Ci sono
dei film che si vedono con piacere, senza troppo impegno intellettivo,
che magari rimangono in mente lo spazio di una serata tra
amici e che vanno a comporre la fanteria di quella che è
un'industria cinematografica.
Il cinema americano ne è pieno e Giustizia
privata ne fa di diritto parte.
Sotto la regia funzionale di F. Gary Gray, nel suo una garanzia,
lo scontro tra il cattivo/buono Gerald Butler, padre di famiglia
a cui hanno trucidato sotto i propri occhi la sua famiglia,
ed il buono/con l'animo infame Jamie Foxx, procuratore distrettuale
più interessato a far carriera che non giustizia, diventa
un piccolo e facile bignami illustrativo sulle debolezze,
i gangli tumoriali del sistema giuridico americano, con regole
e compromessi che ai più, che siano americani o europei,
rimangono logicamente inafferrabili.
Un action-movie con venature thriller che si segue con un
discreto coinvolgimento emotivo grazie ad un ritmo sostenuto,
ad una storia che evita inverosimiglianze troppo evidenti
ed una coppia di attori che sembrano divertirsi a giocare
tra di loro come il gatto con il topo, con lo spettatore che
con difficoltà si troverà al fianco del procuratore
distrettuale condividendo la frustrazione del personaggio
di Gerard Butler che rende con fredda intelligenza un personaggio
che avrebbe rischiato in altre mani di fare la solita macchietta
sopra le righe.
Al grido “la giustizia non è uguale per tutti”
Giustizia privata rappresenta
un'occasione di godersi un po' di aria condizionata in questa
afosa fine estate.
[fabio melandri]