EARTH
è la storia epica di un pianeta fortunato. Per
quanto ne sappiamo, il nostro pianeta è l’unico
nell’Universo a ospitare la vita. Per una casualità
cosmica, siamo capitati alla giusta distanza dal sole per
produrre il clima perfetto per la vita. Né troppo lontano,
né troppo vicino, non troppo caldo o freddo. Ma questo
era solo l’inizio della fortuna del nostro pianeta.
Cinque miliardi di anni fa, quando
il nostro pianeta era ancora instabile, un imponente asteroide
dalle dimensioni di Marte si abbatté sulla Terra, spostandola
a esattamente 23,5 gradi di inclinazione rispetto al sole.
Questo incidente cosmico si è rivelato un assoluto
miracolo, perché senza questa fondamentale inclinazione
tutto sarebbe stato decisamente diverso. Ogni anno, mentre
il nostro pianeta gira intorno al sole, questa inclinazione
dà origine alle stagioni. Nell’estate settentrionale
il Polo nord è vicino al sole, mentre in inverno avviene
il contrario. Tutta la vita sulla Terra alla fine viene sostenuta
dall’energia solare e, mentre la sua calda influenza
si sposta a nord e sud durante il ciclo mutevole delle stagioni,
ogni forma di vita sulla Terra segue il suo risveglio.
“EARTH
la nostra terra” porta il pubblico a compiere questo
viaggio epico assieme al sole. Noi viaggiamo
dal Polo nord al Polo sud, passando per la maggiore catena
montuosa del mondo, i deserti più aridi, i fiumi più
potenti e i mari più agitati. Non siamo da soli, ma
affrontiamo questo epico viaggio attraverso gli occhi e le
esperienze delle nostre tre stelle: una famiglia di orsi polari;
un branco di elefanti; e una balena megattera e il suo cucciolo
appena nato.
Il
nostro viaggio inizia nell’Artico superiore a 1.100
chilometri a sud del Polo Nord. E’ la
fine dell’inverno e un orso polare maschio è
fuori in perlustrazione. Non vede il sole da mesi. A marzo
il sole sorge per la prima volta sull’orizzonte artico.
E’ l’inizio della primavera e noi osserviamo questi
momenti intimi, mentre una femmina di orso polare e i suoi
due cuccioli neonati emergono per la prima volta dalla loro
tana sotto la neve. La madre non mangia da quattro mesi ed
è affamata. Utilizzando il suo latte come esca, la
madre cerca di incoraggiare i cuccioli nervosi a uscire dal
conforto della tana e addentrarsi nel ghiaccio marino. E’
qui che lei dovrà cacciare le foche per evitare di
morire affamata. Ma si deve sbrigare, perché il sole
primaverile ha già iniziato a sciogliere il ghiaccio.
Lontano, l’orso polare maschio, padre dei cuccioli,
è già nei guai. Lui lotta disperatamente mentre
il ghiaccio si scioglie sotto le sue zampe. Ogni anno, mentre
le temperature globali si alzano, c’è sempre
meno ghiaccio nell’Artico e questo risulta un disastro
per gli orsi polari. Noi lasciamo che la nostra famiglia si
chieda se sopravviverà alla prossima estate.
EARTH
pone le storie intime delle nostre stelle animali sullo sfondo
epico dei territori più spettacolari del mondo. Lasciando
le distese di ghiaccio dell’artico, seguiamo l’influenza
calda del sole spostarsi a sud verso l’equatore. 1.600
chilometri a sud del Polo Nord, la neve che si scioglie rivela
la prima vegetazione, i prati infiniti della tundra artica.
Questa distesa immensa di vegetazione rimane praticamente
senza vita d’inverno, ma ogni estate migliaia di visitatori
arrivano da sud per sfruttare la breve abbondanza di cibo
in estate. In Canada, tre milioni di caribou percorrono più
di tremila chilometri a nord seguendo il disgelo. Si tratta
della migrazione più lunga percorsa a piedi sulla Terra
e uno dei maggiori spettacoli naturali. Questi vasti branchi
non viaggiano da soli. Infatti, vengono seguiti da lupi affamati
per tutto il percorso. Noi osserviamo una caccia completa
di un lupo dall’alto, mentre questi predatori lavorano
di squadra per separare un cucciolo dalla madre. Come terminerà
questo inseguimento eccitante e prolungato?
Per
raggiungere i primi alberi presenti sul nostro pianeta dobbiamo
viaggiare ancora più a sud.
A 2.000 chilometri dal Polo Nord, i piccoli arbusti rappresentano
la ‘linea di alberi’ del nostro pianeta. E’
l’inizio della Taiga, la maggiore foresta di conifere
nel mondo, che si estende per tutto l’emisfero settentrionale
e che rappresenta un terzo di tutti gli alberi sulla Terra.
