Il diario di una tata
The Nanny Diaries
Regia
Shari Sprinter, Robert Pulcini
Sceneggiatura
Shari Sprinter, Robert Pulcini
Fotografia
Terry Stacey
Montaggio
Robert Pulcini
Scenografia
Mark Ricker
Costumi
Michael Wilkinson
Musica
Mark Suozzo
Interpreti
Scarlett Johansson, Laura Linney, Paul Giamatti, Nicholas Reese Art, Alicia Keys
Produzione
FilmColony
Anno
2007
Nazione
USA
Genere
commedia
Durata
100'
Distribuzione
01 Distribution
Uscita
30-11-2007
Giudizio
Media

Il romanzo satirico The Nanny Diaries di Emma McLaughlin e Nicola Kraus, pubblicato nel 2002 con grande successo, è diventato un film. Le due scrittrici hanno lavorato per 8 anni come baby-sitter per molte famiglie di Manhattan, riportando nel libro la loro conoscenza di quel tipo di lavoro e dell’ambiente sociale in cui lo hanno svolto.
La pellicola, con la regia di Shari Springer Berman e Robert Pulcini, racconta la storia di una normalissima ragazza americana che raggiunge un traguardo importante: la laurea. Annie Braddock (un’eccezionale Scarlett Johansson), questo il nome della protagonista è spinta da sua madre,una cameriera che desidera per sua figlia tutto il meglio che lei non ha avuto, a ricercare la sicurezza economica ed a non concentrarsi troppo sui suoi sogni. Annie, pur essendo una grande appassionata di antropologia non ha la forza d contrastare sua madre; per questo quando cerca la sua strada lo fa di nascosto.
Inizia per caso la sua avventura in quel di Manhattan, inizia per rispondere ad una domanda che le era stata posta in un colloquio di lavoro: “Chi è Annie Braddock ?”
Diventare “la tata” di una ricca famiglia dell’est side di Manhattan le sembrerà un ottimo modo per darsi tempo di conoscersi, le sembrerà, tutto sommato, semplice ed attraente entrare in contatto con quel mondo fatto di lusso e perfezione.
Cosa può esserci di difficile in una famiglia in cui non manca nulla? Tutto. Ben presto Annie scopre che in quella, come in altre famiglie che a modo di osservare, non si comunica, non si ascolta, non si ama. Il padre (Paul Giamatti), sgradevole dall’inizio alla fine, è un uomo troppo occupato a fare soldi e troppo pieno di se per accorgersi della sua famiglia. La madre, interpretata da una bravissima Laura Linney, correndo dietro alle proprie insicurezze e ad un marito che non la vuole , lascia indietro il figlio Grayer (Nicholas Reese) che cresce pieno di paure.
Un film divertente, che tocca due nervi scoperti della nostra moderna società occidentale: che tipo di persona vuoi essere? Che tipo di genitore puoi essere?
Mai come oggi i giovani che si tuffano nel mondo del lavoro faticano a trovare la propria strada, la propria identità. Mai come oggi risulta difficile avere una vocazione e riuscire a seguirla. Attraverso la visione di ciò che non vuole diventare e con l’aiuto di un amore che la spinge a guardarsi dentro, Annie trova la sua identità in via di costruzione, riscopre il suo desiderio di diventare qualcosa.
Il film è presentato come una sorta di documentario; la protagonista, da brava antropologa, osserva e descrive ciò che vede e, inaspettatamente riesce anche a modificarlo.
Un lavoro sottovalutato e silenzioso quello della tata, che spesso deve affrontare situazioni emotive molto forti. Le tate esistono perché le mamme e i papà lavorano, in alcuni casi esse assumono il compito di crescere i figli di altre persone, di amarli e dargli il tipo di protezione di cui necessitano. Il paradosso è che la migliore delle tate, come la mitica Mary Poppins alla quale si rende omaggio nel film, può dire concluso il suo lavoro quando la sua presenza non è più necessaria.
Si potrebbe considerare una semplice commedia americana, se le crisi esistenziali ed le situazioni assurde che prendono forma al suo interno non fossero drammaticamente attuali. [sara chiù]