Una banda
di ragazzi si ritrova a scappare dalla polizia. Durante la
fuga il gruppo si divide e quattro di loro fuggono verso la
frontiera riuscendo a rifugiarsi vicino al confine con il
Belgio in un ostello semi abbandonato. L’atmosfera malsana
del caseggiato fa capire subito ai ragazzi che qualcosa non
va… L’ostello è gestito da due sorelle
che hanno un rapporto morboso e da un anziano ex-colonnello
dispotico ed autoritario. Ospite fissa è una giovane
donna che si veste e parla come fosse ancora una bambina di
11 anni. La situazione in principio provoca nei ragazzi una
reazione spavalda e aggressiva nei confronti di quelle persone
così strane, ma il clima insano che si respira nell’ostello
li convince ad andarsene al più presto. Ma ormai è
troppo tardi…Inizieranno una serie di torture indicibili
nei confronti dei ragazzi che porteranno allo scioccante finale…
Non c’è dolore abbastanza forte da saziare quei
pazzi psicopatici…
Note
di produzione
Questa
versione uncut di FRONTIERS è
brutale, del genere survival hardcore, nella tradizione di
film come NON APRITE QUELLA PORTA.
Il film è una violenta testata sul viso diffidente
e condiscendente del cinema francese, un film che punta senza
alcun riserbo a farvi urlare per la paura, lo shock e la nausea.
Si tratta di un modo di fare cinema viscerale, all’avanguardia
e privo di qualsiasi freno, per cui il regista Xavier Gens
si mette in prima persona in serio pericolo. Il film è
ispirato alle grandi gaphic novel, che solo alcuni anni fa
sarebbero state impossibili da realizzare, ma che oggi riscuotono
grande successo. FRONTIER(S)
è un film ultra-referenziale che rispetta i codici
dei migliori film del genere ‘survival’ nell’accentuare
i paralleli con il mondo che ci circonda. Come vuole la regola
in questi casi FRONTIER(S) può
contare su un buon cast di giovani attori di talento, su un
regista con qualcosa da provare e su una sceneggiatura che
va al di là di ogni limite. Eccessivo e originale sotto
ogni punto di vista, FRONTIER(S)
non ha nulla da perdere nel dilettarsi a dare del filo da
torcere agli spettatori più deboli di stomaco, come
hanno già fatto film come SAW-L’ENIGMISTA
e HITMAN. Perciò preparatevi
al peggio!
Se sembrava
che FRONTIER(S) fosse il passo
successivo più logico da compiere per Xavier Gens,
è perchè Xavier è un regista instancabile,
appassionato del suo lavoro e desideroso di cambiare il panorama
della cinematografia francese. Nonostante abbia girato 30
video musicali, riceva numerose offerte da parte dei maggiori
studios e si sia via via guadagnato la reputazione di grande
star in ascesa, ha preferito che il suo primo lungometraggio
rispettasse le proprie inclinazioni personali, consapevole
che ciò avrebbe significato girare in un’atmosfera
di grande pressione oltre che in condizioni economiche piuttosto
precarie. "Sin dall’inizio, sono stato molto chiaro
al riguardo," spiega. "Volevo fare una sorta di
UN TRANQUILLO WEEKEND DI PAURA
alla francese. E’ estremamente difficile riuscire a
far decollare un progetto simile in Francia perchè
spesso le persone dicono di sì ma poi rifiutano di
accettare le conseguenze delle loro azioni. Non si può
fare un film del genere limitandosi alle mezze misure. In
questi casi la regola è “tutto o niente”.
Questo film è uno schiaffo in faccia ad un certo tipo
di cinema francese noioso e accondiscendente. Non si può
fare un film del genere se si hanno troppi freni. Aja e Valette
sono riusciti brillantemente a tracciare una nuova via con
ALTA TENSIONE e MALEFIQUE,
ma poi questi film non hanno avuto alcun seguito. Era arrivato
il momento di fare un altro film capace di scuotere gli spettatori
nel profondo. FRONTIER(S) è
una pellicola che prenderà letteralmente a schiaffi
il pubblico per 90 minuti, di modo che risulti chiaro che
anche in Francia siamo in grado di fare questo genere di film!
Le quaranta persone che hanno lavorato assieme a me sul set
ce l’hanno messa davvero tutta, perchè credono
in questo tipo di film e perchè era un’opportunità
troppo buona per farsela scappare."
FRONTIER(S) è come una
bomba ad orologeria, il cui ticchettio si avverte già
nei silenziosi e tranquilli back-lot dell’industria
cinematografica francese, è un sogno che si è
realizzato per una generazione di appassionati cinefili, interessati
ad un tipo di intrattenimento apertamente cattivo, sovversivo,
aggressivo e restio a scendere a compromessi. "Sono cresciuto
guardando i film degli anni ‘80," spiega Gens.
