Gabrielle
id.an
Regia
Patrice Chèreau
Sceneggiatura
Patrice Chèreau,
Anne-Louise Trividic
Fotografia
Eric Gautier
Montaggio
François Gediger
Musica
Fabio Vacchi
Interpreti
Isabelle Huppert, Pascal Greggory, Claudia Coli, Thierry Haneisse,
Rinaldo Rocco, Louise Vincent, Raina Kabaivanska
Anno
2005
Durata
90'
Nazione
Francia/Italia
Genere
drammatico
Distribuzione
Mikado
Jean e Gabrielle. Una coppia perfetta. Agli occhi di tutti si amano, si rispettano, si adorano. Le loro cene sono le più ambite di tutta Parigi. Nella loro casa si va volentieri. Gli ospiti sono sempre ben accolti, possono parlare, ascoltare, ridere, scherzare, prendersi sul serio. Tutto. Tutto per il piacere degli invitati e dei padroni di casa. Ma quando le luci si spengono e la casa si svuota, cosa succede tra i due? Niente. Proprio niente. Le loro vite proseguono come due rette parallele. Senza mai incrociarsi. Ma un giorno un biglietto di Gabrielle lascia intendere a Jean che si vede con un altro uomo e da quel momento niente sarà più come prima…
Dopo l’amore impossibile tra due sconosciuti di Intimacy e il rapporto contrastato tra fratelli di Son frére, film che gli hanno permesso di aggiudicarsi rispettivamente un Orso d’oro nel 2001 e un Orso d’argento nel 2003 al Festival di Berlino, Chèreau ci riprova e, in concorso al Festival di Venezia 2005, torna ad analizzare la deriva esistenziale di una coppia. Ma trasferisce l’azione nella Francia della belle époque dove la coppia più in vista dell’alta società parigina cela la sua vera identità dietro una facciata lussuosa e impersonale di convenzioni e obblighi sociali.
Cherèau, che ha tratto la sceneggiatura del film, insieme alla collaboratrice di sempre Anne-Louise Trividic, da un racconto di Joseph Conrad, “Il ritorno”, scava ancora una volta nelle pieghe recondite e profonde della relazione sentimentale. Una donna e un uomo che vivono per dieci anni sotto lo stesso tetto. Un uomo e una donna che non si sono mai visti. Un uomo e una donna che non si sono mai amati. O meglio lui la ama, lei no. Lui vuole parlare, lei no. E diventa davvero difficile riuscire a vivere nella stessa casa quando non si vogliono le stesse cose. Non c’è amore, non c’è passione, non c’è godimento. Due corpi uniti in nome del matrimonio, sublime istituzione dell’apparenza. In realtà divisi dalla vacuità dei sentimenti. E neppure la consapevolezza della loro separazione riesce a scalfire il meccanismo viziato che regola le loro vite. Ci vuole uno scossone e alla fine decidere se tornare o andare via per sempre.
[marco catola]