La Guzzanti,
ormai decisa ad intraprendere la carriera di Micheal Moore
nostrana ci propone il suo terzo film documentario, occupandosi
stavolta del terremoto in Abruzzo e dei punti d'ombra nella
ricostruzione.
Di per sé l'idea è anche valida, utile e dovuta,
alcune cose che denuncia sono gravissime, d'altra parte però
esistono inchieste sull'argomento altrettanto valide e approfondite,
è quindi legittimo per chi fa critica andare oltre
alla doverosità dell'inchiesta e dei suoi contenuti
più immediati e verificare la forma e i modi in cui
questo documentario è stato realizzato.
Credo sia doveroso, visto che tra i “nemici” dichiarati
della Guzzanti ci sia il far conoscere le cose solo con la
propaganda e la manipolazione linguistica, verificare che
il documentario della Guzzanti non sfrutti più o meno
intenzionalmente quella retorica ideologica propria della
comunicazione di cui contesta l'uso al bersaglio delle sue
polemiche, Berlusconi.
Il dubbio ci viene legittimamente visto che il pessimo documentario
con cui la Guzzanti aveva iniziato la sua carriera giornalistica,
parlo di “Viva Zapatero”,
era una summa di tutta la peggior retorica autocelebrativa
e ideologizzata.
E bisogna dare dunque merito all'autrice si esser maturata
molto rispetto a quella prova, e di aver messo in scena, in
questo nuovo prodotto, a una ricerca molto più lucida
e meno narcisistica. Non male, farmelo riconoscere, visto
che il sottoscritto era andato in sala colmo di pregiudizi
sull'eventuale qualità dell'opera.
Le scivolate ci sono ancora, e continuo ad essere convinto
che le “interviste alla gente comune” vadano usate
con cautela, specie se servono solo a pompare emotivamente
l'inchiesta, per non rischiare di scadere nel sentimentalismo
che offusca il buon senso e fa dimenticare che le opinioni
sono numerose quante le persone e una sola intervista difficilmente
rappresenta più di quel che pensa l'intervistato.
Siamo ben lontani dalle produzioni di Iacona e Report insomma,
ma il passo avanti è stato fatto, forse la Guzzanti
riuscirà a realizzare un prodotto ancora migliore prima
che noi si faccia in tempo a chiederci perchè insista
tanto a voler fare un mestiere in cui non ottiene poi questi
grandi risultati.
[davide luppi]