Annunciato
come film evento, come opera che ha rivoluzionato il cinema
del post-Unione Sovietica, come saga horror-fantasy campione
di incassi in patria e primo capitolo di una trilogia che vuole
fare impallidire quella de Il Signore
degli Anelli, arriva anche in Italia distribuito dall’americana
20th Century Fox e distributrice anche dei prossimi due capitoli,
di cui il conclusivo anche in veste di casa produttrice, I
Guardiani della notte.
Ambientato nella Mosca contemporanea, narra della battaglia
ultraterrena per mantenere la tregua millenaria tra le forze
della Luce e quelle dell’Oscurità. Per secoli i
guardiani della Luce hanno sorvegliato gli Esseri del Mondo
Oscuro quali vampiri, streghe, mutaformi e stregoni e viceversa.
L’obiettivo era mantenere quel delicato equilibrio tra
Bene e Male su cui si fonda l’attuale mondo. Ma qualcosa,
o meglio qualcuno predestinato a mutare lo stato delle cose
e condurre alla battaglia che romperà per sempre tale
equilibrio ha fatto la sua scelta di campo...
I guardiani della notte è
tratto dall’omonimo romanzo del prolifico Sergei Lukyanenko,
autore degli altri due capitoli della trilogia, Day
Watch e Dusk Watch ed è
diretto dall’enfant prodige del cinema sovietico Timur
Bekmambetov, acclamato autore di spot pubblicitari (Coca-Cola,
Apple, Microsoft) e video musicali.
Un’opera dalla grandiosità della messa in scena,
dalla visionarietà barocca, piena di effetti speciali,
talvolta ridondanti, che nulla hanno da invidiare a quelli americani
e che dimostrano una inaspettata vitalità industriale
del cinema russo.
Ma un qualcosa non gira per il verso giusto. Il film è
appesantito da una sceneggiatura incapace di sintesi in alcune
parti o che male ha sintetizzato il romanzo che immaginiamo
poderoso. Alcuni passaggi risultano quindi troppo oscuri o troppo
velocemente risolti per poter seguire le vicende in maniera
comprensibile. Il rischio è quello di perdersi dietro
ad immagini ricchissime e soluzioni registiche di grande eleganza
ed inventiva ma troppe volte fine e se stesse. L’immagine
finisce per disturbare la logica narrativa ed il risultato è
un gigante dai movimenti rallentati e dall’andatura claudicante.
Giudizio sospeso in attesa dei seguenti capitoli e soprattutto
degli inevitabili dvd extended-version di cui non dubitiamo
minimamente faranno presto loro apparizione sugli scafali di
videoteche prima e delle nostre case poi. Ci auguriamo solo
che l’esperienza di questo primo capitolo permetta la
regista Bekmambetov di dominare meglio il materiale filmico
nel futuro e di declinare il suo talento al servizio della storia.
Il genio c’è, ma non serve esibirlo in maniera
così ridondante.
[fabio
melandri]
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