Sam Raimi, Peter Jackson e così via. Il mio scopo era
quello di tornare al tipo di film viscerali che hanno caratterizzato
la mia giovinezza, volevo che il mio primo film fosse una
dichiarazione d’amore per il genere di pellicole che
ammiravo così tanto. FRONTIER(S)
è proprio questo. Se avevo intenzione di fare dei film
più personali in futuro, dovevo prima girare questa
pellicola, soprattutto perchè in essa sono contenuti
molti elementi personali. Si tratta di un film di genere che
però riflette le mie opinioni su determinati argomenti,
così come LA NOTTE DEI MORTI
VIVENTI rifletteva quelle di Romero. Inoltre, ero intenzionato
a collocare il film su uno sfondo politico per radicarlo in
un’epoca ben definita, senza che però rappresentasse
niente altro che uno sfondo. Per quanto riguarda il mio approccio
formale, sono stato ispirato dal lavoro di quei filmmaker
che preferisco: Verhoeven, Raimi, Spielberg e Scorsese."
Xavier Gens ha studiato il lavoro di questi maestri del cinema
da vicino e, forse, li ricorda ancora di più nel suo
approccio determinato, combattivo e inesorabile. Il regista
somiglia molto a quegli appassionati di cinema che rifiutano
una gerarchia dei film: "L’unica regola auto-imposta
che ho è quella di rispettare un crescendo costante
fino a che non si raggiunge un climax stupefacente.
Fan del genere fantasy sin da quando era ancora nell’utero
materno, Xavier Gens si è fatto conoscere grazie al
cortometraggio Au Petit matin
(con Estelle Lefébure) e all’episodio Fotografik,
contenuto nella serie Sable Noir, in onda sul canale via cavo
Ciné Cinéma. Due film aggressivi che hanno permesso
al giovane regista di realizzare FRONTIER(S),
il suo progetto successivo. E' un film in cui si mescolano
suspense, alta tensione e violenza estrema. Al fine di giustificare
gli eccessi di violenza, Xavier Gens ha ambientato la storia
sullo sfondo di un avvenimento politico: "L’idea
per il film mi è venuta nel 2002 quando in occasione
delle elezioni generali l’estrema destra ha raggiunto
dei risultati inconcepibili. Mi sono reso conto dell’estrema
gravità della situazione, ed ero preoccupato. Volevo
cercare di trasferire quella mia inquietudine in questo film.
Essendo un grandissimo fan dei film di genere, come NON APRITE
QUELLA PORTA, ho pensato che il modo migliore fosse quello
di creare una metafora di questa angoscia utilizzando un gruppo
di ragazzi, simbolo dei giovani di oggi, sempre in fuga. Ma
mentre essi cercano di sfuggire al nuovo regime, cadono nella
trappola di un’ideologia assai più incerta."
Nonostante il budget ridotto, Frontier(s) è la dimostrazione
di come sia possibile fare un film horror valido in Francia;
come è accaduto anche con La Casa, di Sam Raimi, Brain
Dead-Gli Schizzacervelli di Peter Jackson o Re-Animator di
Stuart Gordon, tutti girati con un budget pari a quello necessario
per il solo catering di Titanic, e tutti film estremamente
scioccanti di cui Gens si è nutrito assieme al latte
materno. "Quando ero piccolo, avevo solo 5 o 6 anni,
i miei genitori mi hanno ‘costretto’ a vedere
L’Esorcista e Lo Squalo. E’ così che sono
stato introdotto al genere. Così come il produttore
Laurent Tolleron, che conferma di avere la stessa passione
per questo tipo di film: "Non si possono fare film come
questi se non si ama questo genere, soprattutto perchè
in Francia è ancora molto difficile riuscire a far
decollare un progetto come Frontier(s), diversamente dagli
Stati Uniti, dove molti film di genere raggiungono ottimi
incassi al botteghino. Qui si tende a prediligere film intimisti
e d’autore." Ma esistono anche delle eccezioni,
come i cinque milioni di persone che sono andate a vedere
Il Patto dei Lupi di Christophe Gans. In Francia, molti enti
finanziatori, specialmente i canali satellitari terrestri,
sono reticenti nei confronti di questa tipologia di pellicole.
Per finanziare Frontier(s), siamo dovuti andare a cercare
i fondi presso canali della TV via cavo e produzioni oltreoceano."
