Chiamatelo
cinema vintage, chiamatelo cinema classico; il cinema di Pupi
Avati ha un segno fortemente riconoscibile. In questo caso
non è per forza un valore o disvalore, è un
dato di fatto.
Prima
metà degli anni 30, in una cittadina dell’Italia
centrale immersa nella campagna. La famiglia contadina dei
Vigetti ha tre figli: il piccolo Edo, Sultana e Carlino, giovanotto
molto ambìto dalle ragazze. Gli Osti invece sono proprietari
terrieri che hanno fatto fortuna e vivono in una casa padronale
con le loro tre figlie, tutte da maritare: le più attempate
Maria e Amabile, e la più giovane Francesca. Facendo
buon viso a cattiva sorte, i coniugi Osti, Sisto, e Rosalia,
accettano che il giovane contadino Carlino corteggi le due
sorelle maggiori con l’intento di sistemarne almeno
una. Inizia un periodo di incontri tra Carlino e le due ragazze
nel salotto di casa Osti, turbato però un giorno dall’arrivo
improvviso della bellissima Francesca dalla città in
cui è stata mandata a studiare. Tra i due giovani è
colpo di fulmine e tutti i piani vanno in fumo...
Una delle
peculiarità del cinema di Avati è quella di
aver il coraggio di utilizzare il materiale umano a sua disposizione
in maniera originale e fuori dagli schemi: attori comici usati
in un ruoli drammatici come Abatantuono (promosso) in Regalo
di Natale, Massimo Boldi (promosso) in Festival,
Ezio Greggio (rivedibile) in Il
papà di Giovanna, Katia Ricciarelli
(rivedibile) in La secona notte
di nozze, Christian De Sica (promosso) in
Il figlio più piccolo,
tanto per citarne alcuni. Ora tenta di dare al cantante Cesare
Cremonini, prima leader dei Luna Pop oggi solista, una dimenisone
attoriale nella sua ultima fatica presentata al Festival Internazionale
del Film di Roma.
Come tutte le ciambelle non riescono con il buco, in questo
caso Avati fallisce nel suo intento. Cremonini mostra tutte
le sue difficoltà a calarsi un un personaggio che non
sia se stesso, apparendo timido e poco convinto dell'operazione,
tanto che alla sua partner Micaela Ramazzotti (che sembra
aver spsoato un solo personaggio spalmandolo film su film)
bastano tre minuti tre per mangiarselo e digerirlo.
Non aiuta una sceneggiatura esilissima ed inconsistente, per
una messa in scena, come dicevamo all'inizio, classica, quasi
retrò, ottimo per il pubblico maturo di RAIUNO, assai
poco a nostro giudizio per il cinema. Al Box Office l'ardua
sentenza. Un cinema che può piacere o meno, noi ci
schieriamo per una volta con i secondi. [fabio
melandri]