L’uomo
che amava gli orsi, più della sua stessa specie, più
di se stesso. Ex-alcolista, attivista-naturalista convinto
ed ortodosso, Timothy Treadwell dopo aver passato 13 estati
in zone remote dell’Alaska, vivendo a contatto diretto
con i grizzly, fu da uno di questi aggredito, dilaniato e
sbranato, il tutto in presa diretta con la sua videocamera
a cui però non fece in tempo a liberare l’obiettivo
dalla sua protezione. Ci rimane così il solo audio
con le grida di dolore dell’uomo, i suoi inviti incessanti
e sempre più drammatici e disperati alla fidanzata
- perita anche lei - di fuggire, i grugniti dell’orso,
i rumori della carni che si lacerano sotto i denti aguzzi
dell’animale. Sequenza resa dal racconto in prima persone
del regista tedesco Werner Herzog, che ancora una volta racconta
la storia di uomini al loro modo “straordinari”
a contatto con una natura altrettanto “straordinaria”.
Un racconto in prima persona di Timothy Treadwell, “dead
man walking” che si/ci racconta sguardo in macchina
con i filmati da lui girati nei giorni precedenti la sua morte.
Un countdown drammatico ed irreversibile che aggiunge un senso
di ineluttabilità ed impotenza nel racconto della vita
di un uomo diviso tra grandi amori ed altrettante incomprensioni
dei genitori, delle sue ex-fidanzate ed anche dei suoi tanto
amati orsi che così strenuamente e con un pizzico di
incoscienza continuava a studiare, sfidare nel loro habitat
naturale, in mezzo alla wilderness canadese.
Herzog non si nasconde dietro la macchina da presa, dietro
le forbici di un montaggio di materiali “alieni”,
ma prende posizione, con coraggio contro l’oggetto della
sua stessa riflessione. “Dove lui vedeva essere capaci
di provare emozioni e sentimenti – chiosa il regista
- io vedevo solo una fredda macchina programmata semplicemente
a procurarsi del cibo”. Una sfida dell’uomo contro
la natura aspra, selvaggia e forte, capace di regalare altrimenti
momenti di rara dolcezza come nell’amicizia, questa
sì apparentemente ricambiata, di una volpe e dei suoi
piccoli a cui fanno da contrappeso le immagini violente di
un combattimento tra orsi per la conquista della femmina del
branco.
Un racconto che è un canto disperato di un uomo alla
ricerca di “amore” quel’amore forte e ricambiato
che Timothy non aveva trovato nell’uomo e che pensava/sperava
di aver trovato nella bestia.
[fabio melandri]
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