Giù per il tubo
Flushed Away
Regia
David Bowers, Sam Fell
Sceneggiatura
Dick Clement,
Ian La Frenais
Fotografia
Brad Blackbourn,
Frank Passingham
Montaggio
John Venzon
Scenografia
Pierre Oliver Vincent,
Scott Wills
Costumi
Jane Poole
Musica
Harry Gregson-Williams
Produzione
Dreamworks, Aardman
Voci
Kate Winslet, Hugh Jackman, Ian McKellen, Andy Serkis, Bill Nighy
Anno
2006
Genere
animazione
Nazione
USA, UK
Durata
85'
Distribuzione
UIP
Uscita
22-12-06

Il passaggio all’animazione 3D per la Aardman, la casa di produzione che si era contraddistinta per i suoi eccellenti lavori con la plastilina come Galline in fuga e Wallace & Gromit, segna indubbiamente un mezzo passo falso.
La fluidità di narrazione, l’originalità dell’impianto e la dinamicità della storia non rasentano nemmeno lontanamente quella dei due lavori precedenti della casa. Un po’ per un improprio passaggio a una tecnica diversa, un po’ per l’imperizia dei due registi (uno dei quali al suo primo lavoro in assoluto), un po’ per la sterilità di un racconto che, per trovare l’appiglio del caso per procedere di volta in volta nella narrazione, si rifugia nella recente moda cartoonistica di citare, un po’ a sproposito, la cinematografia di tutti i tempi.
La storia si potrebbe riassumere facilmente nella novella “topo di campagna, topo di città”. Con l’aristocratico topolino Roddy che, abituato a vivere tra le intercapedini dei muri della City, cade in una trappola dello scassinatore Sid, e si ritrova a scivolare giù per il tubo (per l’appunto) dello sciacquone fino a finire nei bassifondi delle fogne. La sua odissea non avrà svolti esclusivamente negativi, anzi…
A fronte di uno schema narrativo semplicistico, e di una gestione del ritmo e dei riferimenti che lascia a desiderare, bisogna d’altra parte rilevare come tutto il cartoon sia denso di una sottile e spassosa ironia visiva, sia nella ricostruzione degli ambienti - occhio al Tower Bridge -, sia nella caratterizzazione dei personaggi e del mondo con cui interagiscono.
Spiace rilevare come questa ricchezza di dettagli, e quelle che sulla carta si comprendono come ottime intuizioni di combinare la realtà con l’ambiente topesco che si dipana nel film, sia annacquata da una architettura dei meccanismi narrativi poco efficace, condizionata in questo anche dall’abbandono di una tecnica, quella della plastilina, che tanto più “tangibili” aveva reso precedentemente i lavori della Aardman.
Un lungometraggio d’animazione che di sicuro non rimarrà memorabile, che non segnerà un passo in avanti nella tecnica del genere, ma che sicuramente, per una serata in compagnia, si lascia vedere in tutta tranquillità.
Dopotutto i topi, da Fievel in poi, hanno sempre riscosso simpatia sul grande schermo. [pietro salvatori]


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