I giorni dell'abbandono
id.an
Regia
Roberto Faenza
Sceneggiatura
Roberto Faenza
Fotografia
Maurizio Calvesi
Montaggio
Massimo Fiocchi
Musica
Goran Bregovic
Interpreti
Margherita Buy, Luca Zingaretti, Goran Bregovic
Anno
2005
Durata
96'
Nazione
Italia
Genere
drammatico
Distribuzione
Medusa Film
Padre, madre, due figli ed un cane. Un bell’appartamento nel cuore di Roma. Prototipo della famiglia perfetta. Sino a quando lui non realizza di dover stare da solo per un periodo, il tempo di pensare, analizzare la sua vita, approfondire il perché non è felice. Lei spiazzata dall’improvvisa decisione del marito cade in una profonda crisi che la spingerà a vivere i giorni dell’abbandono di riflesso a quello che il marito avrebbe desiderato. Eccola immaginare nella sua mente i comportamenti, le posizioni sessuali che avrebbe potuto, dovuto adottare per tenersi stretta un marito che invece sembra aver trovato un proprio equilibrio e soddisfazione in una sua giovane ed attraente assistente.
E’ curioso come nel giro di pochi mesi escano nelle sale due film italiani trattanti lo stesso tema – la moglie abbandonata – ed aventi similari evoluzioni narrative. Stiamo parlando di Amatemi, pellicola di Renato De Maria con Isabella Ferrari, moglie abbandonata che troverà una nuova vita tra le braccia di un misterioso uomo. Lì un allenatore di basket slavo, interpretato da Branco Duric, qui un maestro orchestrale anch’esso slavo, interpretato da un ingessato Goran Bregovic. Mettendo da parte cattivi pensieri, il film di Faenza, poco apprezzato a Venezia, nonostante una regia che tenta di vivacizzare la narrazioni con salti nell'iperspazio onirico e surreale, è appesantito da una sceneggiatura meccanica, scontata e dai dialoghi poco convincenti che sfiorano la comicità involontaria. Lasciamo perdere il personaggio cult del film, il cane Otto che vaga per la città in cerca del padrone, che si suicida mordendo una bomboletta di insetticida e poi nella scena ‘scult’ del film ricompare correndo sul palcoscenico in cui si esibisce il musicista Bregovic, il resto del cast sembra fuori luogo, fuori tempo, insomma sempre fuori dai... con la Buy oramai prigioniera di ruoli sempre uguali – la sfigata che fa venir tristezza al solo vederla – ed uno Zingaretti che si difende come può con il mestiere ed il talento di cui è dotato. Se questo è il meglio che il cinema italiano è capace di offrire, allora Houston abbiamo un problema...
[fabio melandri]