La famiglia
Fitzgerald è composta da Sara (Cameron Diaz), Brian
(Jason Patric) e due figli: Kate (Sofia Vassilieva) e il fratello
maggiore Jesse (Evan Ellingson). Quando a Kate che a soli
due anni viene diagnosticata la leucemia, i genitori si trovano
a fare una scelta definitiva: mettono al mondo un altro figlio
geneticamente compatibile con Kate, in modo che possa salvarle
la vita. Nasce quindi Anna (Abigail Breslin), più che
una sorella un corpicino da utilizzare quando la sorella ha
bisogno di cure, trasfusioni o organi. Raggiunti gli undici
anni, Anna decide di tirarsi indietro: contatta l’avvocato
Campbell Alexander (Alec Baldwin), affinché lo aiuti
ad esercitare il suo rifiuto a sottoporsi ad ulteriori interventi
chirurgici. Ne consegue una straziante causa in tribunale.
Tra ricoveri, litigi, ricordi, innamoramenti, flashback e
momenti di intimità familiare, la vita della famiglia
Fitzgerald prosegue lentamente verso il drammatico epilogo
che trasformerà tutti i componenti.
La custode di mia sorella è
un dramma sentimentale, tratto dal commovente romanzo “My
Sister's Keeper” di Jodi Piccoult. Già
l’argomento trattato invoglia al sentimentalismo - la
leucemia in una bambina - e il regista non si tira indietro.
Nick Cassavetes torna infatti a parlare di sentimenti dopo
il film Le pagine della nostra vita.
Lo stile registico è rimasto invariato, nonostante
siano trascorsi cinque anni: lineare, indulgente verso la
recitazione degli attori e a tratti accademico. Cameron Diaz
nella parte della madre tenace e immolata alla famiglia è
credibile, anche se alcuni momenti troppo patinati fanno perdere
credibilità all’intera vicenda. La piccola Abigail
Breslin è talmente calata nella parte, da sembrare
finta. Un film per chi ama portarsi i Kleenex in sala.
[valentina venturi]