Dopo l’incredibile
successo de L’era glaciale,
naturale aspettarsi l’inevitabile sequel che ci porta
dalle rigide temperature del primo episodio a quelle più
tiepide di questo secondo, in cui i nostri eroi Manny il Mammuth,
Sid il bradipo, Diego la Tigre dovranno fare i conti con l’evoluzione
non solo climatica del loro mondo perfetto. Verranno accompagnati
in questa loro nuova avventura da alcune new entry come Ellie
la Mammuth che si crede Opossum ed i suoi due fratellini opossum
Crash ed Eddie (quest’ultimo doppiato dal cantante ex
componente dei Blue, Lee Ryan). Completano il panorama l’immancabile
scoiattolo Scrat e la sua lotta contro tutto e tutti per la
conquista dell’agognata ghianda, che rappresenta quasi
un capitolo a se del film, uno spassosissimo leit-motive che
di tanto in tanto fa la sua comparsa intervallandosi con le
vicende dei nostri protagonisti.
Un film evolutivo in cui i personaggi rispetto al primo capitolo
subiscono una mutazione sia individuale che complessiva nei
giochi di ruoli all’interno del gruppo. Manny se nel
primo capitolo non aveva superato la perdita della propria
famiglia, qui affronta il desiderio di paternità nell’incontro
con la Mammuth Ellie; Sid, preda di scherzi e lazzi del primo
episodio ora punta a farsi rispettare e poco ci manca che
vi riesca sul serio; Diego, fiera tigre dai denti a sciabola,
qui è costretta ad affrontare le sue paure, nello specifico
quella dell’acqua. Il tutto all’interno di un
panorama che con lo sciogliersi dei ghiacci diventa instabile
e mutevole, nonché pericoloso con la comparsa di nuovi
nemici.
L’era glaciale 2 – Il disgelo
è a tratti assai divertente ed affronta con leggerezza
tematiche importanti per il pubblico adolescenziale per cui
è pensato e costruito. Purtroppo soprattutto nella
seconda parte il ritmo e le invenzioni si inaridiscono ed
il film finisce per essere sostenuto principalmente dalle
dis-avventure dello scoiattolo Scrat che rimane la cosa meglio
riuscita dell’opera, ispirandosi ai classici cartoon
per ritmo ed inventiva della Warner ed in particolare ai corti
di Willy il Coyote. Un po' poco.
Da sottolineare invece l’estetica del film, con un affinamento
dell’animazione 3D dovuta al rivoluzionario software
CGI Studio della Blue Sky Studios, capace di ricreare straordinari
giochi di luce e di rendere con incredibile verosimiglianza
la leggerezza delle pellicce degli animali e la fluidità
dell’acqua che in questo capitolo ha un’importanza
fondamentale. Insomma un innesto di infinitesimali dettagli
che danno all’opera un tocco di maggior realismo e verità
all’immagine. [fabio melandri]
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