Il
romanzo satirico The Nanny Diaries
di Emma McLaughlin e Nicola Kraus, pubblicato nel 2002 con
grande successo, è diventato un film. Le due scrittrici
hanno lavorato per 8 anni come baby-sitter per molte famiglie
di Manhattan, riportando nel libro la loro conoscenza di quel
tipo di lavoro e dell’ambiente sociale in cui lo hanno
svolto.
La pellicola, con la regia di Shari Springer Berman e Robert
Pulcini, racconta la storia di una normalissima ragazza americana
che raggiunge un traguardo importante: la laurea. Annie Braddock
(un’eccezionale Scarlett Johansson), questo il nome
della protagonista è spinta da sua madre,una cameriera
che desidera per sua figlia tutto il meglio che lei non ha
avuto, a ricercare la sicurezza economica ed a non concentrarsi
troppo sui suoi sogni. Annie, pur essendo una grande appassionata
di antropologia non ha la forza d contrastare sua madre; per
questo quando cerca la sua strada lo fa di nascosto.
Inizia per caso la sua avventura in quel di Manhattan, inizia
per rispondere ad una domanda che le era stata posta in un
colloquio di lavoro: “Chi è Annie Braddock ?”
Diventare “la tata” di una ricca famiglia dell’est
side di Manhattan le sembrerà un ottimo modo per darsi
tempo di conoscersi, le sembrerà, tutto sommato, semplice
ed attraente entrare in contatto con quel mondo fatto di lusso
e perfezione.
Cosa può esserci di difficile in una famiglia in cui
non manca nulla? Tutto. Ben presto Annie scopre che in quella,
come in altre famiglie che a modo di osservare, non si comunica,
non si ascolta, non si ama. Il padre (Paul Giamatti), sgradevole
dall’inizio alla fine, è un uomo troppo occupato
a fare soldi e troppo pieno di se per accorgersi della sua
famiglia. La madre, interpretata da una bravissima Laura Linney,
correndo dietro alle proprie insicurezze e ad un marito che
non la vuole , lascia indietro il figlio Grayer (Nicholas
Reese) che cresce pieno di paure.
Un film divertente, che tocca due nervi scoperti della nostra
moderna società occidentale: che tipo di persona vuoi
essere? Che tipo di genitore puoi essere?
Mai come oggi i giovani che si tuffano nel mondo del lavoro
faticano a trovare la propria strada, la propria identità.
Mai come oggi risulta difficile avere una vocazione e riuscire
a seguirla. Attraverso la visione di ciò che non vuole
diventare e con l’aiuto di un amore che la spinge a
guardarsi dentro, Annie trova la sua identità in via
di costruzione, riscopre il suo desiderio di diventare qualcosa.
Il film è presentato come una sorta di documentario;
la protagonista, da brava antropologa, osserva e descrive
ciò che vede e, inaspettatamente riesce anche a modificarlo.
Un lavoro sottovalutato e silenzioso quello della tata, che
spesso deve affrontare situazioni emotive molto forti. Le
tate esistono perché le mamme e i papà lavorano,
in alcuni casi esse assumono il compito di crescere i figli
di altre persone, di amarli e dargli il tipo di protezione
di cui necessitano. Il paradosso è che la migliore
delle tate, come la mitica Mary Poppins alla quale si rende
omaggio nel film, può dire concluso il suo lavoro quando
la sua presenza non è più necessaria.
Si potrebbe considerare una semplice commedia americana, se
le crisi esistenziali ed le situazioni assurde che prendono
forma al suo interno non fossero drammaticamente attuali.
[sara chiù]