Il
genere horror, così bistrattato dalla critica alta ma
con un suo pubblico di fedeli affezionati, sta riscuotendo nelle
ultime stagioni un lento ma inesorabile rivincita in termini
economici e talvolta anche artistici. Capita quindi che anche
chi non ne conosca le basi linguistiche, i ritmi, gli archetipi
strutturali si avventuri nel profondo inverno del nostro scontento.
E’ il caso del debuttante Christopher Smith ed il suo
Creep. Ambientato nelle viscere
di Londra, lungo i corridoi della metropolitana e nei tunnel
delle fogne della capitale inglese, una giovane donna (Franka
Potente) si addormenta sulla banchina di una stazione della
Metro e ne viene rinchiusa al suo interno. Tra i suoi cunicoli
si aggira una misteriosa creatura che non tarderà a fare
il suo sanguinario incontro con i malcapitati frequentatori
della Metro di notte: operai, vagabondi, sorveglianti e la nostra
protagonista naturalmente.
Tralasciando l’assunto narrativo debole poco realistico
in vero, il film si sviluppa stancamente tra colpi di scena,
uccisioni, inseguimenti sistematicamente depotenziati della
loro forza emotiva da una regia confusionaria e pasticciona,
interpretazioni dilettantistiche, dialoghi incomprensibili –
è possibile che la protagonista inizi ogni suo discorso
con una delle seguenti espressioni: 1) Cosa ha detto? 2) Stai
scherzando? 3) Sei sicuro? – ed una sceneggiatura superficiale,
con profonde lacune logiche – non si capisce per esempio
il motivo che spinge la creatura a uccidere -.
Signori, l’horror è un genere difficile che non
tutti possono frequentare e soprattutto ha un pubblico di giovani
appassionati che merita rispetto e difesa nei confronti di opere
piccole, piccole come questa.
[fabio
melandri]
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