Sonia
viene da Lubiana e fa la cameriera in un hotel. Guido è
un ex poliziotto e lavora come custode in una villa fuori
città.
Si incontrano per caso in uno speed date. Lui è un
cliente fisso. Per lei è la prima volta, e si vede.
Poche parole, un’istintiva attrazione.
In pochi giorni imparano a conoscersi, ad aprirsi, a svelare
le proprie ferite. Sono sul punto di innamorarsi… quando
Guido muore.
Improvvisamente, durante una rapina nella villa che dovrebbe
custodire.
Sonia si ritrova da sola a elaborare un lutto di cui non riesce
a trovare il senso. E di cui alcuni addirittura la ritengono
responsabile. Mentre il passato di Sonia ritorna, con tutti
i suoi nodi non risolti, la realtà che la circonda
comincia a collassare, fino a crollarle addosso. Tutto inizia
a cambiare, ogni certezza si sgretola e nessuno è più
lo stesso.
Nemmeno Sonia. Chi è veramente?
E soprattutto, è davvero Guido quello che lei continua
a vedere, al di là di ogni plausibile logica, o è
solo la sua mente che vacilla? E cosa farà quando le
verrà offerta una seconda occasione?
Le risposte arrivano solo alla fine, in un continuo capovolgimento
di eventi.
Note
di regia
LA DOPPIA ORA non è solo la semplice coincidenza che
fa leggere sul quadrante di un orologio un’ora ripetuta
e suggerisce ai protagonisti un gioco, la possibilità
di esprimere un desiderio. La doppia ora segna l’incontro
di Sonia e Guido, due solitudini che sembrano specchiarsi
l’una nell’altra.
Un incontro che fa intravedere la possibilità di lasciare
alle spalle vecchie ferite e ricominciare.
Un incontro che segnerà in maniera inaspettata la vita
di entrambi.
Potremmo
definirlo un film di genere, LA DOPPIA ORA. Ma pur attingendo
a piene mani dal noir, dal melò, dal thriller e dall’horror
psicologico, si è voluto in qualche modo mantenerne
le distanze, facendo invece forza sul vero nucleo narrativo
del film, quello che vede i due protagonisti affrontare, ciascuno
per proprio conto, un doloroso percorso interiore.
Da un lato Guido che nasconde nella disillusione la sofferenza
del proprio passato, dall’altro Sonia misteriosa, bellissima,
che sprofonda in un abisso fatto di ricordi che non riesce
a scacciare.
E quando le ragioni del tormento di entrambi sembrano trovare
una spiegazione, forse una soluzione, tutto torna a confondersi
per i protagonisti così come per lo spettatore, sino
alla fine, sino all’ultima inquadratura rivelatrice.
Perché niente e nessuno è come sembra in questa
storia.
In tal senso semplicità e misura dal punto di vista
formale si sono rese necessarie per conferire compattezza
ad una vicenda che si regge proprio sull’equilibrio
delle parti. La coerenza stilistica, infatti, è tesa
non tanto ad assecondare i dettami del genere quanto piuttosto
a rendere giustizia alla storia nella sua interezza, nella
sua essenza più profonda e per me significativa.
Per nulla
semplice il personaggio di Sonia, pieno di chiaroscuri, duro
e fragile ad un tempo, interpreto da Ksenia Rappoport. Sonia
cattura Guido e lo spettatore, li trascina nel vortice delle
proprie paure, paure di cui sembra lei stessa ignorare l’origine.
Il dubbio aleggia su di lei e finisce per contagiare Guido,
figura altrettanto complessa affidata a Filippo Timi. Guido
è un uomo che pare non credere più in nulla,
sceglie la solitudine e una vita opaca da cui sembra ridestarlo
solo l’irruzione di Sonia.
Guido e Sonia, privati delle proprie sicurezze, sono indifesi
di fronte ad un sentimento che sembra sul punto di nascere
ma che forse non potrà bastare.
in concorso