Portare
Charles Bukowski al cinema… Non è mai stata impresa
semplice. In passato ci hanno provato due grandi: Barbet Schroeder
con Barfly, di cui lo stesso
Bukowski curò la sceneggiatura, nel 1987 e Marco Ferreri
con Storie di ordinaria follia
con la Muti e Gazzara nel 1981. Ma senza lasciare il segno.
Oggi ci riprova il norvegese Bent Hamer, già regista
del singolare Kitchen Stories,
piccolo film scandinavo passato (non) troppo inosservato a
Cannes 2003 nella Quinzaine des realisateurs. Stessa sorte
è toccata anche a questo Factotum,
tratto dall’omonimo romanzo di Charles Bukowski, presentato
a Cannes 2005 proprio nella stessa sezione.
Factotum. Colui che fa tutto. Ed è proprio un factotum
Henry Chinaski, alter ego di Charles Bukowski, che lavora
in fabbrica, ai grandi magazzini, in un’impresa di pulizie.
I suoi lavori durano sempre poco. Quello cui tiene di più
è bere. E la passione per la bottiglia lo porta sempre
ad abbandonare prima del tempo il posto di lavoro. A volte
scommette sui cavalli, a volte rimorchia donne sbandate. Insomma
alla fine nessuno di questi lavori è il suo vero mestiere.
Chinaski è uno scrittore. Scrive di quello che vede,
di quello che lo circonda, di quello che gli capita. E non
lo fa per hobby. Ogni suo scritto giunge regolarmente sulla
scrivania di qualche editore ma non riesce mai vedere la luce
di una pubblicazione.
Basata sul romanzo omonimo di Charles Bukowski (ma con citazioni
da brani dei suoi libri The Days Run
Away Like Wild Horses over the Hills e What
Matters Most Is How Well You Walk Through the Fire),
Factotum è la storia di
un uomo solo che vive in un equilibrio precario, sempre in
bilico tra realtà e baratro. Non esiste niente al di
fuori della sua poesia. Non c’è legge, non c’è
regola, non c’è morale che riesca a distoglierlo
dal suo mondo. E’ uno scrittore in viaggio, pronto a
rischiare tutto pur di seguire la propria natura. Personaggio
accattivante, decisamente fuori dagli schemi, che suscita
simpatia, Binaski nel film ha le fattezze dolcemente appesantite
di Matt Dillon, un attore che per stile e fisicità
è davvero poco riconducibile al mondo del vero Bukowski
ma che tuttavia non stona nell’insieme degradato (ma
divertito) del quadretto hollywoodiano (ma con maestranze
scandinave) di Hamer.
Il produttore è Jim Stark, qui anche sceneggiatore
(e sceneggiatore peraltro di un piccolo film cult islandese
poco noto Cold Fever di Fridrik
Thor Fridriksson), cui si devono film come Stranger
Than Paradise, Down By Law,
Coffee And Cigarettes di Jim
Jarmusch, In the Soup di Alex
Rockwell e The Living End di
Gregg Araki! [marco catola]