contemporaneamente,
non preoccupandosi troppo del risultato finale.
Un poliziesco adrenalinico con riferimenti espliciti e abbondanti
alla saga di Bad Boys
e alla produzione muscolare e testosteronica fatta di sparatorie
e di esplosioni di Jerry Bruckheimer, ma Hot
Fuzz è anche una commedia grottesca
che riprende gli stilemi dell’humor britannico e per
non farsi mancare niente non si risparmia i toni demenziali
e lo splatter di primordiale e gratuita violenza. Un'opera
che punta per due ore a iniettarti uno stato di eccitazione
senza soluzione di continuità, senza curare troppo
la qualità dei suoi effetti. A forza di mischiare con
disinvoltura Notting Hill
e Point Break,
un intero repertorio di cinema americano Anni Settanta, Simon
Pegg ed Edward Wright, autore, protagonista e regista, dopo
L’alba dei morti dementi,
perdono di vista l’unità della trama, lo scopo
dei personaggi e si lasciano andare a un giocattolo tanto
rutilante quanto faticoso a digerire. [matteo
cafiero]