Per buona parte dell’anno, la Taiga è un territorio
ricoperto dalla neve, un mondo silenzioso dove raramente si
vedono delle orme. Gli animali che ci vivono, come la lince
solitaria, rappresentano il vero spirito della natura selvaggia.
A 2.500 chilometri a sud del Polo
nord arriviamo ai boschi pieni di foglie che conosciamo bene.
Qui l’estate è sufficientemente lunga perché
i boschi decidui prendano il sopravvento sulle conifere. E’
il territorio delle campanule e degli usignoli, delle volpi
e dei cervi. A primavera, vediamo i piccoli di anatra mandarina
fare i loro primi coraggiosi salti dai nidi che si trovano
in alto sugli alberi. E in inverno, quando gli alberi decidui
perdono le foglie, notiamo il più raro felino del mondo,
un leopardo di Amur e il suo cucciolo, che cercano di sopravvivere
nel freddo feroce della Siberia.
Alla
fine, il nostro viaggio epico arriva all’Equatore. Questa
è l’unica parte del nostro pianeta senza stagioni,
perché nei tropici il sole splende stabilmente per
dodici ore ogni giorno dell’anno. Con tanta energia
a disposizione, la giungla cresce senza controllo e supporta
una meravigliosa varietà di vite. Sebbene rappresenti
soltanto il 3% del territorio del nostro pianeta, la foresta
pluviale ospita più di metà di tutte le piante
e degli animali del pianeta. Nella sola Papua New Guinea,
ci sono 42 specie diverse di Uccelli del Paradiso e noi ci
sorprendiamo alla loro straordinaria varietà e alle
loro divertenti esibizioni per l’accoppiamento. La giungla
non dipende soltanto da una presenza di sole costante tutto
l’anno, ma anche dal fatto di ricevere una maggiore
quantità di pioggia rispetto a ogni altro luogo sulla
Terra. Senza le piogge non ci sarebbero foreste pluviali,
ma soltanto deserto.
I deserti coprono un terzo della
superficie terrestre del pianeta e stanno aumentando ogni
anno. Il nostro viaggio prosegue nei deserti più aridi
del mondo, dove veniamo colpiti dalle tempeste di sabbia del
Sahara. Voliamo sopra le maggiori dune di sabbia in Namibia
e nel deserto del Kalahari noi incontriamo la seconda delle
nostre stelle animali, una elefantessa madre e il suo cucciolo
nato da poco. E’ la stagione arida e migliaia di elefanti
stanno lottando nel Kalahari in cerca di acqua fresca. Pesanti
nuvole di polvere soffiano nel deserto e c’è
il forte rischio che la madre e il suo cucciolo vengano separati
dalla tempesta di sabbia. Dopo diversi giorni di viaggio,
la matriarca finalmente porta il branco a una pozza d’acqua
isolata nel deserto. Almeno il cucciolo e la madre possono
soddisfare la loro sete, ma non bevono da soli. Gli elefanti
sono obbligati a condividere la preziosa acqua con dei leoni
affamati. Nel corso della giornata gli elefanti dominano la
pozza, ma di notte l’equilibrio del potere cambia decisamente.
I leoni vedono molto meglio nell’oscurità e noi
assistiamo con orrore mentre i leoni cercano di sottrarre
il nostro cucciolo dalla madre. Gli elefanti si riuniscono
attorno ai loro piccoli per formare un muro di difesa e per
nasconderli. Frustrati dalla loro difesa, i leoni devono cambiare
tattica. Si tratta del maggiore branco di leoni in Africa
e trenta di loro si coalizzano per attaccare un giovane elefante.
Il cucciolo e sua madre riusciranno a sopravvivere alla notte
e continueranno il viaggio in cerca di acqua e necessario
per continuare ad assicurare la loro sopravvivenza? Gli elefanti
lottano per arrivare al delta di Okavango, ancora lontano
centinaia di chilometri. In questo momento il delta è
asciutto, ma presto arriverà il flusso delle acque.
Le vite delle nostre star elefanti
dipendono dal sole come quelle degli orsi polari. Il ritmo
annuale del sole influenza il ciclo dei periodi asciutti e
piovosi, che costringe gli elefanti a spostarsi continuamente
in cerca di acqua fresca. Proprio come fatto con l’orso
polare, EARTH inserisce le lotte intime degli elefanti su
uno sfondo globale legato alla presenza di acqua sul nostro
pianeta. Per mezzo di una spettacolare fotografia time-lapse
dall’alto, osserviamo delle imponenti tempeste formarsi
dai mari tropicali prima di scatenarsi sulla terraferma, per
poi arrivare alle maggiori catene montuose del nostro pianeta.
Rimaniamo meravigliati di fronte agli stormi di damigelle
di Numidia, che affrontano una migrazione incredibile sulle
maggiori vette del nostro pianeta, l’Himalaya. Loro
devono raggiungere i terreni dove si nutrono dall’altra
parte delle catene montuose per svernare in climi più
temperati.
