La
vita è fatta di scelte! Da questo assunto per niente
originale il regista e sceneggiatore Benito Zambrano ha messo
inscena una coloratissima e musicale commedia ambientata all’Havana.
La scelta tra seguire i propri sogni o essere coerente con i
propri ideali, tra aprirsi al mondo o rimanere chiusi nel proprio
rassicurante guscio è quella che nel mezzo del cammino
della loro vita metterà uno di fronte all’altro
dividendoli per sempre i due amici per la pelle Ruy e Tito,
musicisti senza un soldo che sopravvivono in quell’inferno
ma nello stesso paradiso che può essere l’Havana.
La mela della discordia sarà l’arrivo a Cuba di
due manager spagnoli in cerca di gruppi misconosciuti cubani,
rappresentanti della musica underground dell’isola caraibica,
da produrre ed esportare nel mondo. Ma come spesso accade la
politica condizionerà il progetto musicale scuotendo
interrogativi importanti e riflessioni se vogliamo anche banali
ma su cui non si è mai riflettuto abbastanza.
Habana Blues è un viaggio nella capitale cubana meno
turistica e conosciuta ma meravigliosamente fotografata e di
sicura suggestione anche per i non fanatici dell’Isola;
un viaggio nelle vite dei cubani tra l’amore per la propria
terra e l’opposizione ad un potere politico amato ed odiato,
che si prende cura di te (?) e castra i sogni ed i desideri
delle giovani generazioni, poste davanti all’idea di fuga
nella notte su una lancia verso la Florida o su un aereo in
cerca di fortuna ma con un prezzo politico da pagare.
Habana Blues seppur non incanti dal punto di vista musicale
(siamo lontani dal documentario antropologico Buena
Vista Social Club), si caratterizzi da un andamento meccanico
e prevedibile nella scansione degli eventi (vedi il concerto
finale consolatorio e liberatorio) e soffra una durata francamente
eccessiva (quasi due ore) rimane piacevolmente nella mente degli
spettatori per la leggerezza di racconto che miscela in maniera
assai naturale elementi da commedia con la critica politica
e sociale al regime castrista, parentesi musicali con i piccoli
drammi di sopravvivenza del generoso popolo cubano, capace di
affrontare la vita sicuramente facile con il sorriso sulle labbra
e la disperazione di un ottimismo innato a quelle latitudini.
Un film che come dice il regista “parla di Cuba come scusa
per affrontare l’intero universo dei sentimenti e delle
amicizie, dell’amore, a famiglia, le paure e i desideri
di ogni esistenza...”
Un film in cui è facile immedesimarsi ed accogliere con
simpatia i personaggi e le loro piccole vicende che appaiono
alla fine così simili alle nostre seppur così
lontani eppur così vicini.
[fabio melandri]
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