-Sei
di quelli che preferiscono le auto alle donne?
-Mi piace tutto quello che ha una bella carrozzeria.
Donne
e motori. Ci son due cose che Dominic Toretto (Van Diesel),
uomo di mondo estraneo al rancore duraturo, proprio non manda
giù: che gli si righi la macchina e che gli si faccia
secca la fidanzata. Quando capita che un uomo del misterioso
boss dello spaccio, sorta di via tamarra a Keyser Soze, gli
faccia il secondo sgherro, sarà vendetta tremenda vendetta,
anche a costo di allearsi con l'infamissimo ex amico, sbirro
infiltrato. E allora inseguimenti mozzafiato, schegge e lamiere
a go go , montaggi serratissimi e battute a effetto per la
gioia di popcorniani teenager e per gli sbadigli di tutti
gli altri.
Il franchising film avanza rapido, travestito da serialità
e ricoperto da una patina di vitalismo nichilista che si prende
decisamente sul serio. Gli attori non sono più semplici
segni della rappresentazione, ma ne diventano i marchi. Certo,
qualcuno potrebbe obiettare che questo è vero da sempre
nel cinema di genere (e forse non solo di genere), e avrebbe
parzialmente ragione, ma qui siamo oltre.
In un vecchio saggio, Franco La Polla, notava come la critica
avesse attaccato la Sabrina di
Sydney Pollack, film che lui riteneva ben riuscito quanto
l'originale, per un'unica vera ragione: Ford non è
Bogart, e la Ormond non è la Hepburn. In quel caso
però entrava in gioco anche un discorso di canone recitativo
(discutibilissimo: non esistono mostri sacri, ne sono convinto),
di pietre miliari del cinema (idem come sopra) e più
in generale di attaccamento emotivo.
Qui non c'è nulla di tutto questo. Fast
&Furious non sarebbe più Fast
&Furious senza Van Diesel come un McDonald non
sarebbe più un McDonald senza il clown giallo all'ingresso.
Colpa di George Lucas?
[davide luppi]