Essendo cresciuto guardando film piacevolmente decadenti Gens
aveva un’idea precisa di come Frontier(s) sarebbe dovuto
apparire. "Con il mio Direttore della Fotografia Laurent
Barrès abbiamo lavorato duramente per raggiungere il
look "arrugginito" della pellicola, utilizzando
toni come l’ocra, il marrone e il giallo. Che nel loro
insieme appaiono simili al "sangue rappreso". "Frontier(s)
non è certo per i deboli di cuore, soprattutto per
gli effetti visivi fortemente cruenti che potrebbero arrivare
a traumatizzare più di uno spettatore (tendini lesionati,
colpi d’ascia, corpi in via di decomposizione, teste
che scoppiano...). Sono stati necessari 400 litri di sangue,
di cui metà solo per la scena finale. A supervisionare
gli effetti speciali sono stati chiamati Guillaume Gastagné
e Frédéric Lainé, che hanno lavorato
in film come The Daltons, Blueberry, A Very Long Engagement
e – per citare altri film horror francesi –Maléfique
di Eric Valette e Bloody Mallory di Julien Magnat. Frédéric
Laine spiega cosa abbia fatto fluire così liberamente
tutta questa emoglobina: "Bisogna calcare la mano con
il sangue e la violenza. Se non ce n’è abbastanza
i fan resteranno delusi e quelli a cui questo genere di film
non piace si contorceranno comunque per la nausea." Laurent
Barrès aveva un’idea molto chiara di quello che
voleva ottenere: "Volevamo fare un film avvincente ambientato
in un luogo confinato, quasi soffocante. Volevamo che i protagonisti
rivelassero tanto il lato umano quanto quello bestiale. Quando
volevamo filmare la loro umanità spostavamo indietro
la Mdp, posizionandola da un’angolatura alta e con lenti
da 50 o 85 mm; quando invece volevamo cogliere la loro bestialità,
stringevamo sui loro volti da un’angolatura leggermente
più bassa. Molti dei movimenti della mdp sono stati
effettuati a mano poiché la natura organica del film
implicava che si dovesse assumere il punto di vista di qualcuno.
Il pubblico ha bisogno di sentire quello che provano i personaggi."
L’incessante efficienza bestiale di Frontier(s) deriva
anche, come spiega Xavier Gens, dalla colonna Sonora originale
di Jean Pierre Taïeb. "Jean Pierre ed io abbiamo
lavorato sulla musica per diversi mesi, incontrandoci regolarmente
nel suo studio. Volevamo ottenere un’atmosfera ‘sound
design’ piuttosto che musica sinfonica. Nelle scene
iniziali del film, quando i giovani protagonisti vengono inseguiti
dalla polizia, abbiamo utilizzato molte percussioni per ottenere
un senso di pesantezza, un po’ sul genere di Les Tambours
du Bronx. E a contrasto con tutto ciò, Jean Pierre
ha inserito un tocco di duduk armeno, il cui sound piangente
rappresenta il personaggio di Yasmine con la sua fragilità,
trasmettendo un’emozione genuina che contrasta fortemente
con la violenza che si scatena nella seconda parte del film."
Gli attori hanno dimostrato grande impegno nei confronti dei
loro personaggi, specialmente Karina Testa, che durante tutto
il film è oggetto di una violenza psicologica e fisica
molto intensa: "Ho visto molti film con personaggi femminili
forti, come Alien o Rosemary's Baby. Mi sono interessata a
materie come la psicologia (per imparare come funziona il
cervello), la pazzia, il terrorismo. Mi sono ispirata anche
alle foto delle vittime della Guerra del Vietnam e ho visto
molti film potenti come Funny Games, Wrong Turn, la serie
di Non Aprite quella Porta, High Tension, Cane di Paglia,
The Descent-Discesa nelle Tenebre e Audition." Samuel
Le Bihan aggiunge, "Per sviluppare la forza e l’energia
brutale e spontanea del mio personaggio, mi sono ispirato
a un cinghiale, un animale piuttosto disgustoso. Non avevo
mai interpretato un personaggio come questo prima d’ora.
Ho messo su quattro chili di muscoli, mi sono rasato la testa
e mi sono fatto crescere i baffi, per sembrare più
solido e dominare lo spazio. Anche la ex-supermodella Estelle
Lefébure si è trasformata completamente per
entrare nei panni della perversa ninfomane che interpreta:
"Per ottenere l’ambiguità del personaggio
mi sono ispirata a Mulholland Drive e soprattutto a Monster,
in cui Charlize Theron ha subito una trasformazione totale."
Xavier Gens, confessa liberamente che Frontier(s) è
un omaggio ai film di culto degli anni ‘70 e ‘90
che tanto adora. "Durante la mia vita ho assorbito talmente
tanti riferimenti cinematografici che dovevo esorcizzare questa
cosa inondando lo schermo di citazioni. E’ uno dei modi
per sentirsi più sicuri quando si gira il primo film."
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