La cura del gorilla
id.
Regia
Carlo A. Sigon
Sceneggiatura
Sandrone Dazieri, Pasquale Plastino, Carlo A. Sigon
Fotografia
Federico Masiero
Montaggio
Claudio Cormio
Musica
Daniele Luppi
Interpreti
Claudio Bisio, Stefania Rocca, Ernest Borgnine, Antonio Catania, Bebo Storti, Gisella Sofio, Kledi Kadiu, Gigio Alberti, Fabio Camilli
Anno
2005
Durata
104'
Nazione
Italia
Genere
thriller
Distribuzione
Warner Bros
La via italiana al thriller, passa attraverso il lavoro del braccio letterario della factory Colorado, la Colorado Noir, il cui obiettivo dichiarato è quello di trovare giovani autori con storie da portare in seguito sul grande schermo. Un lavoro di ricerca che ha prodotto lo scorso anno il Quo Vadis, baby? di Gabriele Salvatores e che oggi, in attesa di trovare nuovi soggetti, ha portato alla trasposizione del romanzo edito da Einaudi 'La cura del Gorilla', secondo romanzo di Sandrone Dazieri, per la regia del debuttante Carlo A. Sigon – un passato nel ramo pubblicitario, telelviso e cortometraggi – con Claudio Bisio, Stefania Rocca ed Ernest Borgnine.
Sandrone, detto Gorilla, soffre sin da bambino di uno sdoppiamento di personalità che lo porta a dividere il suo corpo tra il suo IO bonario, ironico e cialtrone e l’alter-EGO freddo, razionale, violento. Uno sdoppiamento di personalità assai funzionale al suo lavoro di bounty-killer solitario, che lo porta a fare la conoscenza di Vera un’attivista coinvolta sentimentalmente con una giovane albanese assassinato in circostanze misteriose. Da qui parte un’indagine che lo porterà a dover fare i conti con i pregiudizi suoi e della società, in cui in maniera semplicistica il mondo viene dicotomicamente diviso tra buoni, tutti personaggi border line, e cattivi, perfettamente integrati nella società e dal ruolo sociale irreprensibile.
Uno spaghetti-thriller, come definito dal regista Sigon “Non so esattamente cosa voglia dire ma mi sembra una definizione che possa esprimere bene lo spirito di un film, tratto da un romanzo noir, ma che noir non è fino alle estreme conseguenze. C’è un morto, un’indagine e alla fine un colpevole, è vero, ma quello che più mi ha affascinato dei libri di Sandrone è lo sdoppiamento del protagonista, il Gorilla ed il suo Socio. Una schizofrenia più ideologica che clinica, traumatica forse, a volte dolorosa ma ormai assodata, non tragica, che mette il personaggio ogni giorno di fronte all’altro se stesso.” Un Io, me e Vera calato nelle luci fredde e notturni di una metropoli italiana, che gioca con tutti gli stereotipi del thriller e del western, dai personaggi all’uso delle musiche senza quella necessaria re-interpretazione a giustificare un’operazione che risulta alquanto manierista e fine a se stessa.
La voce off onnisciente che spiega, illustra, commenta gli eventi funge da eco in una sovrabbondanza di elementi e spunti di cui non si sentiva la necessità; la regia si impantana in ripetitività reiterate e aridità creative – vedi il dettaglio dell’occhio per segnalare il passaggio del protagonista da una personalità all’altra –; le interpretazioni degli attori non convincono in pieno a partire dal protagonista Claudio Bisio, troppo spesso sembra non credere lui per primo a quanto dice e fa, per arrivare al comprimario di lusso Ernest Borgnine, il cui ruolo è avulso all’economia generale del racconto. Una digressione narrativa questa malamente sviluppata ed ancora peggio conclusa, che distrae troppo l’attenzione dalla vicenda principale. [fabio melandri]