Elektra
è una dei componenti della squadra di supereroi della Mavel
che annovera tra gli altri Superman, X-Men e Spiderman. Dopo essersi
guadagnata visibilità lo scorso anno nel film Daredevil,
debutta con un’opera tutta sua, che narra le tormentate origini
segnate dal misterioso, ma non per molto, omicidio della madre e dai
duri anni di addestramento alle arti marziali dei ninja ed all’arte
divinatoria del Kimagure.
L’inizio è folgorante: una casa isolata sotto una tormenta
di neve. Un uomo seduto davanti al camino acceso commenta quasi in
telecronaca diretta gli ultimi momenti della propria vita, una vita
nelle mani di una misteriosa minaccia che si avvicina sempre di più
lasciando dietro di se una scia di sangue.
Il regista decide di mostrare più gli effetti della minaccia
che l’origine della stessa. Quando questa si manifesta, la curiosità
scema, l’interesse si arresta e la noia sopravanza. Stretta
in un body rosso di pelle che nulla lascia all’immaginazione,
appare Elektra (Jennifer Garner dal labbro superiore prominente e/o
rifatto, pareva quello della Lecciso a Porta a Porta), affascinante
assassina, esperta in armi da taglio ed apparentemente fredda e risoluta.
Apparentemente perché basta la vista di uno stoccafisso come
Goran Visnjic (E.R. Medici in prima linea)
e di una irritante adolescente che appenderesti al muro dopo pochi
secondi dall’aver fatto la sua conoscenza, interpretata da Kirsten
Prout, per sciogliere il suo cuore di mamma e schierarsi per il Bene
con una misteriosa organizzazione La Mano, che sembra l’involontaria
parodia della ben più temuta Spectre di bondiana memoria.
La storia è puro pretesto per una sequenza di combattimenti
visti e rivisti ed un superfluo sfoggio di effetti speciali; manca
qualsiasi forma di suspence, gli eventi si accavallano l’uno
su l’altro in maniera meccanica e forzata; la credibilità
di attori e personaggi è pari allo zero assoluto ed anche il
più basso ed istintivo delle forme di divertimento (la varietà
delle uccisioni, decapitazioni e mutilazioni) viene annullato da una
velocità e sciatteria realizzativa che stupisce non poco.
[fabio
melandri]