Disturbia
id.
Regia
D.J. Caruso
Sceneggiatura
Christopher Landon
Fotografia
Roger Stoffers
Montaggio
Jim Page
Scenografia
Tom Southwell
Costumi
Marie-Sylvie Deveau
Musica
Geoff Zanelli
Interpreti
Shia Labouf, David Morse, Sarah Roemer, Carrie-Ann Moss, Aaron Yoo, Jose Pablo Cantillo
Produzione
Cold Spring, Dreamworks, Montecito Pictures Company, Paramount Pictures
Anno
2007
Nazione
USA
Genere
thriller
Durata
105'
Distribuzione
UIP
Uscita
17-08-2007
Giudizio

Dopo l’incidente automobilistico che l’ha visto testimone della morte del padre, Kale reagisce chiudendosi e sviluppando una certa aggressività. A farne le spese, il naso del professore di spagnolo.
Il sistema americano particolarmente attento alle problematiche giovanili spedisce agli arresti domiciliari il protagonista. Con un braccialetto che ne impedisce i movimenti, Kale vive una sospensione dalla realtà. Costruisce nuovi riti e nuovi abitudini. Vive la condizione straniante di chi guarda se stesso da fuori, e tutto ciò dovrebbe provocare un effetto inevitabile nelle sue percezioni. Isolato dal mondo ne crea uno proprio. Con la madre divide una villetta a schiera come tante che affollano i sobborghi della provincia americana.
Mentre i suoi coetanei si godono le vacanze in spiagge esotiche, Kale si abbandona nell’attesa frustrante della sua vita normale prima dell’incidente. La madre lo sprona a trovare uno scopo e Kale indirizza il suo sguardo sui vicini. Ne studia le mosse, ne smaschera le ipocrisie, usa i dirimpettai come una gigantesca televisione con una marea di canali. Scopre che la vita reale a guardarla è più divertente e sorprendente di un reality show trasmesso sui canali via cavo. La vita della middle class con le sue meschinità, i suoi peccati, le sue ansie e le sue fantasie non è mai stata così eccitante.
Ad attirare il voyeurismo smaliziato e irriverente di Kale sono il sesso e la violenza. La stupenda vicina di casa, una biondina trasferita da poco in città, che prende il sole in piscina e con un broncio che lo farà innamorare di se. E un brizzolato e aitante uomo maturo, seducente dongiovanni del quartiere che invita a cena ogni sera una donna diversa, su cui Kale converge le sue peggiori paranoie. Una serie di indizi disseminati abilmente persuaderanno Kale di abitare a meno di cento metri del peggior serial killer mai ricercato dalla polizia americana e dalla donna della sua vita.
Disturbia diretto in maniera anonima e convenzionale da D.J. Caruso, autore di altri thriller passati inosservati (Rischio a due con Al Pacino e Identità violante con Angelina Jolie) e di numerose puntate delle serie tv The Shield e Dark Angel, allievo di John Badham con cui curò la produzione di Insieme per forza, si presenta fin dalle prime battute come un remake stanco e debole della Finestra sul cortile di Hitchcock ad uso e consumo della generazione di Youtube che vive ogni frammento di realtà in simultanea con il resto del mondo.
Lo sguardo di sintesi assorbe quello dell’analisi e i pregiudizi e i sospetti non sono più ombre del dubbio ma già esse stesse tragiche conferme. Nel momento in cui temo che il mio vicino sia un pericoloso assassino, ho firmato la sua condanna. Non ho bisogno di una giuria, di avvocati e di un complesso sistema giurisprudenziale, ma mi basta una videocamera collegata a un computer con una connessione a banda larga per trasmettere le prove della sua colpevolezza su internet a disposizione di chiunque voglia esprimere il suo desiderio di giudicare e punire il prossimo. Disturbia utilizza le procedure del voyeurismo come categorie innocue e svuotate di ogni intento destabilizzatore, il voyeurismo diventa la risposta più giusta ed etica all’esibizionismo di massa. Non c’è più colpa o redenzione. Non c’è niente di peggio di un’opera che si dipana in un ambito morale evitando tutto il tempo di affrontare le sue conseguenze più complesse. Girato come una puntata di una serie tv, ma The Shield e Dark Angel, sono cento volte più innovativi, sia linguisticamente che di contenuti, Disturbia arranca per due ore fino alla sua prevedibile conclusioni senza mai suscitare un sussulto di sorpresa o di ansia nello spettatore. Ogni confronto con le perturbanti distorsioni di James Stewart assistito dalla fatale Grace Kelly dell’upper class newyorkese sarebbe impietoso e attribuirebbe fin troppa importanza a questo thriller di mezza estate.
[matteo cafiero]