Prendete
posto e mettetevi comodi per una storia d’amore, fedeltà,
compassione, accettazione. Una storia che può facilmente
diventare un classico natalizio per grandi e piccini.
Accomodatevi e munitevi di fazzoletti, perché le lacrime
verranno facilmente versate sia per i predisposti geneticamente
sia per i duri di cuore, a cui il film non lascia scampo almeno
in un paio di sequenze.
Hachiko è infatti la storia
di Hachi, un cane di razza Akita, e dell’amicizia speciale
con il suo padrone. Ogni giorno Hachi accompagna il professor
Parker (Richard Gere) alla stazione e lo aspetta al suo ritorno
per dargli il benvenuto. L’emozionante e complessa natura
di quello che si svela quando la loro routine viene interrotta,
è ciò che rende la storia di Hachi una favola
per tutte le età. L’assoluta dedizione di un
cane nei confronti del suo padrone ci mostra lo straordinario
potere dei sentimenti, di come anche il più semplice
fra i gesti possa diventare la più grande manifestazione
di affetto mai ricevuta.
Remake di una pellicola giapponese del 1987 (Hachiko
Monogatari), il film narra la storia vera di Hachiko
che nel 1924 venne portato a Tokyo dal suo padrone, Hidesamuro
Uyeno, un professore della facoltà di agraria dell’università
di Tokyo. Durante la vita del suo padrone, Hachiko lo salutava
sulla porta di casa e gli andava incontro alla fine della
giornata aspettandolo alla vicina Stazione Shibuya. Questa
routine quotidiana andò avanti fino ad una sera del
maggio 1925, quando Uyeno non fece ritorno con il solito treno.
Quel giorno il professore aveva avuto un ictus. Morì
e non tornò mai alla stazione dove il suo amico lo
stava aspettando.
Dopo la morte del suo padrone, Hachiko venne dato via, ma
scappava regolarmente per tornare alla sua vecchia casa. Dopo
qualche tempo, Hachi si rese conto che il professor Uyeno
non viveva più lì, così andò a
cercare il suo padrone alla stazione dei treni, dove lo aveva
accompagnato così tante volte in passato. Ogni giorno
Hachiko attese il ritorno di Uyeno per oltre 10 anni quando
si spense l’8 marzo 1935. Da allora una sua statua di
bronzo è stata posta all’uscita della stazione
di Shibuya, luogo degli eventi sopra narrati.
“Volevamo raccontare una di quelle storie che si narrano
intorno al fuoco. Una storia semplice, una fiaba anche per
gli adulti - così raccontava Richard Gere alla presentazione
del film durante l’ultimo Festival Internazionale del
Film di Roma – Una storia d’amore su un sentimento
talmente profondo da andare oltre la specie o il sesso.”
Ed il film colpisce l’obiettivo grazie ad una sceneggiatura
capace di dosare ogni elemento zuccheroso senza strafare troppo
e soprattutto grazie alla performance dell’attore protagonista,
il cane di razza Hachi, capace di spingere tanto al sorriso
quanto alla lacrima attraverso un semplice sguardo che colpisce
dritto al cuore.
Un film che mantiene quanto promette, capace di toccare le
corde più intime dello spettatore in maniera furbetta
ma senza malizia; consigliato a chi nel cinema è in
cerca di emozioni, commozione e buoni sentimenti. Ed un messaggio
alla specie umana che si ritrova più buona solo a Natale…
meditate gente… meditate…
[fabio melandri]