Marc Caro,
l’autore assieme a Jean-Pierre Jeunet di Delicatessen
e La città perduta (mai
distribuito nelle sale italiane), torna alla regia, questa
volta da solo, con un progetto ambizioso e visionario.
Dante 01, un viaggio visionario
in un luogo imprecisato del cosmo che da la possibilità
al regista illustratore (Metal Urlant)
di esprimere liberamente la propria estetica allucinata e
raffinata.
Ancora una volta la rappresentazione di un modo chiuso, che
ammicca a precedenti come Akira,
Solaris, THX_1138,
e le animazioni d Satoshi Kon. Ma in questo caso il regista
costruisce un mondo fantascientifico per raccontare una favola
fantasy, fatta di cavalieri, magie e leggende.
Dante 01 è una zona di
detenzione di massima sicurezza dove i più pericolosi
criminali del sistema vengono sottoposti a esperimenti scientifici
di varia natura. In questo carcere approda un detenuto, che
verrà chiamato dai suoi compagni San Giorgio (il riferimento
alla mitologia europea è evidente) e che in seguito
all’incontro con un entità aliena, acquisterà
poteri immensi.
Filosofico, mistico, oscuro e metafisico, la pellicola fin
dal titolo affonda le sue radici nella Divina Commedia di
cui sembra voler sinteticamente rappresentare i gironi dell’Inferno
(i primi tre almeno, dichiara lo stesso Caro, per ristrettezze
di budget). Risulta affascinante per l’impatto visivo,
da sempre curato dall’autore, e per le atmosfere in
cui immerge lo spettatore.
[andrea pirrello]