Metti
La Chueca, quartiere gay di Madrid. Aggiungi Maxi, chef e
orgoglioso proprietario di un ristorante di alta cucina che
stà per ricevere una prestigiosa stella dalla guida
culinaria della Michelìn.
Condite il tutto con personaggi di contorno stravaganti, perennemente
sopra le righe, che compongono lo staff e la famiglia stessa
di Maxi.
Spruzzate di tanto in tanto i due figli adottivi dello stesso,
avuto da un precedente matrimonio etero, un bel calciatore
a fine carriera ed apparentemente maschio al 100% ed avrete
l’ennesima commedia a sfondo gay fatta di doppi sensi,
battute triviali – le uniche che suscitano qualche risata
– e girandola di situazioni più o meno prevedibili.
Fuori menù, nasce stanco, e tale si trascina, senza
impennate ma sui binari del già visto e già
conosciuto, fino all’inevitabile finale alla “volemose
bene”.
Racconta il regista, noto per essere il creatore del format
da cui è stata tratta la serie televisiva Un medico
in famiglia: “«La vertiginosa velocità
con cui è cambiata la società spagnola negli
ultimi trent’anni ha dato vita ad un paese pieno di
contrasti. La legislazione spagnola è passata dal considerare
gli omosessuali come dei delinquenti al farsi pioniera del
riconoscimento dei loro diritti. Nella stessa settimana in
cui migliaia di persone manifestavano contro la Legge sui
matrimoni omosessuali, altrettante celebravano la Giornata
dell’Orgoglio Gay. Questo ricco e peculiare collage
sociale è il contesto ideale per recuperare una commedia
di costume sullo stile di quella degli anni ‘50 e ‘60.
Un commedia piena di personaggi un po’ estraniati dalla
realtà, alla costante ricerca della felicità.”
Tante buone intenzioni, rimaste però solo sulla carta…
[fabio melandri]