Il cinema,
ma meglio sarebbe dire la cultura americana è sempre
stata affascinata dalla storia dell'Antica Roma, producendo
pellicole (Il Gladiatore),
serial tv (Roma)
ed opere letterarie (Imperium
di Thomas Harris, I giorni
del potere di Colleen McCullough) che hanno
riscosso un enorme successo in tutto il mondo. Su
questo filone si inserisce questa pellicola tratto dal romanzo
di Rosemary Sutcliff La legione
scomparsa edito in Italia da Mondadori.
Nella Britannia del II secolo d.C., due uomini – padrone
e schiavo – si avventurano oltre i confini del mondo
conosciuto per intraprendere una pericolosa missione che li
porterà a misurarsi con la lealtà e il tradimento,
l’amicizia e l’odio, l’inganno e l’eroismo.
The Eagle è un film diretto da Kevin Macdonald e prodotto
da Duncan Kenworthy. Jeremy Brock ha adattato il romanzo di
Rosemary Sutcliff La legione scomparsa (edito in Italia da
Mondadori Editore).
Nel 140 d.C. l’Impero Romano si estende fino alla Britannia,
anche se non ha il controllo di tutte le regioni e l’estremo
nord è governato dalle tribù ribelli della Caledonia
(l’attuale Scozia). Marco Aquila (Channing Tatum) giunge
in Britannia deciso a riabilitare la reputazione di suo padre,
Flavio Aquila. Vent’anni prima, la Nona Legione romana,
con i suoi cinquemila uomini guidati da Flavio sotto l’insegna
dorata dell’Aquila, era arrivata in Caledonia. Non aveva
più fatto ritorno: legione e aquila erano svanite nel
nulla. Furioso, l’imperatore Adriano aveva ordinato
la costruzione di un muro per isolare quel territorio: il
vallo di Adriano – confine settentrionale dell’Impero
romano, e soglia estrema del mondo conosciuto.
Marco ha un unico grande desiderio: essere un buon soldato.
Al comando di un piccolo forte in una regione sud-occidentale,
guida valorosamente le sue truppe durante un assedio. Elogiato
da Roma per il suo coraggio, ma congedato a causa delle gravi
ferite riportate, trascorre la convalescenza, demoralizzato,
nella vita dello zio Aquila (Donald Sutherland), un militare
in pensione. Un giorno, durante un combattimento fra gladiatori,
Marco interviene di slancio risparmiando la vita a un giovane
britanno, Esca (Jamie Bell), che Aquila compra come schiavo
per Marco. Marco non sembra molto interessato a Esca, che
cova un odio feroce per tutto ciò che è romano
ma giura di servire l’uomo che gli ha salvato la vita.
Dopo aver saputo che qualcuno ha visto l’Aquila in un
tempio tribale all’estremo nord, Marco decide di mettersi
in viaggio con Esca e di attraversare il vallo. Ma gli altopiani
scozzesi sono impervi e sconfinati, e Marco deve affidarsi
al suo schiavo per procedere in quella regione. Incontrando
un ex-soldato romano, Guern (Mark Strong), Marco capisce che
il mistero della scomparsa di suo padre potrebbe essere legato
al segreto dell’identità del suo schiavo: un
segreto che si fa sempre più pressante quando i due
si ritrovano faccia a faccia con i guerrieri del temibile
Principe delle Foche (Tahar Rahim).
Dal regista del documentario La
morte sospesa e della pellicola L'ultimo
Re di Scozia, ci saremmo aspettati qualcosa
di più di una messa in scena che brilla per la sua
mancanza di originalità e coinvolgimento. Echi de Il
Gladiatore, Highlander, L'ultimo dei Mohicani,
tanto per citare i più facili ed immediati, viaggiano
all'interno di un vuoto narrativo così a corto respiro
che passata la prima mezzora già si prevedono sviluppi
e soluzioni di una storia scontata e di una rappresentazione
così priva di pathos e spettacolarità da farci
dubitare dell'origine industriale di tale opera.
Non aiuta
la recitazione monolitica dei protagonisti, dove non basta
la presenza di un Donald Sutherland usato un po' ovunque come
sale su diverse pietanze, per dare sapore e spessore ad un
piatto sciapo dall'inizio alla fine.
[fabio
melandri]