Goodbye Mr Zeus
id.
Regia
Carlo Sarti
Sceneggiatura
Carlo Sarti
Fotografia
Gigi Martinucci
Montaggio
Paolo Cottignola, Fabio Bianchini
Scenografia
Paola Zamagni
Costumi
Valentina Concetti
Musica
Andrea Guerra, Home, John Mario, The Ravenmaster, Smack Daniel's
Interpreti
Chiara Muti, Fabio Troiano, Max Mazzotta, Umberto Bortolani, Mirko Rizzotto, Aldo Sassi
Produzione
ITC Movie
Anno
2010
Nazione
Italia
Genere
commedia
Durata
90'
Distribuzione
Archibald Enterprise Film
Uscita
25-06-2010
Giudizio
Media

L'inizio. Il traffico, il caldo, un personaggio ancora senza nome abbandona l'auto e se ne va. Se il personaggio in questione è interpretato da Michael Douglas e il film si intitola Un giorno di ordinaria follia, siete fortunati. Peggiore è la vostra sorte se l'attore è Fabio Troiano (quelllo di Dopo Mezzanotte) e la pellicola si chiama Goodbye Mr. Zeus: entro i prossimi dieci minuti imparerete a detestare i due personaggi principali, entro i prossimi venti detesterete direttamente il film e il suo autore.
La storia è quella di Alberto, prigioniero di detestato lavoro e fidanzata invadente (Chiara Muti), in cerca della libertà: la imparerà dal suo pesce rosso, lo Zeus del titolo. E se il regista, Carlo Sarti, si fosse ispirato al suo più celebre collega Renè Ferretti, e avesse chiesto qualche dritta al pesce durante la lavorazione, forse il film sarebbe uscito meno peggio di quello che è ora.
La regia è vagamente dilettantesca, con tagli di inquadratura che nemmeno in un filmino del matrimonio per non parlare della sciatteria con cui vengono gestite scenografie e location; uno per tutti basti l'esempio dell'ufficio del direttore del carcere, in cui fa bella mostra una libreria zeppa di narrativa. Se proprio devi girare nel salotto di casa tua per limiti di budget, hai tutto il nostro rispetto, ma, cavolo, non c'è bisogno di essere Visconti o Kubrick per spostare la collezione Einaudi e sostituirla, che so io, con un codice civile e un paio di faldoni.
La sceneggiatura, nonostante sia stata premiata al Solinas, è vagamente imbarazzante, vuoi per la naturale antipatia dei personaggi principali sia per un generale ripiego a cliché comici (???) che ottengono solo di essere irritanti. Dubito si tratti soltanto di una mia impressione, tenendo conto che di risate in sala non ne ho proprio sentite.
Non aiuta a rendere gradevole il film il becero vittimismo del suo regista e sceneggiatore nel corso della conferenza stampa: si lamenta dello scarso budget con cui ha dovuto lavorare, ma poi salta fuori che il già citato Dopo mezzanotte di Ferrario, film due spanne sopra a questo, è stato girato con la metà dei soldi; si lamenta anche di una presunta pregiudiziale italiana contro i “film surreali”, ma di surreale qui c'è soltanto l'eventualità che il pubblico premi un film del genere.
[davide luppi]