Cursed - Il maleficio
Cursed
Regia
Wes Craven
Sceneggiatura
Kevin Williamson
Fotografia
Robert McLachlan
Montaggio
Raúl Dávalos, Gregg Featherman, Patrick Lussier, Lisa Romaniw
Musica
Marco Beltrami
Interpreti
Christina Ricci, Shannon Elizabeth, Joshua Jackson, Brooke Allen, Kristina Anapau, Portia de Rossi, Jesse Eisenberg, Michelle Krusiec, James Brolin
Anno
2004
Durata
96'
Nazione
USA
Genere
horror
Distribuzione
Buena Vista

Un lupo mannaro americano a Hollywood. Dopo aver rivisitato in chiave moderna i miti di Frankestein (Freddy Krueger in Nightmare - Dal profondo della notte), di Dracula (Vampiro a Brooklyn), della Mummia (Il serpente e l’arcobaleno), dopo diversi anni di silenzio torna al cinema il Prof Wes Craven (è laureato in Filosofia) con il mito dell’Uomo Lupo.
Diciamolo subito, l’impronta del talento di Craven emerge qua e là durante il film: l’uso della soggettiva, la costruzione della tensione attraverso l’accumulo di elementi ed indizi - rumori, oggetti, tagli di luce – l’esplosione dell’orrore improvviso, terrificante, inspiegabile. Dall’altra il film soffre troppo della mancanza di un’idea veramente originale a livello narrativo e di dialoghi al limite del ridicolo in alcuni passaggi. Ma tale debolezze sono da attribuire soprattutto allo sceneggiatore l’ex enfant prodige Kevin Williamson (Screm, So cosa hai fatto) che sembra aver perso lo smalto dei tempi passati. Quando c’era da giocare con il genere ed i suoi topoi, il meccanismo narrativo scorreva fluido e sorprendente; ora che bisogna invece percorrere i sentieri della novità ed originalità la vena creativa si esaurisce in un cumulo di già visto e risaputo.
Nonostante ciò il film si vede con piacere ed interesse per una buona ora, sbrodolandosi addosso solo nel fiacco finale. Si raccontano di incomprensioni tra regista e sceneggiatore sul set, e viso il risultato non facciamo fatica a capire i motivi dell’attrito. Magnetica e assolutamente calata nel ruolo la darkissima Christina Ricci, mentre la creatura è opera dell’immarcescibile Rick Baker, che torna ad occuparsi di licantropi dopo Un lupo mannaro americano a Londra. Chi ricorda quel film, ha stampata nella mente la trasformazione a vista da uomo a licantropo, frutto di trucchi meccanici, sovrapposizioni di immagini e dissolvenze. Anche qui vi è una trasformazione a vista, creata stavolta grazie ai prodigi della computer grafica. Purtroppo l’effetto è assai deludente.
Un ben tornato nel regno delle ombre a Wes Craven, maestro del nuovo cinema horror americano, augurandoci di ritrovarlo presto con accanto uno sceneggiatore capace di esaltare l’ancora presente vena sanguinolenta del nostro amato Professore.[fabio melandri]