Milano,
oggi. Tekla è una punk con la passione del cinema.
Zanna è un tossico con la speranza della sua pera quotidiana.
Un giorno per strada (come nella canzone “Kiss me Licia”
di Cristina D’Avena) si incontrano e siscontrano (lei
in bici lui a piedi). Da quel momento le loro vite sono segnate:
il colpo di fulmine li travolge ma non sempre l’amore
riescea vincere. Soprattutto se dall’altra parte della
barricata c’è un nemico invincibile chiamato
droga.
Liberamente ispirato a una storia vera (la giovane regista
dedica il film ad un amico che non c’è più)
e girato in digitale a low budget, Fuori
vena è uno spaccato sulle giovani generazioni
dedite all’(ab)uso di droghe, ai rave party, alle birre.
Ad una, più o meno consapevole (e progressiva), autodistruzione.
La Taidelli mette in scena una Milano di periferia tutt’altro
che “da bere”, coacervo di giovani creature fameliche
in cerca di uno sfogo vitale nella grigia quotidianità
omologata. E c’è (o forse no) differenza se questo
sfogo si concretizza in una dose di eroina o in una ceres
o in un rave illegale.
Il merito di questa regista milanese, neanche trentenne, è
di tenersi lontana dai falsi moralismi. Il suo occhio guarda
e descrive quello che le sta intorno. Ma le risposte che si
vorrebbero sentire fanno fatica ad arrivare. Forse proprio
perché in realtà non ci sono. Il rapporto che
si instaura con la droga (sia essa eroina, marijuana, anfetamina,
cocaina) è troppo diversificato e personale per poter
trarre generalizzazioni accomodanti.
Fuori vena è il diario
di un vizio. Ma anche di una sconfitta (alla fine Zanna non
riesce a curarsi col metadone e continua a bucarsi).
Un esordio meno delirante e più realistico di quanto
ci si possa immaginare. Per certi aspetti simile ad un altro
esordio, sempre in digitale, il povero Scarlett
diva di quella finta scapestrata figlia di papà
Asia Argento. Questo però è decisamente molto
più autentico, vivo e sincero. La Taidelli filma le
emozioni e grida al mondo la sua diversità. Senza filtri.
Senza clichés. Senza pregiudizi.
Presentato con successo al 58mo Festival Internazionale del
film di Locarno nella sezione “Cineasti del Presente”
e ha vinto l’ovidio d’argento come miglior film
alla 23ª Edizione di Sulmona Cinema. [marco
catola]