Jean
e Gabrielle. Una coppia perfetta. Agli occhi di tutti si amano,
si rispettano, si adorano. Le loro cene sono le più ambite
di tutta Parigi. Nella loro casa si va volentieri. Gli ospiti
sono sempre ben accolti, possono parlare, ascoltare, ridere,
scherzare, prendersi sul serio. Tutto. Tutto per il piacere
degli invitati e dei padroni di casa. Ma quando le luci si spengono
e la casa si svuota, cosa succede tra i due? Niente. Proprio
niente. Le loro vite proseguono come due rette parallele. Senza
mai incrociarsi. Ma un giorno un biglietto di Gabrielle lascia
intendere a Jean che si vede con un altro uomo e da quel momento
niente sarà più come prima…
Dopo l’amore impossibile tra due sconosciuti di Intimacy
e il rapporto contrastato tra fratelli di Son
frére, film che gli hanno permesso di aggiudicarsi
rispettivamente un Orso d’oro nel 2001 e un Orso d’argento
nel 2003 al Festival di Berlino, Chèreau ci riprova e,
in concorso al Festival di Venezia 2005, torna ad analizzare
la deriva esistenziale di una coppia. Ma trasferisce l’azione
nella Francia della belle époque dove la coppia più
in vista dell’alta società parigina cela la sua
vera identità dietro una facciata lussuosa e impersonale
di convenzioni e obblighi sociali.
Cherèau, che ha tratto la sceneggiatura del film, insieme
alla collaboratrice di sempre Anne-Louise Trividic, da un racconto
di Joseph Conrad, “Il ritorno”, scava ancora una
volta nelle pieghe recondite e profonde della relazione sentimentale.
Una donna e un uomo che vivono per dieci anni sotto lo stesso
tetto. Un uomo e una donna che non si sono mai visti. Un uomo
e una donna che non si sono mai amati. O meglio lui la ama,
lei no. Lui vuole parlare, lei no. E diventa davvero difficile
riuscire a vivere nella stessa casa quando non si vogliono le
stesse cose. Non c’è amore, non c’è
passione, non c’è godimento. Due corpi uniti in
nome del matrimonio, sublime istituzione dell’apparenza.
In realtà divisi dalla vacuità dei sentimenti.
E neppure la consapevolezza della loro separazione riesce a
scalfire il meccanismo viziato che regola le loro vite. Ci vuole
uno scossone e alla fine decidere se tornare o andare via per
sempre. [marco
catola]
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