Lecce,
anni ‘90. Ignazio è uno stimato giudice che è
da poco rientrato in città dopo aver lavorato per molti
anni al Nord. Rivede Lucia, la donna di cui è sempre
stato segretamente innamorato fin da piccolo. La donna lavora
come rappresentante di profumi, ma si tratta di una copertura.
In realtà Lucia è diventata il braccio destro
del boss Carmine Zà, uno dei capi della Sacra Corona
Unita, la nuova organizzazione criminale che in quegli anni
raggiunge il suo apice di potenza e ferocia.
Ignazio ritrova anche il suo amico d’infanzia Fabio,
con cui insieme all’indomita Lucia formava un terzetto
indivisibile, negli anni della loro giovinezza. Erano gli
anni Sessanta, quando il Salento era considerato ancora un’
“isola felice”.
Una sera Fabio si ferma a giocare a biliardo al bar di Infantino,
uno dei più attivi spacciatori della zona e anche padre
del figlio avuto con Lucia. Il giorno dopo Fabio viene ritrovato
senza vita per una dose di droga tagliata male. A Ignazio,
sconvolto per l’accaduto, viene affidato il caso. Ma
nel cercare di smascherare lo spaccio di droga che fa capo
alla SCU, scopre che Lucia non solo è coinvolta, ma
che è addirittura una sorta di boss della malavita
organizzata.
Il mondo di Ignazio va in crisi. Dilaniato dal conflitto,
si dimette dal caso. Ma una notte, dopo uno scontro a fuoco
tra cosche rivali, Lucia - braccata da tutti - bussa alla
porta di Ignazio.
DICHIARAZIONI
DI EDOARDO WINSPEARE
È una storia d’amore sullo sfondo di una terra
che è cambiata, che ha perso la sua innocenza, è
stata contaminata, da isola felice qual era. Il film pone
un dilemma shakespeariano che ha una dimensione universale:
la scelta tra la legge (la propria legge), le regole e l’amore,
la passione, il sentimento. Per lui la scelta è essere
uomo di giustizia o dare ascolto all’amore. Per lei
scegliere tra la sua legge – i codici della criminalità
- e la passione. Una storia d’amore impossibile. Una
storia che si muove nel classico terreno del melodramma.
Galantuomini
Con questo titolo evoco una terra di “galantuomini”,
un mondo dove la linea di demarcazione tra bene e male era
più netta.
Nel Salento, e forse in tutto il Sud, il termine si usa molto.
In senso lato sono persone che si comportano onestamente,
magari conformisti. La borghesia di professionisti che si
è affermata con impegno e rettitudine. Ma è
anche una specie di aggettivo, si dice che uno è galantuomo
per dire che è bravo, giusto, un “signore”...
e si può anche usare in senso ironico, per affermare
che non ci sono più galantuomini.
Ignazio è un “galantuomo”. E’ l’ultimo
galantuomo che crede in una terra che non è più.
Un uomo che fa riferimento a quei valori che oggi non sono
più riconoscibili, riconducibili a qualcosa del presente.
Quando Ignazio torna a Lecce da Milano, dove è diventato
uomo di giustizia, non trova più l’isola felice
che conosceva. Non riconosce più nulla della sua terra.
Il Salento in cui torna Ignazio non è più. Le
persone che lui ritrova non sono più. E quell’amore
che è più forte non può essere, non potrà
essere. Lucia non è più la stessa. Anche lei
vorrebbe quel mondo di riferimento ma lo ha perduto da molto
tempo, e insieme ha perduto quel candore che apparteneva a
quel passato.
Ignazio però non sa resisterle e perde la sua identità.
E tutto il suo mondo, la sua legge, crolla di fronte a lei,
smarrito nella passione.
Le donne boss
Ho fatto lezione di cinema in carcere e con i detenuti abbiamo
realizzato dei lavori. Gli uomini avevano grande attenzione
e rispetto. Le donne erano tostissime, alcune molto più
difficili, altre più “cattive” degli uomini.
All’inizio pensavo a loro come “vittime”.
Poi invece… Ne ho conosciute anche in libertà,
più d’una. Ne ricordo una sui cinquanta, bella
donna, curata, viveva in una casa ricercata, un po’
carica, piuttosto kitsch. Era circondata di giovani donne
esuberanti, tutte a loro modo belle. Ho pensato addirittura
di farne un documentario: subivo come una fascinazione, perché
uscivano dalla percezione ‘usuale’ della femminilità.
La
femminilità
La boss interpretata da Donatella Finocchiaro… Mi sono
chiesto spesso: queste donne criminali, hanno perso la femminilità?
Sono in conflitto con il proprio essere donna? Si sono dovute
un po’ “mascolinizzare” per farsi rispettare?
E’ una domanda alla quale mi sono risposto costruendo
un personaggio come quello di Lucia. La risposta è
necessariamente nella contraddizione. Nel conflitto. Solo
alla fine sapremo se Lucia sceglierà di seguire la
propria femminilità o se in qualche modo, continuando
a seguire il suo destino, dovrà rinunciarvi.
La Sacra Corona Unita
La nascita della Sacra Corona Unita ha determinato la perdita
della verginità della nostra terra. Fino ad allora,
parliamo degli anni Ottanta, il Salento non era corrotto dal
cancro della criminalità. Poi è esplosa e io
stavo lì e sentivo parlare di morti, di droga, di traffico
d’armi, e mi chiedevo il perché di tutto questo.
La cosa straordinaria è che la SCU è l’unica
mafia che sia stata per ora sconfitta, forse perché
non poggiava su una vera e propria tradizione mafiosa.
Il mio film, che non vuole essere in alcun modo una analisi
di questo fenomeno, o una ricostruzione storica, è
incentrato su una storia d’amore che ha sullo sfondo
questo momento storico. Abbiamo gli anni Sessanta, quando
i protagonisti erano dei ragazzini, e poi gli anni Novanta,
quando si rincontrano, con le loro scelte di vita diverse,
lontane, quando la SCU era giunta al suo culmine e subito
dopo, grazie al lavoro della giustizia, stava capitolando.
I magistrati
Ho conosciuto un magistrato come Ignazio. E sono stato in
contatto con due uomini di legge, il procuratore aggiunto
Cataldo Motta – che ha sconfitto la Sacra Corona Unita
– e il magistrato Leone De Castris, mio amico. Mi hanno
molto aiutato a capire. Anche Alessandro Valenti (uno degli
sceneggiatori) è figlio di un famoso penalista. Il
mondo della giustizia ci è abbastanza noto.
Il Salento
Il Salento è un “finisterre”. Dove finisce
l’Italia e inizia il mondo. Di fronte a noi c’è
il mare, si sente il confine (l’Albania, la Grecia).
E’ un palcoscenico, un microcosmo, una metafora del
mondo. La mia terra è un valore aggiunto, il centro
del mio mondo. Come diceva Tolstoj: il tuo villaggio è
il centro del mondo, racconta il tuo villaggio e racconterai
del mondo.