Go Go Tales
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Regia
Abel Ferrara
Sceneggiatura
Abel Ferrara
Fotografia
Fabio Cianchetti
Montaggio
Fabio Nunziata
Scenografia
Frank De Curtis
Costumi
Gemma Mascagni
Musica
Francis Kuipers
Interpreti
Willem Dafoe, Roy Dotrice, Bob Hoskins, Matthew Modine, Riccardo Scamarcio, Burt Young,
Asia Argento, Justine Mattera, Stefania Rocca, Bianca Balti, Shanyn Leigh
Produzione
Bellatrix Media, Go Go Tales Inc., De Nigris Productions
Anno
2007
Nazione
USA, Italia
Genere
commedia
Durata
100'
Distribuzione
Mediafilm
Uscita
20-06-2008
Giudizio
Media

Otto ha impiegato Abel Ferrara ha realizzare Go Go Tales, storie che si intersecano, si compiono e rimangono sospese all’interno del Ray Ruby’s Paradise, locale di spogliarelliste con uno spiccato senso degli affari, manco fossero i procuratori di calciatori nazional-popolari, diretto con una certa allegria da Ray Ruby (Willem Dafoe), coperto di debiti fino al collo, ed attaccato all’ultima speranza chiamata Lotto. Il fato vuole, o meglio la sceneggiatura dello stesso Ferrara - costretto a scriversi i film da solo dopo che il suo fido sceneggiatore Nicholas St. John non ha più interesse a lavorare nel cinema e la morte di Zoe Lund, autrice de Il cattivo tenente, sul cui prossimo remake ad opera di Herzog con Nicholas Cage protagonista, così si è espresso Ferrara: “Mi hanno fatto giurare di tenere la bocca chiusa, ma se non riesci a tirare fuori idee originali per fare il tuo film, lascia stare il mio. Non hanno le palle per avvicinarsi al mio.” – che Ray effettivamente vinca al lotto una cifra cospicua, con l’unico svantaggio che il suo contabile non riesce a ritrovare il biglietto vincente.
Parallelamente, il palcoscenico del Paradise si popola di curiosi personaggi, come il fratello ricco ma poco talentuoso che si esibisce con un cagnolino ed una pianola per bambini, una ballerina di lap dance che bacia in bocca il suo rottweiler – un’Asia Argento che avrebbe rinnegato il film per quella scena rea di averle fatto perdere numerosi contratti e su cui Ferrara non ci è andato particolarmente leggero: “Anche io avrei dovuto dirigere i Predatori dell’Arca Perduta… non fatemi dire altro” -, ballerine rimaste in cinta, buttafuori con pretese attoriali e via discorrendo.
Le storie si intrecciano senza una logica, come fili di una tela impazzita nelle mani di un Willem Dafoe bravo, ma poco assecondato dal resto del cast nonostante nomi altisonanti e belle facce come Bob Hoskins, Matthew Modine, Burt Young. Produzione italo-americana che paga il suo tributo con la presenza di Stefania Rocca (aggressiva al punto giusto), Asia Argento (la solita Asia), Justine Mattera (direttamente dalla televisione dove si è fatta notare come clone di Marilyn Monroe ed ex-moglie di Paolo Limiti) ed in ultimo Riccardo Scamarcio, con una performance che lascia privi di ogni commento.
Un girotondo impazzito di storie e personaggi dominato dalla ricerca dei soldi per portare avanti il locale, ossessione che in parte è quella di un regista indipendente per poter girare i suoi film. “Mio padre era un allibratore – continua Ferrara – Ma mi ha insegnato che devi scommettere solo su te stesso. In America si viene pagati ogni venerdì. Ma non per questo lavoro. Anche Ruby non fa altro che scommettere su se stesso.”
Incostante, imperfetto come il suo autore, Go Go Tales manca di un rigore formale capace di tenere in piedi storie e personaggi che, seguendo anche l’indole del regista verso l’improvvisazione, sembrano essere troppo lasciati a se stessi, abbandonati e senza un biglietto della lotteria a risollevarne le sorti.
[fabio melandri]