Le nuvole
portate in su dai venti delle montagne si raffreddano e cedono
il loro vapore in forma di neve. Quando il calore del sole
fonde questa neve, noi seguiamo il percorso verso l’oceano.
Le nostre cineprese ci portano direttamente a vedere le cascate
più alte e ampie e poi verso il sole. Mentre questa
acqua passa attraverso terreni desertici, l’Okavango
diventa un paradiso fertile. Dopo
settimane di cammino, la madre elefantessa e il suo cucciolo
sono finalmente arrivati. Noi apprezziamo il loro piacere
evidente, mentre la madre e il cucciolo giocano insieme nelle
acque cristalline.
Proprio come avviene sulla terraferma,
il sole nutre la vita negli oceani ed è qui che ci
spostiamo per l’ultimo palcoscenico del nostro viaggio.
Le nostre terze stelle sono una madre di balena megattera
e il suo cucciolo neonato, che incontriamo per la prima volta
nelle acque tropicali vicino all’Equatore. Queste acque
calde e tranquille sono un buon posto per partorire e crescere
i piccoli. Il nostro cucciolo ha solo poche settimane e la
madre lo porta delicatamente vicino alla superficie in modo
che possa respirare. Il piccolo riceve seicento litri di latte
al giorno dalla madre, ma lei è affamata. Non c’è
nulla per lei in queste acque cristalline. Alla fine, quando
il cucciolo ha cinque mesi, la madre lo porta ad affrontare
il maggiore viaggio di qualsiasi altro mammifero marino, quasi
6.500 chilometri dai tropici fino agli estremi meridionali
del nostro pianeta in Antartico. Da un punto di vista aereo
unico, volando proprio sopra le balene, le nostre cineprese
li seguono per tutto il viaggio. Mentre si recano a sud, le
balene incontrano alcuni dei maggiori spettacoli marini. Un
centinaio di esemplari di pesce spada viaggiano nell’oceano
a circa 100 chilometri all’ora in cerca di cibo. Un
grande squalo bianco, ripreso in ultra slow motion, si lancia
fuori dall’oceano per catturare la sua preda, una foca,
e così, questa volta, il cucciolo di balena viene risparmiato.
Alla fine la balena megattera e
il suo cucciolo arrivano in Antartico giusto in tempo per
l’estate. Il sole ha sciolto il ghiaccio e la vita è
tornata. Ora la balena megattera può fare scorta di
cibo. Le balene collaborano per creare una rete di bolle a
spirale con cui raccolgono i krill, simili ai gamberetti.
Ma le balene devono fare in fretta, perché presto l’influenza
calda del sole si sposterà a nord e il mare congelerà
nuovamente, costringendo le balene ad avventurarsi ancora
una volta verso i tropici.
Mentre il sole abbandona l’Antartico, avviene il maggiore
cambiamento stagionale sul nostro pianeta. Il continente torna
nuovamente all’oscurità e soltanto l’Aurora
Australis illumina i cieli meridionali. A nord del nostro
pianeta, dove è cominciato il nostro viaggio, è
estate profonda e il mondo ghiacciato del nostro orso polare
svanisce completamente sotto le sue zampe. Dopo molti giorni
in mare, l’esausto orso maschio alla fine raggiunge
la terra, attirato all’odore pungente di una colonia
di trichechi. I trichechi sono molto più grandi delle
sue prede abituali, le foche, ma il nostro maschio è
affamato. Alla disperata ricerca di cibo, cerca di sottrarre
un cucciolo di tricheco dalla folla di adulti possenti. Il
maggiore carnivoro terrestre del mondo ha incontrato un valido
avversario, visto che continua a fallire nei suoi tentativi.
Alla fine, la disperazione lo rende avventato e così
subisce una ferita mortale dalla potente zanna di un tricheco.
Soltanto gli orsi sull’orlo della morte per fame rischierebbero
di attaccare una preda così pericolosa. Il nostro orso
ha tentato la sorte e ha perso. Noi osserviamo i suoi ultimi
momenti mentre lui giace esausto in attesa della morte.
Mentre il clima globale continua
a riscaldarsi e i ghiacci artici a sciogliersi più
precocemente ogni anno, un numero sempre maggiore di orsi
polari si imbatteranno nello stesso triste destino. L’orso
polare è diventato un emblema dello stato del nostro
pianeta e di tutti gli animali che lottano per sopravvivere
assieme a noi. Finalmente, abbiamo iniziato a capire quanto
sia precario lo stato della Terra.
“EARTH
la nostra terraӏ il ritratto definitivo della
bellezza che ci è rimasta. La
speranza è che ci ispiri per cambiare e preservare
quello che un tempo era “un pianeta fortunato”
e che noi chiamiamo casa.