Pretenzioso
nella sua iconografia high-tech, arrogante nell’uso
terroristico della musica e degli effetti sonori, pasticcione
e disarticolato nella costruzione della storia. Disseminato
di personaggi eccentrici e bizzarri il film sbrodola velocemente
nel campo del già visto, cadenzato da un andamento
lento che invece di esaltare l’intenzione claustrofobia
del regista, finisce per indispettire ulteriormente lo
spettatore. L’elegante fotografia giocata sui toni
fortemente chiaroscurali non salvano un film che, al di
là di una eleganza formale di maniera, delude quegli
spettatori in cerca di forti emozioni. [fabio
melandri] |
|