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Anno
2012
Nazione
USA
Genere
drammatico
Durata
98'
Uscita
04/04/2013
distribuzione
20th Century Fox |
Regia |
Sacha
Gervasi |
Sceneggiatura |
John
J. McLaughlin, Stephen Rebello |
Fotografia |
Jeff
Cronenweth |
Montaggio |
Pamela
Martin |
Scenografia |
Judy Becker |
Costumi |
Julie
Weiss |
Musica |
Danny Elfman |
Produzione |
Montecito Picture Company, The, Fox Searchlight Pictures |
Interpreti |
Scarlett
Johansson, Jessica Biel, Anthony Hopkins, Michael Stuhlbarg,
Helen Mirren, Toni Collette, Ralph Macchio, Danny Huston,
James D'Arcy, Michael Wincott |
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L'ossessione
di un uomo: la bionda algida; il timore dell'abbandono; la
gelosia. L'ossessione di un regista “genio”: un
film che nessuno vuole produrre; evitare la ripetitività
di un modello di successo; il pericolo del fallimento. Queste
sono le ossessioni di Sir Alfred Hitchcock come vengono dipinte
a tinte fosche nella pellicola tratta dal libro di Stephen
Rebello: Hitchcock, L'incredibile
storia di Psycho.
Si perchè le ossessioni del Maestro della suspense
sono riassunte in un arco di tempo molto preciso, il 1959,
periodo in cui Hitch – come amava farsi chiamare da
amici e collaboratori più intimi – reduce dal
successo di Intrigo Internazionale
è alla ricerca di un nuovo soggetto per il suo prossimo
film. Con l'incubo di apparire ancora un Maestro, ma sul viale
del tramonto; con la Paramount a chiedere un film blockbuster
alla Intrigo Internazionale;
con la fedele collaboratrice e moglie Alma Reville impegnata
su un progetto autonomo per uscire dal cono d'ombra ingombrante
del marito, Hitch si innamora di una storia violenta, nera
come l'inchiostro, una storia infilmabile a detta di tutti...
ma non da lui o forse proprio per questo. Trattansi di un
oscuro romanzo della scrittore Robert Bloch, intitolato
Psycho. La storia del serial killer
Ed Gein, del suo rapporto morboso con la madre, l'assassinio
di più di 37 donne, del loro smembramento, dell'utilizzo
di parte anatomiche a decorare la casa dell'orrore in cui
viveva, diventa l'ossessione più grande per il maestro.
E noi con lui veniamo accompagnati dallo stesso Gein, novello
Virgilio di dantesca memoria, all'interno dell'oscurità
delle sue ossessioni a metà strada tra finzione e realtà,
commedia e orrore come si caratterizza la filmografia del
grande regista.
Il film ci racconta un
Hitch inedito agli occhi dei più, accompagnandoci dentro
la Hollywood di un tempo in cui non è difficile scorgere
in controluce i meccanismi produttivi ed industriali di quella
odierna. Un viaggio nel tempo, dentro la genesi di quello
che sarà uno dei più grandi successi commerciali
del Maestro (che per produrlo lui stesso dovette impegnarsi
la villa, e per il quale non conobbe la soddisfazione di un
premio Oscar, mai avuto nella sua carriera fatta eccezione
per un repentino “alla carriera” ricevuto nel
1979 pochi anni prima della sua morte), per incontrare con
grande aderenza fisica e psicologia ai personaggi le donne
protagoniste del film come Vera Miles e Janet Leigh ed un
giovane, impacciato, ossessivo Anthony Perkins nel ruolo del
protagonista.
Ma l'aspetto più interessante è il rapporto
tra il maestro e la moglie/collaboratrice/amica Alma, un rapporto
di amore/odio, collaborazione/competizione, luce/ombra a cui
Anthony Hopkins (Hitch) ed Helen Mirren (Alma) donano un'emotività
che colpisce al cuore generando un'inaspettata emozione proprio
lì dove non te lo aspetti.
Un film che si apre e chiude con due sequenze visivamente
molto simili (le prime di due film di successo), ma emotivamente
assai diverse, frutto di un percorso emozionale vissuto e
consumato in compagnia dello spettatore, che esce dalla sala
con la netta convinzione non solo di aver assistito, ma di
aver fatto parte di un pezzo di storia del cinema.
[fabio melandri]
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