Alin è
rumeno e ha diciassette anni, vive a Roma da quattro anni
dopo che la sua famiglia ha deciso di trasferirvisi.
Masha, diciotto anni, è Bielorussa, è stata
adottata da una famiglia italiana ma ha recentemente ripreso
i contatti col proprio fratello naturale.
Nader è nato a Roma da genitori Egiziani; questi ultimi
vivono male il suo essere “troppo italiano”.
Ci son due temi che pervadono il bel documentario di Giovannesi,
due tematiche potenti tanto più che non danno l'impressione
di esser state estratte a forza dalla regia e dal montaggio,
ma paiono far parte integrante di ciò che viene filmato,
in una linea che sembra riprendere il neorealismo nel suo
senso più genuino.
Il primo tema riguarda l'identità etnica, mostrando
tre ragazzi che vivono in bilico tra quella del territorio
da cui arrivano e quella che si ritrovano a vestire in Italia.
Alin è nato e cresciuto in Romania, e romeno si sente
a tutti gli effetti. Vorrebbe integrarsi ma la cosa lo spaventa,
teme di perdere qualcosa della sua identità e così
crea un rapporto conflittuale con i compagni e gli insegnanti
e mostra di preferire la compagnia di connazionali, salvo
poi cercare la solidarietà dell'insegnante con cui
ha i conflitti maggiori.
Masha è la più in bilico, tra l'affezione per
la famiglia adottiva e la voglia di rivedere il fratello naturale.
“Io ho due famiglie” afferma ad un certo punto.
Infine c'è Nader, immigrato di seconda generazione,
spaccato in due tra il desiderio di una integrazione totale
(frequenta addirittura dei coetanei di estrema destra e con
loro inveisce contro “i negri”) e una famiglia
che vede nel suo integrarsi una minaccia alla cultura originaria.
Lo spaccato dipinto dal documentario è di estremo interesse,
mostra tre facce dell'immigrazione, tre situazioni così
diverse eppure così simili perchè accomunate
dallo scontro tra due “narrazioni”, quelle dell'appartenenza
etnica, forse inconciliabili.
C'è un secondo tema però, che sembra rinegoziare
tutto. Perchè i tre protagonisti sono anche tre adolescenti
e il film ci mostra che in fondo i loro conflitti, i loro
problemi, per quanto appaiono a un primo sguardo eccezionali,
travestititi come sono da questioni etniche, assomigliano
in realtà ai conflitti e ai problemi di mille altri
adolescenti. E gli adolescenti sono personalità in
divenire, conta solo questo, il resto, come dicevo poche righe
sopra, sono narrazioni, storie.
[davide luppi]