Produttore
regista e sceneggiatore, David Ayer quando si tratta di scegliere,
continua ad affidarsi alla sua musa, la strada, ispiratrice
dei suoi successi da sceneggiatore, come in
Training Day (2001), che vede assegnato il
premio Oscar al cattivo Danzel Washinghton, e S.W.A.T.
squadra speciale anticrimine (2003). Più pallida decisamente,
se pensiamo agli incassi, è la sua carriera da regista
di cui ricordiamo lavori come Harsh
Times (2005) e La
notte non aspetta (2008).
Questa volta però Ayer si
distingue. Brian Taylor (Jake Gyllenhaal) e Mike Zavala (Michael
Peña) sono i due poliziotti che pattugliano le strade
di South Central, Los Angeles. Brian è un chiacchierone,
single e sempre pronto allo scherzo, Mike invece è
l’assennato padre di famiglia, fedele alla moglie sin
dai tempi della scuola, a cui piace però condividere
l’umorismo del suo partner.
In grintose esperienze urbane i
due si imbattono tra criminali, donne in difficoltà,
corpi mutilati e droga, precipitando dalle pure risate alla
violenza della città.
Come Ayer stesso afferma l’intento
è quello di farlo sembrare una clip di youtube, ma
mentre all’inizio sembra solo una forzatura, un idea
già vista sul nuovo modo di fare regia che ormai ha
preso molto piede soprattutto con il genere horror, via via
che il film prosegue diventa invece un efficace sistema per
mostrarci a tamburo battente le numerose scene di azione che
la vita del crimine e della strada sanno offrire al loro pubblico.
Per questo la paura di
Ayer di ripetersi, come in effetti ha fatto, viene meno, essendo
End of the Watch un film proprio per questo
differente dal suo solito.
[silvia langiano]