Un giorno perfetto
id.
Regia
Ferzan Ozpetek
Sceneggiatura
Sandro Petraglia, Ferzan Ozpetek
Fotografia
Fabio Zamarion
Montaggio
Patrizio Marone
Scenografia
Giancarlo Basili
Costumi
Alessandro Lai
Musica
Andrea Guerra
Interpreti
Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Monica Guerritore, Nicole Grimaudo, Valerio Binasco,
Angela Finocchiaro, Federico Costantini, Stefania Sandrelli, Milena Vukotic
Produzione
Fandango, Rai Cinema
Anno
2008
Nazione
Italia
Genere
drammatico
Durata
105'
Distribuzione
01 Distribution
Uscita
05-09-2008
Giudizio
Media

Emma (Isabella Ferrari) e Antonio (Valerio Mastandrea) sono separati da poco più di un anno, per l’incontenibile gelosia del marito, che si esprimeva in violenza psicologica e a volte persino fisica. Ora lei vive nella casa della madre (Stefania Sandrelli) assieme ai due figli, Valentina (Nicole Murgia) e Kevin (Gabriele Paolino); mentre Antonio, autista dell'onorevole Elio Fioravanti (Valerio Binasco), non riesce a darsi pace. La segue, staziona sotto casa della suocera in attesa che Emma si affacci per fumare una sigaretta, chiama il call center dove lavora la donna, in attesa che sia proprio lei a rispondere e si fa trovare lì fuori, pronto a darle un passaggio.
L’amore tra i due è finito, almeno per lei, esasperata dal possessivo desiderio di controllo e soggiogamento. Ma la vita, stando al romanzo omonimo di Melania Mazzucco da cui è tratta la vicenda, sceneggiata da Ozpetek stesso e da Sandro Petraglia, in un solo giorno può stravolgersi, prendere un diverso percorso, o lasciare che tutto finisca nel peggiore dei modi.
L’autore del tuttora inspiegabile Cuore sacro (2005), continua ad indagare nei sentimenti umani, ma questa volta scavando nel dramma della gelosia. Niente omosessuali – Il bagno turco (1997); Le fate ignoranti (2001); Saturno contro (2007) – o ricostruzioni storiche – La finestra di fronte (2003) -. Per il regista turco è giunto il momento di approfondire le dinamiche tra uomo e donna. Ne viene fuori un quadro desolante, dove la morte è l’unica via d’uscita. Oppure dove delle giovani donne (Nicole Grimaudo) si fanno sposare dal deputato di turno e rifiutano l’amore del coetaneo figliastro (Federico Costantini); delle insegnanti attempate (Monica Guerritore) attendono senza esito l’arrivo dell’amante e si accodano alla vita della madre di un’alunna senza un perché e un politico non può che seguire il clichè, trascurando la famiglia. Per finire con un’operatrice della croce rossa (Angela Finocchiaro), personaggio ideato da Ozpetek, che cammina senza un comprensibile motivo per le strade di Roma. L’unica speranza proviene dalle nozze segrete tra due bambini, con un unico testimone: un pesce rosso chiuso in una sfera di plastica…
Isabella Ferrari ha raccontato di aver desiderato con tutta se stessa questo ruolo di donna matura, distrutta dalla vita, che riesce comunque a dire all’ossessivo marito: “Lo sai cosa mi hai fatto? Mi hai fatto tornare voglia di vivere. Io vivo senza di te”. Ma a parte un intenso momento di dolore e pietà (quando, dopo un tentativo di stupro, Antonio ed Emma si separano), dove la mancanza di musica aiuta a dare il vero senso della recitazione, senza amplificarla esageratamente, la Ferrari manca di credibilità. Funziona di più il suo abbigliamento che la sua recitazione. Valerio Mastandrea si impegna, cerca di esternare la cieca pazzia, ma forse è ancora presto per il protagonista dell’invece calzate Non pensarci (2007), per un ruolo così impegnativo e adulto. Il resto del cast ha un ruolo comprimario.
La violenza domestica può avere un’altra portata emotiva e narrativa. Basti vedere il film dello spagnolo Iciar Bollain Ti do i miei occhi, realizzato nel 2003. Anche qui si parla di ossessione, di violenza e di possesso, ma con ben altri risultati. Forse il vero difetto, proprio dello stile registico di Ozpetek, che si ripercuote su attori, sceneggiatura e musica, è la necessità di rendere patinato un mondo che patinato non è. [valentina venturi]